“Camorrista”. “E io ti denuncio”. Scontro tra senatore e sindaco

Lo scontro al vetriolo tra Massimo Ruspandini e Anselmo Rotondo. Per la manovra tentata da FdI a Pontecorvo. Con cui spaccare il fronte della Lega. Le due cene carbonare. E le parole grosse

Sei un camorrista“: la voce del senatore della Repubblica Massimo Ruspandini risuona nella farmacia al centro di Pontecorvo gestita dal sindaco Anselmo Rotondo. La voce del parlamentare esce dall’iPhone del farmacista messo in modalità vivavoce. Il senatore di Fratelli d’Italia tuona: “Io non mi sono mai piegato a questi metodi da camorrista e non lo farò adesso”. Laconico il sindaco: “E io adesso ti vado a denunciare”. Clic. La gente intorno resta con gli occhi sgranati. L’iPhone riprende a trillare ma a questo punto il titolare della farmacia, nonché dirigente provinciale della Lega, si guarda bene dal rispondere.

L’indomani mattina, continuando a non ricevere risposta, il senatore Ruspandini chiama l’onorevole Francesca Gerardi. Pregandola di spiegare al suo sindaco che chiamandolo camorrista non intendeva accusarlo di gestire né racket né traffici illeciti per Pontecorvo bensì dare un giudizio politico sui comportamenti messi in atto da Anselmo Rotondo. Fa una bella differenza. E soprattutto così non è reato.

Le due cene dei Fratelli

Riccardo Roscia

Cosa ha fatto perdere le staffe al senatore di Fratelli d’Italia? E cosa ha fatto il sindaco della Lega per scatenare una reazione così accesa?

Per capirlo bisogna tornare indietro di qualche giorno. A due diverse cene tenute a Pontecorvo. La prima si tiene in casa del consigliere comunale Giuliano Di Prete: a tavola con lui ci sono l’ex sindaco Riccardo Roscia ed il senatore Massimo Ruspandini in veste di coordinatore provinciale del Partito.

Parlano di elezioni Provinciali e di candidature: Roscia chiede che venga confermata la candidatura della compagna Rossana Carnevale che è consigliere provinciale uscente. Si impegna a riversare su di lei tutta la massa di preferenze che è in grado di condizionare e che già la volta scorsa l’avevano portata a Palazzo Iacobucci. Il coordinatore provinciale chiede anche un altro nome rosa. Roscia ci pensa un attimo e cala sul tavolo l’indicazione di Vanessa Pretola, consigliere comunale di Pontecorvo. “Ma la metto per farvi un favore, i voti miei lo sapete dove vanno”.

Poi apre un’altra partita: quella per le Regionali. “Ragazzi, non scherziamo: voi mi dovete garantire la candidatura alle Regionali. Già si sa che il posto al Nord tocca a Antonello Iannarilli, quello al centro lo date a Daniele Maura, ma quella a Sud tocca a me”.

C’è un problema. Su quel posto ha avanzato una richiesta Gabriele Picano, il vice presidente provinciale del Partito. Non è chiaro chi dica cosa ma nella tavolata esce che all’avvocato cassinate si proporrà la candidatura a Montecitorio. Peccato che sia una competenza dell’onorevole Paolo Trancassini, coordinatore regionale ed assente a quella cena. Soprattutto non lo sa Gabriele Picano: su di lui FdI punta per allargare al centro e prendere quei voti moderati di cui c’è disperati bisogno per vincere.

La cena dei veleni

Gabriele Picano

La conseguenza di quella cena è un altra tavolata. Si riunisce sempre a Pontecorvo. Ci sono il vice coordinatore regionale Antonio Abbate, il presidente del consiglio provinciale di Frosinone Daniele Maura, il coordinatore comunale Manlio Sera. Devono chiudere la lista: vogliono un nome qualificante e che faccia da barriera alla Lega che in città schiererà Katiuscia Mulattieri, sulla quale verranno contati i voti del sindaco.

La tattica è semplice: spaccare il fronte. Fratelli d’Italia durante quella cena ipotizza la candidatura del vicesindaco Nadia Belli. La chiamano e glielo comunicano. Secondo una versione lei accettata, secondo un’altra versione ringrazia e prende tempo.

Sta di fatto che l’indomani mattina Anselmo Rotondo ne viene a conoscenza. E non la prende bene. Convoca una riunione di maggioranza con lo scopo di revocare la delega di vicesindaco a Nadia Belli per essersi candidata contro Katiuscia Mulattieri e contro le sue indicazioni di scuderia. Il vicesindaco non vuole spaccare la maggioranza e ritira la sua disponibilità alla firma.

La cosa viene riferita al senatore Massimo Ruspandini. Considera quel gesto un misto tra un ricatto politico ed una minaccia, sempre politica. Solleva il telefono e lo grida al sindaco Rotondo, con tutta la passione e la veemenza che ha in corpo. È lì che gli scappa l’espressione camorrista.

Non ci saranno denunce. Si conteranno alle prossime Provinciali.