Da Casaleggio (Gianroberto) a Casalino: la metamorfosi M5S

Non ci sono più tracce dei “duri e puri” all’interno dei Cinque Stelle. Sono diventati tutti situazionisti. Beppe Grillo è sparito, Luigi Di Maio arretrato, Alessandro Di Battista mai pervenuto davvero. Oggi a dare le carte sono Roberto Fico e Vito Crimi. Ma se Giuseppe Conte ottiene il terzo mandato diventerà lui l’intoccabile. E il simbolo di questa fase è il portavoce del premier.

All’inizio i militanti M5S erano duri e puri, provenivano dal Vaffa-day, volevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, erano indisponibili a qualunque tipo di alleanza e perfino di collaborazione.

M5S, come eravamo

Roberta Lombardi fece a pezzi in diretta streaming l’allora leader del Pd Pierluigi Bersani, che invece aveva capito prima e meglio di tutti che non ci sarebbe stata alternativa ad un’alleanza tra Democrat e Cinque Stelle. A proposito,  nessuno gli ha mai chiesto scusa. Poi però un emergente Matteo Renzi, sempre in diretta streaming, rispose a muso duro a Beppe Grillo facendo capire che la musica era cambiata.

Vito Crimi e Roberta Lombardi (Foto: Daniele Stefanini)

Ma la data che ha ribaltato tutto nel Movimento Cinque Stelle è il 4 marzo 2018, quella della vittoria alle elezioni politiche con il 33% dei voti. Ed è da quel momento che vale la pena analizzare cosa è successo.

Dopo settimane di trattative sterili, arriva la prima novità: al Governo con la Lega di Matteo Salvini, il quale “strappa” con il resto del centrodestra. L’esecutivo giallo verde cambia per sempre pelle ai pentastellati. Si fanno alleanze e si fanno con il Capitano del Carroccio, del sovranismo e del “prima gli italiani”. Beppe Grillo applaude, Luigi Di Maio inizia la scalata.

Quando poi succede che quell’alleanza salta e si trova l’intesa con il Pd di Nicola Zingaretti ma anche con Matteo Renzi, i Cinque Stelle fanno i conti con la seconda svolta “situazionista”. La linea di continuità è rappresentata da Giuseppe Conte premier di entrambi i Governi: quello con la Destra e quello con la Sinistra. Inevitabilmente Luigi Di Maio deve arretrare, ma non di molto poi se si considera che comunque viene nominato ministro degli Esteri.

Di svolta in svolta

Poi arriva la terza svolta, quella più sottovalutata ma forse più profonda. Capo politico del M5S viene nominato Vito Crimi. In queste ore si è capito bene che Crimi ha saldato l’asse di ferro con Giuseppe Conte. I Cinque Stelle oggi sono una forza in grado di poter fare alleanze con tutti. (Leggi qui Movimento Cinque Stelle di ispirazione democristiana).

Grillo, Di Maio e Di Battista. (Foto: Raffaele Verderese / Imagoeconomica)

Infine il mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico, il grillino rosso, l’ala sinistra del Movimento. Fico dovrà verificare non soltanto se è possibile un Conte ter, ma anche se ci sono le condizioni per ripristinare la maggioranza di qualche settimana fa perfino cambiando il premier. Sarebbe una “rivoluzione”.

Intanto però il bilancio politico dell’evoluzione dei Cinque Stelle è questo: Beppe Grillo ai margini, Luigi Di Maio ministeriale, Alessandro Di Battista perennemente ai margini (minacciare le scissioni non serve, magari occorrerebbe farle), Roberto Fico punto di equilibrio, Vito Crimi pragmatico. Quanto a Giuseppe Conte, se otterrà il terzo mandato sarà un intoccabile.

Non si vedono più le tracce del Movimento duro e puro, quello forgiato da un genio visionario come Gianroberto Casaleggio. Il simbolo dei Cinque Stelle è adesso Rocco Casalino, portavoce ingombrante del premier Conte. Al punto che Matteo Renzi ne avrebbe chiesto la “testa” sul piano politico.

Il filo conduttore dei M5S è uno solo: evitare le elezioni. Per il resto, ormai ci si può alleare con tutti. Perfino con Mastella e Tabacci, tanto vituperati per anni.