Il giallo dell’ultimatum fantasma: ecco tutte le richieste fatte al sindaco

Lo scontro in maggioranza sulla delega chiesta anche al consigliere assente per malattia. "Una vergogna". "Falso, mai chiesta". Ecco tutte le richieste (vere). E soprattutto tutte le accuse mosse a Carlo Maria D'Alessandro

Il giallo va in scena durante il Consiglio Comunale di Cassino. Tra i Consiglieri di maggioranza inizia  a circolare con insistenza una notizia non scritta: i quattro che hanno puntato i piedi contro il sindaco Carlo Maria D’Alessandro, tra le loro richieste avrebbero inserito anche la delega allo Sport. Fa parte delle competenze affidate a Carmine Di Mambro che però negli ultimi tempi si è dovuto assentare spesso per motivi di salute. «Una vergogna, chiedere quella delega» commentano in tanti.

I quattro consiglieri dissidenti negano con i loro colleghi che le cose stiano così. Robertino Marsella e Claudio Monticchio (Lega – Salvini Premier), Rosario Franchitto (Fratelli d’Italia) e Antonio Valente (Noi con l’Italia)  giurano di avere fatto richieste precise al sindaco e di chiedere a lui per conferma.

Invece, nel Gruppo c’è chi li accusa di mentire perché quel documento è stato visto. Al punto che lo stesso Carmine Di Mambro ne sarebbe stato informato.

«Fate vedere questa lettera, allora» ribattono i dissidenti.

 

LE RICHIESTE NELL’ULTIMATUM

Nella lettera consegnata al sindaco Carlo Maria D’Alessandro non c’è traccia di quella richiesta. (Scoppia la guerra dentro la maggioranza: ultimatum a D’Alessandro)

I quattro consiglieri infatti hanno chiesto la testa del presidente del Consiglio Comunale Dino Secondino, la testa della vice presidente del Consorzio dei Servizi Sociali Francesca Calvani, l’azzeramento dell’intera giunta, la revoca delle nomine dirigenziali comunali, la revoca del Nucleo di Valutazione.

Il tutto, preceduto, come manifestazione di buona volontà, dalla revoca immediata delle determina dirigenziale 462 del 22 marzo con cui sono stati individuati due tecnici esterni.

Chi ha detto allora, della richiesta ‘fantasma’ legata alla delega a Carmine Di Mambro? Chi ha detto di averla vista, su un foglio senza però le firme? Esisteva un documento fatto circolare solo allo scopo di esasperare la situazione? O per gettare una luce negativa sui quattro dissidenti?

Forse la soluzione sta in un capoverso. Quello in cui si chiede non solo il totale azzeramento della Giunta ma «anche di tutti gli altri incarichi».

 

LE CRITICHE POLITICHE

Più delle richieste contenute nell’ultimatum, a colpire sono le ragioni politiche.

I quattro consiglieri, parlando dell’amministrazione di cui fanno parte, parlano di ‘insoddisfazione‘, di ‘schema perdente‘ di chi sta valutando se ‘rivedere la propria permanenza in maggioranza‘. Ma anche di ‘decisioni passate sopra la nostra testa‘ .

Le richieste sono precedute da un’analisi che parte dal risultato elettorale del 4 marzo a Cassino: sia quello delle Regionali che quello delle Politiche.

Scrivono che “Il risultato elettorale si Cassino evidenzia un chiaro segnale di insoddisfazione del nostro elettorato, dinanzi al quale dovremo ripresentarci tra tre anniEmerge forte l’esigenza di una ridefinizione dell’intera compagine amministrativa che dovrà trovare nuovi stimoli all’interno di un diverso assetto».

Cosa intendono per diverso assetto? La critica a Carlo Maria D’Alessandro è sempre la stessa, fino dall’inizio: governa da solo, circondato da un ristretto gruppo di fedelissimi. Con i quali decide: non solo le linee politiche ma anche le designazioni e le nomine. Quindi, ‘nuovo assetto’ significa avere una fetta chiara del giardino, nel quale poter seminare e coltivare consenso pure loro.

Lo mettono in chiaro nel passaggio successivo. «Una nuova definizione di ruoli e funzioni che garantisca ad ognuno un proprio spazio di visibilità e la rottura con uno schema perdente oggi incentrato sul governo di pochi».

 

SCHEMA PERDENTE MA SENZA CRISI

Nonostante ‘insoddisfazione‘ e lo ‘schema perdente‘ però i quattro dicono che la loro non vuole essere una «bocciatura e nessuna prova di forza, nessuna apertura di una crisi. Ma non interpretare correttamente il risultato elettorale espone molti a rivedere la propria permanenza in maggioranza».

E proprio perché non è una crisi, non è una bocciatura, il gruppo ha chiesto «Una franca discussione interna alla maggioranza consiliare, partendo da un totale azzeramento di tutte le deleghe di giunta e di tutti gli altri incarichi, senza porre in discussione gli accordi pre-elettorali assunti all’interno di questa maggioranza».

Resta da chiedersi cosa avrebbero domandato se invece la loro fosse stata una bocciatura: esclusa la fucilazione alla schiena e la deportazione in Siberia, resta ben poco di altro.

 

DECISIONI DI POCHI E PURE SBAGLIATE

Il documento parla poi di decisioni politiche sbagliate, prese da pochi. Forse all’esterno dell’amministrazione. Nel documento a questo punto aleggia il fantasma politico di Mario Abbruzzese.

Si legge infatti «Troppe scelte e troppe decisioni sono passate sopra la nostra testa e visti i risultati non possiamo affermare che siano state scelte e decisioni apprezzate dai nostri elettori. Come per esempio la mancata costituzione della società in house. Inoltre la ingiustificata contrapposizione per l’elezione del presidente del Consorzio dei Servizi Sociali che ha coinvolto in una battaglia perdente l’intera amministrazione con scelte adottate al di fuori del contesto del gruppo consiliare di maggioranza. Così dicasi per l’indicazione della figura del vice presidente».

Il riferimento è a Francesca Calvani. Della quale poi, tra poche righe, verrà chiesta la testa.

«È evidente che le scelte di pochi sono ricadute sulla testa di tutti noi in modo negativo».

Se non fosse stato chiaro, i quattro consiglieri sono stufi delle invasioni di campo nelle questioni comunali. E lo ribadiscono in un altro passaggio: «non lasciando più alcuno spazio ad incursioni personalistiche in danno della compattezza della maggioranza. Troppe indicazioni individuali hanno portato a una totale delegittimazione della gran parte degli amministratori. Sia nei confronti dei dipendenti comunali e sia nei confronti della città».

 

BASTA INVASIONI DI CAMPO

Gli assessori, stando alla lettera, sarebbero ridotti spesso a semplici comparse. Chiamate solo a ratificare decisioni prese da altri.

Per questo i quattro consiglieri scrivono che è necessario «ridefinire gli spazi di ciascuno».
Ma in particolare mettono l’accento sulla necessità di «definire i limiti operativi della dirigenza, che non può sostituirsi nel silenzio compiacente del sindaco, agli assessori competenti».

Poi le richieste di azzeramento. Seguite dalla nota secondo la quale sarebbero rimasti in attesa “di un tempestivo riscontro prima del consiglio comunale del 29 marzo“. Altrimenti – dettaglio non scritto ma detto a voce al sindaco – non era garantita la presenza in aula.

 

Tre dei quattro consiglieri ieri erano regolarmente in aula (unico assente l’avvocato Antonio Valente).

In che modo Carlo Maria D’Alessandro sarà riuscito a convincerli?