Dietro il ricorso di Iavarone: il dubbio della sfiducia a Coletta

In attesa delle dimissioni in massa o della sfiducia arriva il ricorso di Iavarone. Che si presta però a molte letture. Zaccheo esige il rispetto del suo ruolo. E le conseguenze potrebbero essere più di una. Eccole

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Che quella di Latina fosse l’elezione dei ricorsi, ormai si è capito da tempo. C’è stato il ricorso al Tar che ha portato a rivotare in 22 delle 116 sezioni, ritenendo che gli errori commessi ai seggi non rendessero chiara la volontà degli elettori. Poi c’è stato il ricorso al Consiglio di Stato: che ha confermato le elezioni bis. Durante la verifica in Commissione Elettorale sono state depositate eccezioni per chiedere il ballottaggio: non è competenza della Commissione, vedetevela al tar.

Ora basta attendere. Che arrivino ricorsi dedicati al fatto che non sia stato previsto il ballottaggio, dopo il primo turno. E che arrivino pure i ricorsi dei cittadini: dei quali non sarebbe stato rispettato il diritto costituzionale di voto (perché emigrati dalle 22 sezioni annullate, e quindi non facenti più parte del corpo elettorale; ma intanto il voto precedente è stato azzerato).

Intanto, per gradire, arriva il ricorso di Dino Iavarone.

Il ricorso Iavarone

Dino Iavarone

È stato eletto un anno fa consigliere comunale nella lista civica “Latina nel cuore” a supporto della candidatura a sindaco di Vincenzo Zaccheo. Nell’anno intercorso tra il voto di ottobre e la ripetizione nelle 22 sezioni di una settimana fa, è stato anche capogruppo.

Ma con il nuovo primo turno nelle 22 sezioni di una settimana fa, si è ritrovato fuori.

Ha perso voti? Secondo lui si: ci sarebbero state presunte e ipotetiche irregolarità (un refrain, ormai, nel voto a Latina). Lo denuncia lui stesso, numeri alla mano: «A seguito di una serie di controlli effettuati durante i lavori della commissione elettorale centrale, è emersa una discrepanza nei dati riportati dai verbali delle sezioni 77 – 78 – 116 e le tabelle riepilogative elaborate dalla commissione stessa».

In pratica? «Sostanzialmente nelle tre sezioni citate il sottoscritto ha ottenuto 6 voti nella sezione 77, 8 voti nella sezione 78 e 4 voti nella sezione 116. Un totale di 18 voti così come risulta dai verbali delle sezioni stesse, che avrebbero certificato la mia elezione».

Invece? «Nelle tabelle riepilogative, quelle che poi vengono prese in considerazione per la proclamazione degli eletti, probabilmente per un errore di inserimento dati, sono stati riportati zero voti in tutt’e tre le sezioni».

Sempre più complesso

Foto Valerio Portelli © Imagoeconomica

Attenzione. È bene precisare che queste tre sezioni citate da Iavarone non sono né nelle 22 annullate, né nelle 33 citate dal ricorso (nato sempre da “Latina nel cuore“), che diede la stura alla rinnovazione del primo turno.

Sono, quindi, sezioni “nuove”, in cui sarebbero emerse irregolarità. Per questo, Iavarone aveva già presentato l’istanza alla Commissione Elettorale, nei tre lunghi giorni in cui la commissione è rimasta in seduta ad analizzare i verbali prima di proclamare gli eletti nella serata di mercoledì.

La commissione ha però rigettato l’istanza di Iavarone, ribadendo appunto di non avere competenza su tre sezioni facenti parte delle 94 che erano rimaste valide, cioè intonse dai ricorsi.

E Iavarone, adesso, afferma come «non mi resta che procedere con l’accesso agli atti, e tutto ciò che ne consegue. Questo per ristabilire quanto democraticamente scelto dai cittadini di Latina». Tutto ciò che ne consegue. Ovvero, impugnazione del verbale di proclamazione degli eletti e ricorso. Che sarebbe però in questo caso relativo solo alla lista “Latina nel cuore“, dato che queste presunte irregolarità cambiano solo l’ordine di arrivo dei candidati consiglieri.

Sfiducia si o no?

Il sindaco Damiano Coletta

Una domanda può sorgere spontanea. Se entro una o due settimane, non appena convalidati, i consiglieri comunali di centrodestra a Latina intendono presentare la sfiducia o raccogliere le firme dal notaio, per mandare a casa Consiglio e sindaco Damiano Coletta, perché ci si dovrebbe preoccupare di presentare un ricorso per essere reintegrati nella carica di consigliere?

A Latina accade anche questo, di fronte all’ipotesi che Dino Iavarone possa impugnare il risultato di fronte al Tar dopo essere stato escluso dall’aula a seguito della rinnovazione del voto nelle 22 sezioni. (Leggi qui: I seggi ci sono, la proclamazione ancora no).

Iavarone spiega che «i miei elettori sono rimasti più delusi di me da questa esclusione. Quanto meno per dovere morale nei loro confronti non potevo lasciare correre. È evidente che se effettivamente la settimana prossima viene messa in calendario ufficialmente la mozione di sfiducia, cambia tutto e il ricorso non avrebbe più senso». Ma la mozione di sfiducia necessita di dieci giorni per essere calendarizzata una volta depositata, e comunque occorre convocare ancora la prima seduta di Consiglio…

Le possibili strategie

Vincenzo Zaccheo

Dietro tutto questo, potrebbe esserci molto delle future strategie di Vincenzo Zaccheo. Zaccheo ha sempre chiarito, nelle ore della proclamazione a sindaco di Damiano Coletta, che «la sfiducia non è al momento in agenda», salvo poi, sabato, cambiare idea. Perché?

Zaccheo ora è in Consiglio, con la possibilità di far sentire la propria voce per i prossimi 4 anni. Con una sfiducia, con dimissioni, con un nuovo ricorso, in definitiva, con nuove elezioni, sa che non sarebbe così: «Quasi certamente, non sarei ricandidato». Lo sa bene: il centrodestra non lo ricandiderebbe più.

Da un lato, il coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone disse apertamente che era l’unico candidato in grado di affrontare una campagna elettorale all’ultimo momento, dopo tutti i veti incrociati sugli altri nomi.

D’altronde, lui per primo si è reso conto dei voti disgiunti di cui è stato vittima, prima e dopo.

La battaglia interna

Claudio Fazzone, Nicola Calandrini e Claudio Durigon

Ora, la sua battaglia è contro il centrodestra stesso: con due possibili strategie. Dargli uno schiaffo, non votare la sfiducia e costringerlo a tenere Coletta per 4 anni? O votarla, facendo però pesare il 10% della propria lista nella scelta del futuro candidato o candidata sindaco di centrodestra?

In definitiva, Zaccheo vuole avere un ruolo, una rivalsa dopo la sfiducia, dopo i video di Striscia la notizia, dopo i voti disgiunti. (Leggi qui: Zaccheo, assolto e candidato: l’annuncio domani).

Ma quali armi ha? Al momento, quel 9,75% della sua lista, “Latina nel cuore“. Una lista nata dal nulla, non legata a Partiti, ma con candidati consiglieri comunali che sono stati in grado di fare il risultato. In primis Renzo Scalco, ex uomo di Alleanza nazionale, di cui fu capogruppo in Consiglio provinciale ai tempi di Armando Cusani; è stato capace di prendere 992 preferenze, è tra i più votati di questa tornata, nonostante fosse rimasto fuori per anni.

Dopo di lui, Mario Faticoni e Alessio Pagliari; seguiti da Dino Iavarone, oggi escluso. Nel primo pezzo di consiliatura erano in 4, oggi sono in 3, dopo l’esclusione di Iavarone, con il seggio che è andato all’Udc Antonio Costanzi. In totale, si parla di circa duemila preferenze scarse.

I dettagli che fanno la differenza

(Foto © Andrea Apruzzese)

Ma alcune cose sono da notare. La prima è la circostanza di Alessio Pagliari: già nella prima parte di consiliatura abbandonò Lnc per aderire alla Lega. E anche in questa nuova fase ha già dichiarato che confermerà la sua scelta.

Renzo Scalco, come detto, è da sempre uomo di An, partito che è oggi FdI e non stupirebbe se facesse questa scelta di campo.

Zaccheo vuole influire sulla scelta del candidato sindaco in caso di sfiducia o dimissioni e ritorno al voto, ma c’è il rischio che i suoi assi nella manica non siano sufficientemente affilati. Soprattutto dopo che, in elezioni politiche di settembre e regionali di febbraio a essere prioritari nel centrodestra siano uomini e donne di FdI. Il partito della Meloni è già oggi il primo in Consiglio comunale.

In pratica, Zaccheo avverte il centrodestra che senza di lui Coletta non si può sfiduciare e FdI e Lega dovranno arrendersi ad averlo per quattro anni. Quindi, se si vuole la sfiducia, bisogna mettersi d’accordo. FdI e Lega sanno che per arrivare ai 17 voti, di sfiducia o di dimissioni, da soli non si va da nessuna parte: serve Lnc, e serve pure FI.

Ma Claudio Fazzone, al momento, non sembra interessato: da un lato, con Pd e Civici, governa acqua e Provincia, dall’altro, non farebbe comunque mosse prima delle elezioni politiche. Lo ha già detto: niente crisi al buio, prima della sfiducia serve il candidato. Quindi Zaccheo si riprende l’iniziativa, e segue le stesse mosse di Fazzone: anche lui vuole essere determinante.

Messa così, la sfiducia o le dimissioni sembrano decisamente lontane…