Carlo Sansone D’Alessandro pronto a mandare a casa tutti i Filistei

In diretta su Teleuniverso la Lega conferma che non farà da stampella al sindaco di Cassino. Il vice, Beniamino Papa, assicura che non c'è bisogno di supporti. Invece Benedetto Leone sta tentando di cucire una nuova maggioranza. Perché il vero motivo delle dimissioni è...i

La Lega non correrà in soccorso del sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro. Non ha alcuna intenzione di togliergli le castagne dal fuoco rientrando in maggioranza. Il coordinatore provinciale Carmelo Palombo lo ha detto con chiarezza sul finale della puntata di ieri sera di A Porte Aperte su Teleuniverso.

Un attimo prima, seduto nello stesso studio, il vice sindaco Beniamino Papa gli aveva lanciato un segnale. «Sono pronto a consegnare a Carmelo la mia fascia anche adesso: la carica da vice sindaco è la sua, lo prevedono gli accordi politici. Io sono solo un sostituto in attesa che la Lega decida se e quando rientrare»

 

La Lega non rientra

La maggioranza è in coma dopo le dimissioni rassegnate dal primo cittadino al culmine di un’accesa discussione. Sfociata in un malore sia per lui che per la consigliera Francesca Calvani con la quale il sindaco stava litigando per il bando sui parcheggi blu. (leggi qui Lite e dimissioni: «Carlo offendi la mia intelligenza» ecco perché D’Alessandro ha mollato). Una lite che è stata solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo da tempo. (leggi qui La triste parabola già scritta su Carlo Maria D’Alessandro)

Carmelo Palombo fa capire che non ci sono le condizioni per rientrare e ricostruire gli equilibri stabili di cui ora Carlo Maria D’Alessandro ha bisogno. «In due anni non sono riuscito a far capire al sindaco quale doveva essere il modo di lavorare con noi. Abbiamo chiesto trasparenza e condivisione ma lui ha continuato a decidere sempre da solo, senza coinvolgerci».

La frattura insanabile è sugli enti intermedi. «Hanno deciso senza di noi. Ci hanno tenuto fuori: hanno deciso insieme al Pd. Sia nel caso della presidenza Saf che nel caso della nuova governace alla Saf».

 

Niente stampelle

I rumors dicono che sarebbero già partite le missioni diplomatiche. La prima, capitanata dall’ingegnere Paola Verde, ex assessore, diretta verso la casa del sindaco per chiedere un ripensamento. Ma sarebbe stata garbatamente respinta, opponendo la necessità di riposo assoluto per Carlo Maria D’Alessandro. (Leggi qui E la moglie disse a Carlo Maria: «Le dimissioni sono irrevocabili»)

Un’altra, capitanata dall’assessore Benedetto Leone, diretta verso tre consiglieri dell’opposizione considerati ‘avvicinabili’ per un tentativo di dialogo. Si tratta di Massimiliano Mignanelli, Alessandro D’Ambrosio e Sabrina Grossi. Lo scopo sarebbe quello di valutare la disponibilità a partecipare ad una maggioranza alternativa.

‘Avvicinabili’ non per convinzione politica. L’esempio è Massimiliano Mignanelli: è vice residente della Provincia, carica che il presidente Antonio Pompeo è pronto a confermargli dopo il voto di gennaio: ma per continuare a tenere quella fascia il presupposto è che Mignanelli continui a sedere a palazzo Iacobucci. Se cade il Comune di Cassino, lui non potrà essere ricandidato a Frosinone e non farà il vice di Pompeo.

Ma a respingere l’ipotesi di ricorrere a stampelle o altri ausili ortopedici ai quali appoggiare la maggioranza è stato il vice sindaco Beniamino Papa. Sempre nel corso della trasmissione ha detto che la maggioranza «non ha bisogno di stampelle, non cercheremo appoggi al di fuori: già oggi tutti i consiglieri mi hanno confermato la loro lealtà al sindaco e la loro pronta disponibilità a mettersi a lavorare per superare questo momento difficile».

 

La riunione semi deserta

Una dichiarazione che cozza con due indizi. Il primo. La riunione di maggioranza che Benedetto Leone ha tentato di imbastire per ieri sera: alla quale però si è presentato lo stretto familiare necessario.

Il secondo. L’intenzione di rassegnare le dimissioni manifestata da un paio di consiglieri di Forza Italia. C’è chi valuta la possibilità di partecipare al ‘rompete le righe.

A proposito di riunioni: nella serata di ieri il segretario cittadino Marino Fardelli ha riunito il Pd, il coordinatore Ernesto Di Muccio ha fatto altrettanto con la Lega. La sintesi di entrambe le riunioni è che nessuno crede alle dimissioni del sindaco. Sono tutti convinti che sia una mossa studiata e messa in atto nel momento più propizio.

 

Sansone D’Alessandro

La prova? Sta in due domande. Ma perché si sta tentando di comporre una nuova maggioranza, se la crisi è dovuta alle sole dimissioni del sindaco? Non sarebbe più logico corre tutti al capezzale del sindaco per convincerlo a ritirare le dimissioni?

C’è un dettaglio che pone il tutto sotto una luce diversa. Con il suo gesto, il sindaco ha solo anticipato i tempi e ripreso in mano il gioco: se non si fisse dimesso, la Lega lo avrebbe buttato giù a gennaio, subito dopo il voto che rinnoverà l’Aula del Consiglio Provinciale di Frosinone. Le operazioni con le quali preparare la spallata erano già in avanzata fase di definizione.

Il voto del 31 marzo al primo round delle Provinciali (quello che ha confermato Pompeo nella carica) è stato solo il test con cui dimostrare che ci sono i numeri per buttare giù l’amministrazione. (leggi qui Tutti insieme allegramente per dare la spallata al sindaco)

La garanzia di una nuova maggioranza stabile è il presupposto indispensabile per il ritiro delle dimissioni prima che diventino definitive. Altrimenti il sindaco avrebbe le settimane contate.

 

Il pallino del gioco ora è nelle mani di Carlo Maria D’Alessandro. Se non dovesse ritirare le dimissioni si scioglierebbe l’amministrazione comunale e si tornerebbe al voto. Il che equivarrebbe alla più atroce vendetta politica nei confronti di una maggioranza che in questi due anni e mezzo non è riuscito a piegare.

Ma soprattutto alla più concreta applicazione della citazione biblica: “Muoia Sansone ma con tutti i Filistei“.