La vendetta di Bassetta, servita fredda al Pd e Felli (di F. Ducato)

Cosa si nasconde dietro alla decisione del sindaco di revocare la fiducia all'uomo di punta del Pd. E mettere in crisi la sua amministrazione. Analisi di una strategia. Che ha tutta la forma di una vendetta. Servita ghiacciata dal sindaco a chi aveva deciso di affondarlo lentamente

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

E adesso? Che succede?

La decisione del sindaco di Anagni Fausto Bassetta di togliere la fiducia al proprio assessore al bilancio, l’uomo del Pd Aurelio Tagliaboschi aggrava, se possibile, ancora di più la situazione politica in città.

Che la tensione tra il Partito Democratico ed il primo cittadino fosse alta da tempo era chiaro a tutti. La riunione di sabato scorso (leggi qui Il Pd porta Bassetta al bivio: o si cambia o è crisi)  e quella che si è tenuta ieri (leggi qui l’anticipazione: Al Pd piace la fascia di vicesindaco. Che ora è indosso a Felli) lo aveva reso ancora più evidente. Ma recidere il cordone con l’uomo che aveva resistito a tutti gli scossoni dalla maggioranza ha davvero sorpreso tutti.

 

IL PD LASCIA LA MAGGIORANZA

L’effetto immediato è stato l’uscita del Pd dalla maggioranza. In una nota, il Circolo di Anagni del Partito ha annunciato di non sostenere più la figura di Fausto Bassetta. Cosa che verrà ratificata oggi pomeriggio in direzione provinciale. Questo pone la coalizione, di fatto, in piena crisi. Ad un passo dallo scioglimento.

Il Pd infatti conta tre consiglieri (Egidio Proietti, Maurizio Bondatti e Sandra Tagliaboschi); senza contare Cesare Giacomi che, pur appartenendo ad Anagni Democratica, viene da quel mondo, ed ha da sempre come punto di riferimento Nazzareno Pilozzi.

 

LA NUOVA CRISI

Dunque, Fausto Bassetta deve fare a meno di 3 (forse 4) elementi. Come li sostituisce? A rigor di logica in nessun modo, visto che al massimo potrebbe premere (come risulta che stia già facendo) per il rientro di Alberto Floridi e Giuseppe De Luca, in maggioranza fino a qualche mese fa. Ma, almeno per il momento, sembra difficile che possano rientrare. Anche perché un loro (improbabile) ritorno all’ovile magari assicurerebbe una risicata soglia di sopravvivenza. Ma nulla di più. E condannerebbe davvero questo centrosinistra (se si può ancor chiamare così) ad una lenta agonia. Che sarebbe peggio della fine.

A meno che (ipotesi circolata ieri sera, tra le molte) Fausto Bassetta non si accordi con l’opposizione, che potrebbe sostenere in qualche modo il sindaco (per esempio astenendosi su alcune questioni) per garantire la sopravvivenza con un certo margine di manovra anche ad un governo diventato, di fatto, di minoranza. Scelta che servirebbe anche a nascondere la debolezza del centro destra anagnino. Che, ora come ora, sarebbe spiazzato dalle dimissioni del sindaco; e non farebbe in tempo a realizzare una coalizione che possa plausibilmente andare ad elezioni ravvicinate. Ma anche questa sembra una ipotesi fantascientifica.

 

PERCHÈ È ACCADUTO?

Oltre al “che succede?”, l’altra domanda che circola è: Perché?

E qui le ipotesi sono due:

  1. Fausto Bassetta decide di segare le gambe ad Aurelio Tagliaboschi, e quindi a tutto il Pd, seguendo un impulso. La polemica con il Partito lo ha esacerbato a tal punto da farlo sbottare. La figuraccia del Bilancio consolidato (leggi qui Il mistero delle cinque assunzioni saltate) ha reso la convivenza insopportabile. I rapporti erano tesi da tempo. E la corda si è rotta.
    Possibile. Ma Bassetta non sembra un tipo del genere
  2. Ed allora, meglio riguardarsi la tempistica. Il pasticcio sul Bilancio consolidato non è dell’altro ieri. Fausto Bassetta avrebbe potuto decidere da tempo in tal senso. Ma lo fa quando la campagna elettorale è iniziata. Quando tutti, ed il Pd in assoluto, hanno bisogno di un percorso liscio e senza problemi fino al 4 marzo. È qui che scoppia la bomba. È davvero così implausibile, allora, pensare che Bassetta lo abbia fatto apposta? Per mettere il Pd, anche quello regionale, in una situazione difficile? Perché adesso, con l’uscita del Pd anagnino, sia che la giunta cada, sia che si riesca ad arrivare ad una fantascientifica ricomposizione in extremis, nessuno ci fa una bella figura. Certo, neanche Bassetta. Ma forse a lui interessa meno.

 

Fausto Bassetta poi, en passant, ne approfitta anche per togliersi qualche sassolino dalle scarpe su Progetto Anagni. Perché il colonnello ha memoria lunga. E non dimentica i comunicati a raffica della scorsa estate da parte del gruppo di Giuseppe Felli. E quindi, decide di mettere in crisi la sua maggioranza proprio quando il suo vicesindaco ha ufficializzato la candidatura alle Regionali. Prendendo due piccioni con una fava; rendere difficile la corsa di Felli alla Pisana. E dare un’altra mazzata al Pd che non lo ha nemmeno considerato per le elezioni del 4 marzo.

Messa così, la storia un senso ce l’ha. Bassetta decide che la sua stagione politica è finita. Il Pd non lo vuole più; Progetto Anagni lo considera una fase di passaggio verso una nuova stagione, quella di Felli candidato a sindaco. Ma, proprio per questo, pianifica ad arte la sua uscita. Per vendicarsi di tutte le grane che Pd e Progetto Anagni gli hanno fatto disinnescare.

Costringe il Pd a farsi da parte con un gesto (apparentemente) estremo. Facendo crollare il (fragile) equilibrio che (ancora) aveva il centro sinistra ad Anagni. E rendendo ancora più pesante la corsa del centro sinistra in Regione.

Se la vendetta è un piatto che va servito freddo, la sua il sindaco l’aveva messa in ghiacciaia.