Fuga dalla candidatura. Anche Morassut dice no. Perché nessuno vuole correre da sindaco di Roma

Nel centrodestra la scelta più forte sarebbe quella di Giorgia Meloni, che però si è sfilata. Come Fabio Rampelli e Francesco Lollobrigida. Nella Lega Giulia Bongiorno ha perso slancio, il Pd ha incassato il no di Enrico Letta e il silenzio di David Sassoli. Così resta soltanto Virginia Raggi.

L’ultimo in ordine di tempo è stato Roberto Morassut. È un pezzo della storia politica del centrosinistra: iniziata nel movimento giovanile del Pci ed arrivata oggi all’Assemblea Nazionale del Pd. Nel mezzo, la vice presidenza del Comitato Olimpico Roma 2004 affidatagli da Francesco Rutelli, il Consiglio Comunale di Roma nel quale è entrato con quattromila preferenze: secondo alle spalle di Massimo D’Alema quando alle Comunali si impegnavano i veri big.

Oggi sta al Governo, Sottosegretario all’Ambiente ed alla Tutela del Mare. Conosce benissimo Roma e le sue dinamiche. Ed ha detto no alla possibilità che sia lui il candidato sindaco per il Pd. Lo ha scritto sulla sua bacheca Facebook.

Il messaggio di Goffredo

Goffredo Bettini © Imagoeconomica / Paolo Cerroni

Il primo a commentare è stato Goffredo Bettini, il Papa nero del Partito Democratico, lo stratega che più viene tenuto in considerazione dal Segretario nazionale Nicola Zingaretti.

Non entro nel merito della scelta di Roberto Morassut, perché conoscendolo sicuramente sarà ben motivata da ragioni personali e politiche. Voglio dire però che in questo modo perdiamo per la battaglia su Roma uno dei dirigenti più preparati, colti, intellettualmente vivaci e profondamente onesti e impegnati nel lavoro sul territorio, di cui ci saremmo potuti avvalere”.

Quando c’è Bettini di mezzo mai la chiave di lettura è solo una. Bisogna scavare oltre le parole, leggere tra le righe. Per capire se sia dispiacere di facciata, vero o soltanto strategico. Papa Goffredo commenta quella indisponibilità Di Morassut a correre per le primarie a sindaco di Roma aggiungendo “Per decenni Roberto ha lavorato per la Capitale in tutte le istituzioni in cui ha avuto l’occasione di rappresentare il Pd, con libri e programmi, con spirito unitario e grande senso di appartenenza alla sua città”.

La candidatura che brucia

Beppe Grillo e Virginia Raggi “Daje”

La candidatura a sindaco di Roma brucia. Nel senso politico del termine: vuol dire che brucia chi l’accetta. Non si spiega altrimenti la fuga dalla designazione che si registra ad ogni livello e in tutti i Partiti.

È su questo elemento che ha puntato Beppe Grillo con quel “daje”. Virginia Raggi è già nuovamente in campo, con tutti i limiti naturalmente. I limiti di un mandato fallimentare sul piano amministrativo.

Nel centrodestra la candidata più forte è Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Ma siccome lei guarda a scenari più importanti, di carattere nazionale (non escludendo Palazzo Chigi se il centrodestra dovesse vincere le politiche), allora fuori…i secondi. Ma perfino i secondi, Fabio Rampelli e Francesco Lollobrigida, si defilano. Fanno sapere entrambi di essere maggiormente interessati alla Regione. Solo che le Regionali non sono dietro l’angolo.

In realtà accettare la candidatura a sindaco di Roma fa tremare i polsi. Nella Lega il nome dell’ex ministro Giulia Bongiorno sembrava quello più forte, ma Matteo Salvini in persona ha fatto sapere poche ore fa che si guarda ad un manager, ad un imprenditore. Figure “richiamate” quando la politica non sa letteralmente che pesci prendere. Per Forza Italia invece circolano i nomi di Franco Frattini e Flavio Cattaneo. Non in grado di aggregare l’intero centrodestra.

Aspettando l’election day

© Imagoeconomica Genevieve ENGEL

Nel Pd non va meglio: Nicola Zingaretti ha già incassato il no di Enrico Letta. Mentre Roberto Morassut proprio questa mattina ha annunciato la sua indisponibilità. Lo fece anche Romano Prodi poi venne candidato la prima volta, al termine di un tira e molla che servì solo a farne comprendere il reale peso e valore ai non addetti ai lavori. Ma per ora quello di Morassut è un no.

Ci sarebbe David Sassoli, ma caspita è il presidente del Parlamento europeo. Un nome da manovrare con cura.

Goffredo Bettini, grande mentore dell’era Francesco Rutelli-Walter Veltroni-Ignazio Marino, tace. Non è semplice indicare un candidato in grado di poter conquistare davvero il Campidoglio. In realtà c’è tempo e dopo l’election day del 20 e 21 settembre qualche elemento in più emergerà.

Ma intanto c’è soltanto Virginia Raggi.