Eutanasia di un Partito: la Lega non esiste più

La Lega sparisce da Gaeta. Il Direttivo si è dimesso in massa. Nei giorni scorsi si era sospeso in attesa di un chiarimento politico che non è arrivato. Rottura con Durigon - Rufa. Cosa accade ora

La Lega a Gaeta non esiste più. Si è dissolta a poco più di due mesi dalle elezioni comunali che dovevano essere la sua consacrazione politica. L’eutanasia di un Partito che avrebbe voluto trasformare la città è arrivata al termine di un confronto interno. Lo ha svolto domenica un gruppo dirigente rimasto ostaggio di se stesso e dell’assenza di politica vera: la Lega non ha fatto bene i conti con il mitranismo che voleva estirpare e che invece alla fine l’ha cannibalizzata.

Dimissioni in massa

La conferenza al bar Platani

Il Direttivo ha rassegnato in blocco le dimissioni. È stato il passo successivo all’autosospensione avvenuta dopo la drammatica conferenza stampa del bar Platani nelle settimane scorse.

Il parlamentino locale della Lega quel giorno si era sospeso contestando la rotta tracciata dal commissario provinciale Gianfranco Rufa: proponeva un’inversione di 180 gradi sulla rotta politica. In pratica di ritirare l’ambizione di schierare un candidato sindaco della Lega e di convergere invece nel progetto dell’amministrazione uscente in forma civica. Una beffa: anziché contrastare l’erede di dieci anni d’amministrazione del sindaco Cosimino Mitrano, l’indicazione del Partito è stata l’esatto opposto e quindi di sostenere il capogruppo consiliare di Forza Italia Cristian Leccese come candidato sindaco unitario. (Leggi qui Il regolamento di conti tra le due anime della Lega).

I vertici leghisti di Gaeta quel giorno si sono sospesi ed hanno atteso un chiarimento che non è mai arrivato.

La sabbia nella clessidra della pazienza è scivolata via in maniera inesorabile.  Così il coordinatore Vittorio Ciaramaglia ed altri membri otto del direttivo (Italo Taglialatela, Tommaso Di Nitto, Simona Panza, Miriam Zottola, Francesco Malgieri, Mario Macera, Giovanni Tafuri, Mauro Pecchia) hanno deciso di scendere in maniera irrevocabile dal Carroccio.

Il J’Accuse di Ciaramaglia

Vittorio Ciaramaglia

Puntano il dito contro il Partito. In particolare sul senatore Gianfranco Rufa e soprattutto sul coordinatore regionale della Lega Claudio Durigon. Gli contestano una “mancanza di rispetto, un’inquietante assenza di spirito di appartenenza”  dal momento che “alla richiesta, ovvia, di utilizzo del simbolo ci è stato comunicato che la scelta di concorrere alle prossime elezioni comunali doveva avvenire con una lista civica”.

Ciaramaglia ha ritenuto questo comportamento  “poco coerente e trasparente e soprattutto in completo disaccordo con il coordinamento comunale”.

Tanto basta per trasformare la parola ‘arrivederci’ in un addio  condito da tanti motivi di rammarico.  Il malessere del gruppo dirigente è tutto qui:  “Non siamo più considerati utili dopo aver contribuito a raggiungere traguardi importanti  per una forza politica del tutto assente sino a poco tempo nel tessuto sociale della città di Gaeta”.

Le conseguenze politiche

Giuseppe Matarazzo

E ora? Un fatto è certo: la decisione di Ciaramaglia  e degli altri membri del Direttivo appare sempre di più un regolamento di conti interno alla Lega, tra la componente del capogruppo alla Regione Lazio Angelo Tripodi e quella  del duo Rufa-Durigon.

Le dimissioni in blocco hanno spiazzato il decimo componente del Direttivo: l’ex sindaco Dc-Udc, l’avvocato Giuseppe Matarazzo. Lui alla conferenza stampa del bar Platani non aveva partecipato, ufficialmente perché impegnato in un causa al Tribunale di Cassino.

Alla luce del sospensione decisa dalla componente ex An della Lega, Matarazzo sperava di essere investito di un mandato esplorativo pieno. Magari formalizzato da una nomina a commissario: per andare a trattare direttamente con il candidato sindaco Cristian Leccese.

La decisione di Ciaramaglia e degli altri componenti del direttivo di dimettersi e andare via l’ha appresa lunedì mattina  da un messaggio whattsapp dal dimissionario coordinatore. L’ex sindaco non ha effettuato alcun salto di gioia. Sa, per primo, che questo definitivo ammutinamento non gli permette di conquistare il Partito grazie ad un incarico commissariale. Semplicemente perché Matarazzo diventerebbe commissario di se stesso.

Tempo scaduto?

Il sindaco uscente Cosmo Mitrano

Non mi ha chiamato nessuno e tantomeno ho provato io a farlo perché ho problemi più importanti” ha osservato Matarazzo. “Ma neanche mi interessa assumere un incarico a traghettare quel che resta della Lega. Tra meno di 40 giorni vanno presentate le liste ed il tempo perché la Lega riesca a formare uno schieramento, raccogliere le firme e la documentazione necessaria a validare le candidature è ampiamente scaduto

Ciaramaglia, invece, un accordo con Cosimino Mitrano l’ha raggiunto la scorsa settimana. Effettuando il seguente ragionamento: se dobbiamo appoggiare Leccese, lo facciamo noi direttamente senza alcun filtro imposto da Latina e da Roma. Il dimissionario coordinatore ha anticipato che pezzi, ormai ex, della Lega, saranno protagonisti della campagna elettorale ai nastri di partenza .

E l’ha anche esplicitato: “L’ex direttivo della Lega Gaeta ritiene opportuno concedersi un po’ di tempo per doverose riflessioni. Ma nel contempo, ribadisce con la stessa determinazione che non verranno mai meno agli impegni assunti con tutti i concittadini”. Tradotto: due ex dirigenti leghisti saranno al fianco di Leccese. Così come ha deciso di fare l’intero gruppo dirigente di Fratelli d’Italia attraverso una lista civica di riferimento, “Gaeta tricolore”.

Due nomi in lista

Italo Taglialatela

Azzurri per crescere ancora” è la lista civica di Leccese destinata ad ospitare i due candidati proveniente della Lega. Sono quello che doveva essere il potenziale candidato a sindaco, l’ex appuntato dei carabinieri Italo Taglialatela e l’ex vice coordinatrice comunale Miriam Zottola. (Leggi qui La Lega agitata chiama un carabiniere).

Attraverso queste due candidature quello che è stato il partito a Gaeta vuole pesarsi: l’elezione di Taglialatela a consigliere comunale, per esempio, potrebbe rappresentare molto di più, in chiave politica, di una vittoria alle prossime amministrative di fine maggio.

Matarazzo una trattativa, invece, l’ha avviata con la candidata a sindaco Sabina Mitrano.

E venne il Congresso

Foto: Luigi Mistrulli © Imagoeconomica

Intanto quella iniziata è la settimana che porterà al congresso cittadino del Partito Democratico. La novità scaturita nell’ultimo fine settimana è sul luogo dove si terrà. Aveva generato una spaccatura interna. (Leggi qui Troppo caos nel Pd, il Congresso rischia di nuovo).

È stato scelto l’hotel Mirasole: è una via di mezzo tra le soluzioni logistiche proposte dai tre candidati a Segretario: proponevano rispettivamente il Caffè Cavour e l’hotel Villa Irlanda. L’assise congressuale del Pd, invece, si svolgerà a cento metri dalla spiaggia di Serapo: a trecento metri ci sono il Comune e lo struscio. 

È stato definito il programma: la mattina il dibattito ed alpomeriggio il voto alle tre mozioni congressuali. Sono quelle di Daniele D’Arienzo, Gianluca Conte e Giovanni Di Bernardo  che, a loro volta, fanno riferimento ad altrettanti aspiranti primo cittadino: Cristian Leccese, Sabina Mitrano e Silvio D’Amante

Il regolamento dei lavori prevede entro venerdì la possibilità che le candidature alla Segreteria e allo stesso Direttivo comunale possano essere riviste, modificate e finanche ritirate.  È quello che cercherà di fare nelle prossime ore il neo segretario provinciale del Pd Omar Sarubbo. L’obiettivo minimo è formalizzare un’intesa perché una candidature tra quella di Conte e Di Bernardo venga superata con il tacito accordo che a beneficiarne, in chiave elettorale amministrativa, sia Silvio D’Amante o la stessa Sabina Mitrano.

Le chances per un accordo last minute sono ridotte al lumicino. Se non ci dovesse essere un’intesa, sarà il ballottaggio tra i due candidati segretari più votati e a fare la differenza saranno i votanti.