I troppi veli di ipocrisia lacerati dalla sentenza sulla Certosa di Trisulti

Foto © Rocco Pettini / Imagoeconomica

La sentenza pronunciata ieri dal Tar svela i troppi veli di ipocrisia poggiati sulla Certosa di Trisulti. La realtà è molto più scomoda di quella che appare. E l'accademia dei sovranisti partirà a giugno: realtà inevitabile se nessuno si opporrà

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

C’è un velo di ipocrisia nella vicenda della Certosa di Trisulti lasciata nelle mani del Dignitatis Humanae Institute dai giudici del Tribunale Amministrativo Regionale. A voler essere intellettualmente onesti: i veli sono più d’uno e l’ipocrisia è tanta.

Il primo velo

La duecentesca Certosa, circondata dalle secolari querce dei Monti Ernici – Foto © Pasquale Paolino

Il primo velo di ipocrisia è stato steso sul magnifico monastero cistercense del 1204 fino da quando è iniziato l’iter per l’affidamento delle sue mura. Troppi hanno finto di non sapere che a finire nel catalogo dei beni dello Stato messi ‘in vendita‘ ci fosse anche quel raro gioiello di architettura religiosa su monti di Collepardo. Che al suo interno custodisce tesori dal valore culturale inestimabile: alcune delle antichissime ricette custodite nei volumi della sua biblioteca sono alla base della liquoreria e dell’erboristeria nazionale moderna. Tra quelle pagine ci sono distillati di sapere che affondano le radici nei secoli.

Hanno steso quel velo, fingendo di non sapere, nella speranza che qualcuno si facesse avanti. Perché uno Stato con le pezze ai calzoni non può permettersi nemmeno la manutenzione di una certosa come quella di Trisulti. E nemmeno delle decine di certoseditrisulti che riempiono l’Italia dalle Alpi fino all’ultimo lembo di Lampedusa, rendendola il più grande museo a cielo aperto in Europa.

Il prezzo dell’affitto è da saldi di fine gestione: i centomila euro all’anno sono una cifra simbolica per un capolavoro di quel genere. Ma è stata la mossa disperata di uno Stato che ha tentato in ogni modo di mantenere in piedi i suoi tesori. È stato come se li avesse portati al Monte di Pietà con la sola speranza che a farsi avanti fosse qualcuno capace di spendere il necessario per non farli finire in macerie diroccate. Magari una banca intenzionata a mettere lì la sua sede di rappresentanza tenendo aperta al pubblico un’ala museo. Cosa che in molti casi è avvenuta: ma Trisulti è un eremo e nei luoghi di ritiro e meditazione c’è poco da mettere sedi.

Il secondo velo

L’interno della chiesa, ai lati i cori lignei di Mastro Iacobo e di frate Stefano – Foto © Alberto Bevere

Il secondo velo è stato posto quando a risultare prima nella striminzita graduatoria degli aspiranti alla gestione è stato il Dignitatis Humanae Institute.

I più hanno commentato con l’italica pia rassegnazione sintetizzata dall’espressione ‘Che Dio ce la mandi buona‘. Chi invece ci capisce ha intuito da subito la direzione che avrebbe preso la cosa. Benjamin Harnwell non è un carbonaro, non è un tizio che esce la notte: le sue idee le ha sempre esposte con chiarezza alla luce del sole. Se siano o meno condivisibili è altra questione.

A nessuno ha nascosto chi è e come la pensa la sua associazione, come e quando è nata. Lo ha raccontato in una puntata d’una vecchia edizione di A Porte Aperte su Teleuniverso.

Ha una visione del mondo ultracattolica, molto più che conservatrice, vicinissima ai sovranisti. Ed ha deciso di farne il suo manifesto quando l’Europa ha negato un ministero a Rocco Buttiglione ritenendo le sue idee non abbastanza in linea con la visione moderna dell’Unione. Soprattutto in tema di unioni gay e di procreazione. (qui trovi tutto A Trisulti il quartier generale del piano per portare i Populisti nel Vaticano).

Gli altri veli

Benjamin Harnwell

Gli altri veli sono stati posati in abbondanza quando a qualcuno è scattata la curiosità di controllare i titoli sulla base dei quali il DHI aveva ottenuto quell’affidamento.

Se siano falsi, nessuno di fronte al Tar ha avuto il coraggio di scrivere nel dettaglio quali siano i documenti non veritieri. Lo sottolinea la sentenza con cui ieri la gestione della certosa è stata lasciata al DHI. Scrivono i giudici: “l’amministrazione si limita ad affermare l’assenza originaria di taluni requisiti che il Dignitatis Humane Insitute aveva affermato di possedere, senza tuttavia chiarire in modo puntuale quali dichiarazioni false o mendaci avrebbe reso il DHI”.

Non è offensivo dire che quei documenti siano alquanto discutibili: sui quali è stato steso più di un velo perché c’era la necessità descritta all’inizio: basta che qualcuno si prenda la Certosa e se la manutenga.

Veli, lenzuola, federe e coperte sono state poste poi sugli interventi di manutenzione effettivamente svolti. Si mormora che al Mibact uno degli incubi fosse la restituzione dell’immobile, consapevoli di non avere un centesimo per tenere in piedi quel raro monumento.

Si alza il velo

Steve Bannon – Foto © Imagoeconomica / Rocco Pettini

A sollevare il velo è stata la Chiesa. Con discrezione e garbo. C’è un chierico dietro alla segnalazione che fa arrivare alle persone giuste le dichiarazioni rilasciate nel 2018 dal signor Steve Bannon, ideologo in declino del presidente Donald Trump. Portatore di idee tanto estreme quanto imbarazzanti da indurre il presidente degli Stati Uniti d’America a privarsi della collaborazione di quel guru.

Rivela che c’è lui dietro all’operazione Trisulti. E che intende trasformarla nella capitale del neo sovranismo mondiale: una scuola per imparare a contrapporsi alle teorie di quelli che impedirono a Rocco Buttiglione di diventare Commissario Ue, un’accademia delle radici giudaico cristiane.

Tra i cardinali di Santa Romana Chiesa che venivano indicati nel possibile corpo docente c’era un nutrito elenco di principi che hanno una visione molto meno aperta rispetto a quella declinata da Papa Francesco. (leggi qui Da Trisulti passa il riscatto dei ratzingeriani). In Vaticano non si urla, non si strepita: si agisce. La figura più autorevole tra quei cardinali si dimette. (leggi qui: Perché né Trisulti né la marcia c’entrano con le dimissioni del cardinale).

Basta ipocrisie

Foto © Imagoeconomica / Benvegnu’ Guaitoli

La sentenza pronunciata ieri, seppure nel rigoroso formalismo dei Codici, dice una cosa: basta ipocrisie; se volete liberarvi del Dignitatis Humanae Institute non chiedete a noi di farlo.

La sentenza del Tar è chiarissima e squarcia ogni velo. Il sovranismo è un problema culturale? No. È una corrente di pensiero. Politica e religiosa. Quanto sia condivisibile è altra faccenda. Ma è pericolosa per la sicurezza dello Stato? Può rappresentare il seme di un neo terrorismo di destra? È in qualche modo la ricostruzione del Partito Nazionale Fascista abolito in Italia dalle disposizioni transitorie e finali della sua Costituzione?

Nessuno ha avuto il coraggio di scrivere questo nel ricorso. E se anche lo avesse fatto avrebbe poi avuto il dovere di dimostrarlo. Difficile.

Ci sono carte false? Che siano discutibili è un’evidenza. E che qualcuno abbia chiuso un occhio al momento dell’assegnazione è altrettanto evidente. Lo avrà fatto per una ragion di Stato, togliersi dal groppone la Certosa. Ora tornare indietro è difficile.

La soluzione possibile

Dario Franceschini © Imagoeconomica / Sara Minelli

Ora iniziano i corsi. Benjamin Harnwell li ha annunciati ieri sera ad Alessioporcu.it.

La DHI è dunque lieta di poter annunciare con grande gioia che il 1° giugno apriranno le registrazioni per la tanto attesa Accademia per l’Occidente giudaico-cristiano. Per adesso l’insegnamento sarà a distanza online, gestito e svolto direttamente dagli Stati Uniti“.

La soluzione c’è ed è politica. Allo Stato non manca la possibilità di riprendersi il bene. Perché lo Stato è lo Stato. Anche se ha le pezze cucite sui calzoni. Se vuole farlo nel rispetto delle sue stesse leggi gli basta elencare nel dettaglio i documenti che sarebbero mendaci. Se vuole farlo e basta non ha bisogno di espropriare nessuno: si riprende un bene che è suo e paga un indennizzo al signor Harnwell ed i suoi allievi giudaico cristiani.

Ma se anche lo facesse, visto che è finito il tempo delle ipocrisie, domani c’è chi è pronto a prendersi cura della Certosa di Trisulti?