In piazza il Si di Anagni ad un futuro green

Anagni non è scesa in piazza contro l'impianto green che estrarrà il metano verde dagli avanzi di cucina. Non è la sconfitta dell'opposizione. E non è la vittoria di Natalia. È il segnale di una città che crede in un futuro costruito sul Green

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Partiamo da un dato numerico. Come tale oggettivo e poco suscettibile di disquisizioni; il numero dei partecipanti. Ieri ad Anagni, in Piazza Innocenzo III, c’erano meno di 300 persone. C’è chi è arrivato a contarne 500, di presenti, e chi (forse troppo duramente) è andato sotto il centinaio di persone. In ogni caso, la sostanza non cambia.

Se l’espressione flop (o mezzo flop) può essere considerata troppo dura per definire l’assemblea che ieri pomeriggio ad Anagni ha cercato di raccogliere il fronte del No all’impianto per ricavare il metano green dagli avanzi delle cucine, si può però legittimamente parlare di manifestazione solo parzialmente riuscita.

Un momento della manifestazione di Anagni

Tanto per avere un termine di paragone; nell’estate del 2018 la manifestazione a difesa della Sanità anagnina, organizzata in pochissimo tempo, sull’onda emotiva della morte tragica della signora Ascenzi, aveva fatto registrare 5000 partecipanti. Un fiume, nel vero senso della parola, di persone che si era riversato in città per dire basta a casi simili, e per rivendicare il diritto ad una sanità migliore.

Impensabile aspettarsi ieri 5000 persone a manifestare contro il biodigestore. Ma forse almeno un migliaio di cittadini presenti poteva essere un dato numerico minimo per poter considerare riuscita l’iniziativa. L’afflusso di ieri obbliga invece ad un altro tipo di analisi. Se non altro perché, dati alla mano, smonta il punto di partenza del fronte del No: ovvero, il fatto che tutta la città sarebbe contraria all’impianto

Numeri alla mano, sembra di no. La questione è. Perché?

Nel merito

La domanda da porsi è semplice: l’impianto, così come è strutturato, è un rischio oppure no? Ad oggi, sulla base dei documenti disponibili, tutto sembra essere stato fatto secondo le regole. Lo dice la Regione Lazio negli allegati relativi alla autorizzazione. Lo dicono fonti non sospettabili di connivenza con il nemico come Civis. Lo dice anche Legambiente che, sia pure con tutte le riserve possibili su Anagni, non contesta il concetto del biodigestore in sé.

In effetti, come già detto in diverse occasioni, la maggior parte delle contestazioni non vanno alla struttura. Ma al contesto di un territorio sofferente.

Uno degli impianti A2A

E qui bisogna ritornare su un punto già affrontato; la scelta fatta dal sindaco Daniele Natalia, da sempre favorevole al progetto, è stata quello di organizzare un Consiglio comunale aperto sul tema in modo tale da permettere un’analisi approfondita di tutte le voci. Ma quando ormai tutto era stato già definito. È questo l’unico lato del fronte ad alimentare la conseguente polemica.

Perché per il resto A) Nessuno si sogna di mettere in discussione la tecnologia che si vuole portare ad Anagni (viene ritenuta in modo unanime la più sicura e green); B) Nessuno si sogna di mettere in discussione chi vuole realizzare l’opera (non dei loschi personaggi ma la società pubblica composta da tutti i Comuni della provincia di Frosinone, insieme alla società analoga creata da Milano con Brescia e cresciuta fino ad occupare 13mila dipendenti).

L’aspetto politico

La parziale riuscita della manifestazione dipende, forse, anche da un altro elemento. Ovvero, la spaccatura oggettiva del fronte dell’opposizione.

Idea Anagni oggi fa presente che è contraria al biodigestore. Ma non concorda con l’atteggiamento populista di chi fa “passerelle inutili” in città, ma in Regione vota per il biodigestore.

Un altro dei momenti della manifestazione

È un attacco in piena regola al Pd cittadino che ieri era presente con il consigliere Sandra Tagliaboschi sul palco e con il segretario Egidio Proietti in piazza. Eppure i sindaci di tutto il Pd hanno votato a favore del progetto mentrerano in assemblea Saf. Ed il Pd era al governo della città nel 2017 quando è stato presentato il progetto: per impedirne la realizzazione gli sarebbe bastato fare una variante al piano regolatore e dichiarare ‘non industriale‘ l’area su cui realizzare l’opera. Ma il Pd non ha mosso un solo dito. (Leggi qui Top e Flop, i protagonisti del giorno: 8 luglio 2021)

E se ai consiglieri di opposizione Fioramonti, Di Giulio e Tasca va riconosciuto il merito della coerenza sul tema, ad Alessandro Cardinali va ricordato che era con il sindaco Daniele Natalia fino ad un minuto fa, per diventare ambientalista solo dopo l’uscita dalla maggioranza.

In più, qualche sospetto lo genera anche la presenza nel fronte di una discreta componente civica. Per la quale è legittimo immaginare che il tema possa diventare rampa di lancio per future avventure elettorali. 

La sintesi

Ecco perché il combinato disposto di tutti questi fattori potrebbe aver determinato la perplessità che ha portato ad un’adesione parziale. Perché, come sempre, in politica i numeri contano.