Top e Flop, i protagonisti del giorno: 8 luglio 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 8 luglio 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

SCALIA – POMPEO

Il progetto di uno scalo aeroportuale civile a Frosinone (il terzo nel Lazio dopo Fiumicino e Ciampino) sta tornando di attualità. E, come sempre succede, quelli che in passato lo avevano avversato, adesso lo sponsorizzano. Al punto da rivendicarne la primogenitura. (Leggi qui La lucidità di Pompeo e la nebbia di FdI sulla pista di decollo).

Non è così. L’idea di un aeroporto civile a Frosinone è stata di Francesco Scalia, allora presidente della Provincia, poi assessore e consigliere regionale e senatore del Pd. Lo avversarono in ogni modo, soprattutto gli avversari politici. Quel progetto si fermò, ma era valido. Al punto che si arrivò perfino alla conferenza dei servizi. Ed esisteva l’esplicita volontà della Regione Lazio di farlo.

A tanti anni di distanza l’attuale presidente della Provincia Antonio Pompeo (erede politico di Scalia) ha dovuto ricordare che l’ente ha una sua società in house, con lo specifico oggetto di realizzare uno scalo aeroportuale. Società in liquidazione, ma la Provincia sta ragionando sul da farsi. A fari spenti. E soprattutto non ha alcun bisogno di operazione di partenariato.

La precisazione di Antonio Pompeo ha anche una sua precisa valenza politica, dal momento che nei giorni scorsi il  consigliere Daniele Maura (Fratelli d’Italia) aveva fatto chiaramente capire di avere altre idee in proposito. Ma la storia e la memoria non si cancellano. Quell’intuizione è di Francesco Scalia e Antonio Pompeo ha ribadito che se si vuole andare avanti il percorso è già tracciato. Con buona pace di chi pensa di essere stato il primo ad avere l’idea.

A Cesare quel che è di Cesare.

PIERPAOLA D’ALESSANDRO

Pierpaola D’Alessandro (Foto: Giornalisti Indipendenti)

Mai successo prima: un manager della Asl di Frosinone riceverà la cittadinanza onoraria. Fino ad oggi i Direttori Generali della sanità ciociara erano i bersagli degli strali dei sindaci, dei cittadini, degli assistiti. Nel caso di Pierpaola D’Alessandro non è così. Cittadina onoraria di Isola del Liri. (Leggi qui).

La motivazione? Eccola: “Con lei, intendiamo altresì riconoscere il ruolo fondamentale nel contrasto alla pandemia avuto dal Servizio Sanitario Nazionale, verso cui va la incondizionata gratitudine e il ringraziamento profondo di tutta la comunità cittadina”.

La giunta municipale di Isola del Liri, presieduta dal sindaco Massimiliano Quadrini, ha dato parere favorevole alla concessione della cittadinanza onoraria alla manager della Asl. Ha detto Quadrini: “Mentre continua l’impegno e la vigilanza contro il Covid 19, abbiamo inteso ringraziare e onorare chi, quale esponente apicale del Servizio Sanitario Nazionale, e in diretta e ideale rappresentanza quindi di tutti gli operatori sanitari, ha contribuito in maniera decisiva all’azione di contrasto alla pandemia, in una situazione invero difficilissima e per certi versi drammatica”.

E’ stato anche ricordato il ruolo “decisivo svolto nell’apertura di un hub vaccinale a Isola del Liri”. È solo un pezzo della storia. Marginale. Pierpaola D’Alessandro ha saputo motivare il personale, creare il senso di squadra, far passare tutti nella Asl dal Io al Noi. Ha potenzialo il team con figure scelte in giro per l’Italia e convinte ad accettare la sfida di costruire una nuova Sanità in provincia di Frosinone. Soprattutto: ci mette la faccia e raggiunge i risultati.

Wonder Woman.

FLOP

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

Davvero: ma Forza Italia con chi sta? Il coordinatore nazionale Antonio Tajani, parlando dell’ultimatum della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Ungheria e Polonia per le leggi sull’omosessualità, ha detto: “La legge ungherese non va bene. Ci dovrà essere un confronto ma è una legge che va modificata. Detto questo, non significa che la sinistra abbia ragione sul ddl Zan”. Il sofista Gorgia da Lentini non era nessuno al confronto.

Ma Tajani è andato oltre e ha aggiunto: “Siamo convinti che il disegno di legge Zan nel testo che la sinistra vuole imporre limita spazi di libertà, poi se qualcuno di Forza Italia vuole votare diversamente noi non siamo una caserma e non lo siamo mai stati. Chi vuole votare in maniera differente lo faccia ma la linea che ha indicato Berlusconi è chiara ed è quella che a noi il testo non piace”.

Provando (ma solo provando) a ricapitolare: la legge di Orban non va bene, il ddl Zan neppure, Forza Italia è contraria, ma ognuno voti come crede.

Poche idee ma confuse. 

SANDRA TAGLIABOSCHI

Sandra Tagliaboschi

Nel pomeriggio il consigliere comunale di minoranza Sandra Tagliaboschi ha partecipato alla manifestazione contro l’impianto che per ricavare il metano green dagli avanzi di cucina che oggi la provincia di Frosinone manda in Veneto regalando agli altri il proprio prodotto. Legittimo, ci mancherebbe pure.

La risposta della piazza è stata eloquente: poca gente. Nulla a che vedere con le mobilitazioni che negli anni passati la città ha compiuto su temi ai quali ha voluto dire No: come nel caso della soluzione rabberciata al posto del vero ospedale che gli anagnini giustamente reclamano. Quella volta scesero in strada 5mila persone. Fin qui nulla da eccepire.

La grinza sta nel fatto che Sandra Tagliaboschi tre anni fa è stata il candidato sindaco schierato contro Daniele Natalia dal Pd. Cioè quello stesso Pd che appoggia il Governo Draghi: il quale ha messo un pacco di miliardi nel Recovery Plan per finanziare impianti come quello che si vuole fare ad Anagni. È espressione di quello stesso Pd che in massa, nell’assemblea dei sindaci, ha votato a favore del progetto. Ha la tessera di quel Pd che in Regione ha detto si: perché è la Regione ad autorizzare e non il sindaco come erroneamente è stato detto. Il sindaco appoggia con convinzione ma deve essere chiaro che ad approvare è stata la parte politica di Tagliaboschi.

Non solo. Se davvero il Pd di Anagni è contrario al progetto aveva modo per impedirlo e rendere impossibile la sua realizzazione. Quando il progetto è stato presentato il Pd era in maggioranza: gli sarebbe bastato riunire il Consiglio ed approvare una banale variante al Piano regolatore. E dichiarare che la zona in questione non era più classificata come ‘industriale‘: questo banalissimo atto avrebbe reso incompatibile l’area con il progetto. ma il Pd non lo ha fatto.

Pentimento tardivo

VIRGINIA RAGGI

Virginia Raggi (Foto: Imagoeconomica / Sara Minelli)

Piove sul bagnato. Mancanza del numero legale al Consiglio Comunale di Roma. Quindi, nulla di fatto. La sindaca Virginia Raggi non ha più la maggioranza. Va sottolineato che soltanto al quarto appello si era raggiunto il numero minimo di presenti per la validità dei lavori.

Una volta ripetuto l’appello e riaperta la seduta, i numeri sono mancati di nuovo. Le opposizioni hanno chiesto alla Raggi di prendere atto del fallimento e di dimettersi. Ora, fra qualche mese si vota. Ma Roma ha delle emergenze da far tremare i polsi. A cominciare da quella dei rifiuti. La sindaca Virginia Raggi continua la melina e non indica la discarica, mentre la Capitale è davvero allo stremo.

L’intera consiliatura è stata caratterizzata dalle continue rese dei conti all’interno del Movimento Cinque Stelle. Tantissimi gli assessori cambiati, innumerevoli i bracci di ferro, drammatica la paralisi amministrativa continua. Eppure, a fronte di tutto questo non c’è alcun autocritica e si prosegue nella strategia di scaricare le responsabilità su chiunque altro: dalla Regione al Pd, al centrodestra. La sconfitta politica dei Cinque Stelle nel corso dell’Amministrazione Raggi è destinata a passare alla storia. Ma la sindaca va avanti. Verso una sconfitta annunciata alle comunali. Con il rischio concreto di rimanere fuori dal ballottaggio, da  uscente.

Alla deriva.