Senza un'agenda il rischio che gli Stati generali di settembre si trasformino in una passerella è concreto. Il tema sulla cybersecurity sollevato da Massimiliano Ricci e Marco Delle Cese. I tanti possibili punti di partenza. Il precedente dell'Area di Crisi
di ALESSIO PORCU
e ROBERTA DI DOMENICO
Pagine bianche. Poco più di pagine bianche con pochi appunti, in un intero libro vuoto. Tutto da scrivere. La sfida lanciata dal presidente della provincia di Frosinone Luca Di Stefano con la convocazione degli Stati Generali per il 28 settembre è esattamente questa. Scrivere un libro drammaticamente vuoto: nel quale oggi non ci sono strategie, non c’è una rotta, non è indicato un punto di approdo.
Se i grandi investitori stranieri non stanno scegliendo la Ciociaria per far fruttare i loro capitali, se le fabbriche ciociare vanno all’estero ad aprire i loro capannoni e non allargano quelli presenti sul territorio è per una serie di ragioni che ormai su queste pagine sono state dette più volte. (Leggi qui: Caro presidente, non siamo più la Ciociaria di 30 anni fa; leggi qui: Non è così che si rilancia la provincia di Frosinone. E leggi anche Iamunno se ne va, “In Ciociaria non si può fare industria”)
Il rischio che si corre è quello evidenziato dal capogruppo della Lega in Consiglio provinciale, Andrea Amata. L’incontro, se non viene pianificato rischia di diventare un’inutile passerella: l’errore più grande sarebbe quello di riempire le pagine con le firme degli ospiti. Non è quello che serve. Occorrono soluzioni, strategie per raggiungerle, pianificazione d’insieme che coinvolga tutto il territorio. Se si vuole andare oltre i titoli sui giornali, web e cartacei. Il 28 settembre diventa la data del punto di non ritorno.
Il tema dei dati
C’è un tema sul quale la provincia di Frosinone in questi anni ha rinunciato a confrontarsi. Lo sollevò a suo tempo l’ingegner Massimiliano Ricci, lo ha rilanciato in questi giorni di Ferragosto l’ex presidente del Cosilam Marco Delle Cese. Hanno fatto notare con garbo ad una politica ignara delle potenzialità sul territorio che uno dei grandi temi sul quale confrontarsi non è la fibra ottica. Quella o ce l’hai o non ce l’hai. E se non la hai sei tagliato fuori dalle grandi direttrici di sviluppo esattamente come quelli che non hanno autostrade sulle quali far camminare in maniera rapida le loro merci.
Il vero tema è la sicurezza dei dati che devono viaggiare quell’autostrada in fibra. Perché se una multinazionale o una media industria del polo Automotive titolare di brevetti, deve mettere segreti industriali in viaggio su quella rete quali garanzie di sicurezza ci sono? Chi assicura che sia protetta dal cybercrimine?
L’ingegner Massimiliano Ricci propose un piano con il quale tutelare il traffico dati delle industrie ciociare. È un tema che – ha fatto registrare Marco Delle Cese – resta drammaticamente attuale a distanza di anni. Nei quali le aziende del territorio sono cresciute, hanno sviluppato conoscenze che è meglio tenere riservate per evitare che la concorrenza colmi troppo in fretta il gap. Assicurare ad un’investitore che i suoi segreti industriali in Ciociaria sono al sicuro è un elemento di attrazione. Che fino ad oggi non è stato messo in agenda. Nonostante la presenza di pilastri nel settore.
L’agenda degli Stati Generali
La politica che dovrebbe pianificare la crescita del territorio non sa che a Frosinone, in quelli che erano i capannoni della Marangoni, oggi c’è una fetta dell’intelligenza artificiale usata dall’industria farmaceutica per sviluppare le sue molecole. È in un’area ultra protetta di Seeweb, uno dei player europei nel campo del cloud computing.
Il tema è esattamente questo: cosa verrà messo nell’agenda degli Stati Generali del 28 settembre? Una rotta, il presidente Luca Di Stefano l’ha già tracciata nei mesi scorsi: lo ha fatto ridisegnando l’organizzazione interna dell’ente ed andando a rispolverare i fondi Prusst che i Comuni non avevano utilizzato per mancanza delle professionalità interne capaci di sviluppare quei progetti; la Provincia farà da supporto mettendo a disposizione tecnici ed istruttori. Ma è una linea di principio.
Ora è il momento di scrivere i capitoli lungo i quali far snodare gli Stati Generali. Cioè di individuare criticità, responsabilità, soluzioni, road map a beneficio dello sviluppo. Da dove partire? Dal garbato ma dirompente addio alla Ciociaria dato nelle settimane scorse dall’industriale Gerardo Iamunno che ha chiuso la sua Gran Tour a Paliano per trasferirsi in Friuli Venezia Giulia dicendo “in Ciociaria non mi hanno messo in condizione di fare industria”? (Leggi qui: Iamunno se ne va, “In Ciociaria non si può fare industria”).
La grande fuga
Oppure dall’altrettanto garbato ma non meno dirompente segnale rilanciato un mese fa dalla presidente di Unindustria, Miram Diurni: che ha denunciato l’assenza di infrastrutture con le quali poter fare buona industria sul territorio e la presenza di un ingiustificato sentimento antindustriale. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 12 luglio 2023).
Oppure si può partire dal ritiro dei 100 milioni di investimento della Catalent che li ha spostati da Anagni al Regno Unito, stanca di aspettare da due anni una semplice autorizzazione. O dai sette anni attesi da Francesco Borgomeo per le autorizzazioni alla Saxa Gres di Anagni. Oppure i quattro abbondanti attesi da Giovanni Turriziani che da tempo propone la realizzazione di nuovi carburanti green, stazioni di stoccaggio che in Ciociaria sono del tutto assenti.
O ancora, si potrebbe partire dalle aziende ciociare che hanno scelto di fare in Europa i capannoni anziché ampliare quelli già presenti sul territorio. Chiedendogli perché.
L’ennesima occasione perduta
Ma si potrebbe partire anche da una delle criticità che hanno impedito l’effettivo processo di riconversione e riqualificazione industriale: il riconoscimento dell’area di crisi industriale complessa del Sistema Locale Lavoro di Frosinone. Che da opportunità si è trasformata in occasione (l’ennesima) perduta.
Doveva essere il provvedimento di svolta per il rilancio dell’occupazione e dell’economia in provincia di Frosinone. Furono scritti fiumi di inchiostro sui giornali. Decine e decine di agenzie, comunicati stampa e conferenza stampa. Da parte di tutti. Commentarono con toni dalla gioia al giubilo tutti i politici dell’epoca, di qualsiasi schieramento; ed al coro si aggiunsero i rappresentanti istituzionali, le parti sociali.
Un riconoscimento che la Provincia di Frosinone ottenne nel lontano ormai 12 settembre 2016 con decreto del Ministero dello Sviluppo economico. Fu un lavoro di squadra straordinario. Abbiamo avuto accesso ai fondi con i quali costruire l’alternativa al sistema industriale crollato con il fallimento di Videocon. Sono passati 7 anni da allora. Risultati?
Un po di cronistoria, aiuta a capire
La zona industriale del “Sistema locale del lavoro di Frosinone” è stata riconosciuta in quel 12 settembre 2016 area di crisi industriale complessa. C’erano state le gravi difficoltà nei settori dell’elettronica, della chimica – farmaceutica, della meccanica della zona ord della provincia di Frosinone. Su tutte, quella che fece più clamore fu il mancato salvataggio della Videocolor di Anagni: il gruppo multinazionale francese Thomson non aveva più le condizioni economiche e politiche che l’avevano portata a mettere in Ciociaria quello stabilimento durante gli anni della Cassa per il Mezzogiorno. E lo aveva ceduto agli indiani di Videocon.
Un sito industriale con annesso centro ricerche che produceva cinescopi per i più grandi marchi del settore nel mondo: Philips, Sony, Grunding, Nordmende, Saba tanto per citarne alcuni. Videocolor era il colosso industriale della Ciociaria dopo la Fiat di Cassino: più di 2000 dipendenti e altrettanti nell’indotto. Sappiamo tutti come sono andate a finire le cose. E nessuna multinazionale ha più pensato di investire in Ciociaria. Tranne Catalent che dopo due anni è scappata a gambe levate
L’area di crisi comprendeva 46 Comuni afferenti al Sistema del Lavoro Locale di Frosinone: 37 Comuni della Nord della provincia di Frosinone e 9 Comuni della Provincia di Roma. Trascorsero infruttuosamente 2 anni dopodiché con l’Accordo di Programma del 23 ottobre 2018 il Ministero dello Sviluppo Economico, l’Agenzia Nazionale per le politiche attive del lavoro, la Regione Lazio, la Provincia di Frosinone, e Invitalia si sono impegnati ad attuare il Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale (PRRI) dell’area.
La montagna ed il topolino
L’Accordo ha avuto una dotazione finanziaria da 10 milioni di euro stanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico. All’avviso pubblico per la selezione dei progetti hanno risposto 13 aziende con programmi di investimento totali pari a 81,1 milioni di euro ed agevolazioni richieste per 58,4 milioni. Per un totale di nuova occupazione potenziale stimato in circa 250 persone.
All’esito della fase istruttoria è stato pubblicato a febbraio 2023 l’aggiornamento della graduatoria tra le 13 aziende per accedere al contributo di 10 milioni previsti dal bando. A luglio infine è stata pubblicata la graduatoria finale.
Una sola azienda, la Pompeo Turistica srl con il punteggio di 19,5 è stata ammessa a finanziamento: quasi 3 milioni di euro con una previsione di occupazione di 12 dipendenti. Quindi di 13 aziende che hanno risposto al bando, solo una vedrà i soldi. E solo 12 persone sulle 250 potenziali avranno una concreta possibilità di occupazione.
La montagna ha partorito il topolino. E tutte le altre opportunità previste dal bando che avrebbero dovuto avere ricadute positive per le aziende del territorio? Ad esempio, la salvaguardia dell’occupazione; l’attrazione degli investimenti; lo snellimento del rilascio delle procedure ambientali; la sburocratizzazione e la eccessiva cavillosità dei procedimenti amministrativi. Nessuna traccia.
Tutti argomenti da sottoporre all’esame e all’attenzione degli stati generali del 28 settembre. Altrimenti quella giornata diventa buona solo per qualche foto e passerella istituzionale. E non è più tempo di passerelle. Anzi non c’è proprio più tempo.