Museo di Sora, la soluzione Dem e il Ministero snobbato

Il Museo di Sora continua ad essere un caso. Che da amministrativo diventa pure politico. Con l’assessore alla Cultura Gemmiti che vuole ritirare il bando mentre il sindaco Di Stefano e una parte del Pd no. E mentre qualcuno dallo stesso Partito invoca dimissioni dal Comune ignorano anche la lettera arrivata dal Ministero della Cultura che invita a rivedere l’avviso

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Il bando per reperire il direttore del museo di Sora diventa un caso politico. Caso nazionale lo era già diventato poche ore dopo la pubblicazione: inevitabile se chiedi un professionista in possesso di tutti i titoli ed i requisiti per fare il direttore ma aggiungi che deve essere in pensione così da poter lavorare gratis perché non ci sono soldi in Bilancio. (leggi qui Museo di Sora, “un bando alla Cetto La Qualunque”).

Ora da caso nazionale diventa un caso politico. E anche molto spinoso. Dato che la vicesindaca e assessora alla Cultura che ha firmato quel bando Maria Paola Gemmiti è in quota Pd. Cioè il Partito dove sono anche i consiglieri di maggioranza Maria Paola D’Orazio e Salvatore Lombardi: che non hanno preso molto bene la magra figura incassata sulla vicenda; così come l’ultimo arrivato Alessandro Mosticone. Al punto tale che venerdì sera si è tenuta una riunione a Frosinone alla presenza, oltre che dei consiglieri comunali, dei due commissari nominati prima delle elezioni Adamo Pantano e Stefania Martini (sono ancora in carica e lo resteranno fino al congresso cittadino) e dal segretario provinciale Luca Fantini.

Secondo una versione l’incontro sarebbe stato chiesto da Maria Paola Gemmiti mentre secondo un’altra versione l’incontro sarebbe stato invece chiesto contro Maria Paola Gemmiti.  

COMMISSARIATA

Maria Paola Gemmiti

Che sia stata convocata a favore o contro di certo la riunione provinciale del Pd alcuni paletti li ha fissati. Almeno due.

Il primo. Nel linguaggio burocratico della politica è emersa la “necessità di una maggiore interlocuzione fra livello politico e livello amministrativo”. Che tradotto in lingua corrente potrebbe essere letto così: “Il vicesindaco Gemmiti prima di prendere decisioni su questioni così delicate farebbe bene a confrontarsi con il resto del Gruppo ed eventualmente anche con il Partito”. Del resto, già nelle ore precedenti alcune anime del Pd a Sora la avevano accusata di agire senza mai dialogare.

Uscire dal commissariamento è il secondo paletto fissato venerdì sera. Il Partito Democratico a Sora è stato commissariato all’inizio delle trattative politiche per costruire le alleanze elettorali. C’erano troppe divisioni, troppe ambizioni, strade politiche troppo diverse. (leggi qui Troppi cani sciolti. Si dimette il segretario del Pd. E qui Un Martini per Sora: il Pd indica il Commissario).

Nel giro di tre o quattro mesi si arriverà all’elezione di un nuovo Segretario. Si lavorerà perché sia unitario e autorevole perché c’è bisogno di una figura con cui confrontarsi e che sia capace di consigliare. Il caso del Museo è l’esempio lampante: è un iter giuridicamente ineccepibile ma inopportuno per un Partito come il Pd che mette al centro della sua azione la creazione e lo sviluppo del lavoro. Il prossimo Segretario deve avere la competenza e la statura per imporre una linea.

Interlocuzione e forza. Due elementi che i Dem stanno in realtà già attuando: con la richiesta di trovare soluzioni adeguate perché così com’è quell’avviso non va bene.

IL COMPAGNO MOSTICONE

Alessandro Mosticone

Il consigliere comunale e provinciale Alessandro Mosticone è la terza certezza emersa dalla riunione di venerdì.

Candidato alle elezioni provinciali di secondo livello in carico alla lista Dem ed eletto grazie al voto del Partito, obtorto collo si è tesserato, seppur aspettando l’ultimo giorno utile, il 31 dicembre 2021. E stando a fondate indiscrezioni starebbe per ricevere dal presidente Antonio Pompeo la delega all’Urbanistica provinciale, la stessa che a Sora ha tenuto per sé il sindaco Di Stefano.

Venerdì sera, durante la riunione Democrat, Mosticone ha dimostrato di essere un vero uomo di squadra facendo apparire come lontanissimi i tempi (appena qualche mese fa) in cui aveva fondato il gruppo Reset e stigmatizzava i Partiti mettendo al centro il territorio. Venerdì sera invece avrebbe fatto un’ottima impressione a Fantini, risultando allineato e coperto. Pesando le parole ed evitando di intervenire a sproposito o nei momenti in cui un intervento avrebbe alargato la frattura.

Una versione maliziosa sostiene che da buon nuovo arrivato si sarebbe limitato a dire “sono in linea con quello che dice il Segretario”.  

LA LINEA DEM

Manuela Cerqua

In pratica la tempesta mediatica sollevata dalle osservazioni della consigliera comunale di minoranza Manuela Cerqua (già archeologa e direttrice del museo di Sora durante l’Amministrazione di Ernesto Tersigni) avrebbe indotto nelle ore successive la vicesindaca a ipotizzare il ritiro del bando. Che invece è ancora pubblicato sul sito istituzionale del Comune di Sora.

Un ritiro del bando sulla quale si sono detti contrari il primo cittadino e anche una parte del Pd. I motivi del sindaco sono noti: sono stati divulgati con un comunicato stampa in cui si sostiene che il bando è a norma di legge e che l’intento è quello di accreditare il museo nel sistema regionale. Quali sono invece i motivi dei Dem?

A quanto si apprende da una fonte interna “stiamo cercando una soluzione limpida e trasparente: mettere in Bilancio i soldi per pagare il direttore del museo oppure darlo in gestione alla Regione Lazio. E se il sindaco vuole fare l’Ariete il Pd si dissocia. La soluzione deve arrivare entro 36 o al massimo 48 ore”. Anche perché l’avviso scade lunedì 24 gennaio alle ore 12:00. E La soluzione va trovata prima.  

LO SCARICA BARILE

Salvatore Lombardi e Maria paola D’Orazio

Ci sono anime interne al Pd secondo cui Maria Paola Gemmiti ha fatto tutto da sola. E proprio per non avere coinvolto il Gruppo ora ne dovrebbe pagare le conseguenze.

Al posto suo io mi sarei dimessa” avrebbe per esempio detto il Consigliere Maria Paola D’Orazio. E “se poi il sindaco te le respinge tu resti al tuo posto e ci hai fatto pure bella figura”. Lasciando intendere così che la deontologia politica impone che le dimissioni vengano presentate. Poi gli verranno sicuramente respinte ma “almeno dimostrerebbe di aver capito che ha sbagliato”.

Altre anime non sono dello stesso avviso. Come, per esempio, la stessa Maria Paola Gemmiti. Avrebbe sbottato dicendo che a lei “quella delibera e quel bando sono stati messi davanti già belli che scritti” e lei non ha potuto fare altro che approvare. Il che sposterebbe la responsabilità politica della vicenda in capo a tutta la Giunta e allo stesso primo cittadino Di Stefano.

Per non parlare invece della versione di Luca Di Stefano. Persone a lui vicine lo descrivono molto contrariato in questi giorni. Sosterrebbe che è stata invece Maria Paola Gemmiti ad asfissiarlo con la storia di voler “riaprire il museo a tutti i costi”.

Una sorta di scaricabarile, insomma, senza contare che l’una colpa non esclude l’altra. Perché il museo di fatto è già in fase di riapertura a prescindere dal direttore scientifico e il solo suo arruolamento non garantisce automaticamente l’accreditamento nel sistema regionale. E comunque il sindaco dovrebbe vigilare su tutto quello che accade.  

 IL MINISTERO IGNORATO

Dario Franceschini

Porta il numero di protocollo 578 ed è indirizzata al sindaco del Comune di Sora Luca Di Stefano la lettera partita dalla sede di Roma del Ministero della Cultura, Direzione generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Roma e Latina il 20 gennaio 2022.

All’oggetto si legge: Sora (FR) – Criticità inerenti alla direzione del museo della media Valle del Liri ed è trasmessa per conoscenza alla superiore Direzione generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura “per opportuna conoscenza e nel caso intendesse esprimersi per ulteriori precisazioni”.

Riferendosi al bando in questione i funzionari del Ministero scrivono al sindaco:

Ha creato una comprensibile disappunto a livello nazionale, in particolare tra gli addetti dei vari settori della cultura, in quanto riservato a soggetto in quiescenza per una assunzione dell’incarico a titolo gratuito della durata non superiore ad un anno.

Considerato l’interesse che questa Soprintendenza ha sempre avuto per il patrimonio culturale e archeologico di Sora, l’iniziativa di riaprire il museo in tempi brevi, pure nelle difficoltà economiche contingenti, è di per sé lodevole; tuttavia, anche alla luce degli intercorsi colloqui e chiarimenti, si suggerisce una revisione del bando.

Nell’attesa di poter avere un bilancio attivo per la selezione di un direttore tramite canonico concorso, si suggerisce di riconsiderare i requisiti richiesti, aprendo la possibilità di partecipazione anche a personale non in quiescenza.

In tal senso, la scrivente Soprintendenza, responsabile della tutela dei beni conservati nel Museo e nei suoi depositi, si mostra disponibile a portare il proprio contributo. Fiduciosi nella debita considerazione di quanto scritto si inviano distinti saluti”.

Se la considerazione ci sia stata o meno non è dato sapere. Di certo c’è che il bando non è stato ritirato, anzi. Sarebbe arrivata l’adesione della professionista in pensione di cui l’assessore Gemmiti aveva già annunciato il nome sul proprio profilo Facebook lo scorso 20 novembre. E che noi avevamo ricordato. (leggi qui Museo di Sora, “un bando alla Cetto La Qualunque”).