Offerta ritirata, il presidente sarà della maggioranza. E sarà Facchini

La riunione di maggioranza traccia la rotta: niente presidenza d'Aula né all'opposizione né a Caschera. Andrà al consigliere di maggioranza Francesco Facchini. E questo innesca una serie di reazioni a catena. Ecco quali.

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Una riunione della maggioranza mette fine alla corsa di Lino Caschera verso la Presidenza del Consiglio Comunale di Sora. I Consiglieri del sindaco Luca Di Stefano hanno stabilito che senza le firme della minoranza l’operazione non è politicamente credibile. Lo scranno da presidente dell’Assise civica a questo punto non andrà al Consigliere d’opposizione più votato, tornerà alla maggioranza. Una scelta che riapre tante legittime aspirazioni.

La riunione manda anche un messaggio alla leader Dem Maria Paola D’Orazio: la nuova gara per la presidenza è un problema di Partito e non di coalizione. Significa che lei è tagliata fuori: la fascia andrà alla civica del sindaco.

Nel frattempo, slitta il Consiglio chiesto dalla minoranza proprio con l’obiettivo di portare alla luce il patto politico con tra la maggioranza e Caschera. Si terrà dopo le Provinciali del 18 dicembre. Quelle elezioni saranno un banco di prova fondamentale per il sindaco Luca Di Stefano: dovrà dimostrare di avere una squadra compatta e di riuscire a governarla; si gioca la sua credibilità verso il Pd e verso la componente maggioritaria Pensare Democratico. Non perché abbia deciso di prendere la tessera. Ma per una questione di reciprocità: i Dem sosterranno Mosticone anche fuori Sora e spingeranno per la sua elezione a condizione che ci siano i voti compatti della città.

Un voto mancherà, non sarà quello di un franco tiratore ma di Francesco Monorchio. Con lealtà e coerenza ha detto che non vota Mosticone perché è nella lista Pd: chiede al sindaco Di Stefano che gli indichi un nome di destra e lo voterà lealmente.

E dopo la presidenza si dovrà sciogliere il nodo deleghe.

POLITICAMENTE SCONVENIENTE

Il primo nodo sciolto dalla riunione di maggioranza: il consigliere comunale di minoranza Lino Caschera non può essere eletto presidente del Consiglio comunale. Perché? Non è riuscito a ottenere neanche una firma dai suoi colleghi dell’opposizione, a sostegno della sua candidatura. (Leggi qui Presidenza d’aula, la tagliola del centrodestra per Caschera).

Se le quattro firme chieste dal Regolamento le apponessero esponenti della maggioranza l’offerta di Luca Di Stefano non sarebbe politicamente più credibile. Significherebbe che la maggioranza ha dato la Presidenza all’opposizione scegliendosi pure il nome. Non è pensabile. Lo ha detto lo stesso sindaco giovedì sera durante la riunione di maggioranza.

Alla vigilia della prima seduta consiliare Di Stefano aveva offerto la presidenza dell’Assise alle minoranze: ufficialmente per galateo istituzionale, ufficiosamente per un accordo post ballottaggio che si mormora esserci con Caschera, sempre negato dai diretti interessati.

E proprio in virtù di questo presunto accordo le opposizioni hanno prima presentato il nome della consigliera Manuela Cerqua ed ora presenteranno quello di Federico Altobelli. Intanto da parte del primo cittadino c’era già stato il ritiro dell’offerta. Ieri sera si è concretizzato nella riunione di maggioranza voluta proprio da lui. (leggi qui Presidenza: Caschera non sfonda. Di Stefano ritira l’offerta).

IL NOME DEL PRESIDENTE E LE RIVENDICAZIONI

Francesco Facchini, il secondo da destra in seconda fila

La riunione di maggioranza era stata convocata a inizio settimana per le ore 18 di giovedì senza che venisse comunicato l’ordine del giorno. I lavori sono iniziati con qualche minuto di ritardo e si sono conclusi verso le ore venti, compresi i tempi accademici di attesa e i convenevoli.

L’argomento lo ha rivelato il sindaco: riguardava la presidenza del Consiglio. In pratica c’era poco da discutere: come già annunciato pubblicamente in un paio di occasioni il presidente dell’Assise sarà espressione della maggioranza e sarà il consigliere Francesco Facchini della lista Made in Sora. Lino Caschera non è riuscito ad ottenere neanche una firma da parte della minoranza motivo per cui sono venuti meno i presupposti si cui si fondava l’offerta fatta all’opposizione.

Nessun apparente problema da parte della maggioranza, una parte della quale sin dall’inizio aveva rivendicato la presidenza da non cedere alle opposizioni. Fra cui Marco Mollicone e Maria Paola D’Orazio: entrambi ambivano allo scranno più alto dell’aula consiliare. In realtà però la lista di Mollicone ha già avuto un assessore e quella di D’Orazio (la civica del Pd) ha avuto il vicesindaco. Di conseguenza non può avere anche la Presidenza.

Gli è stato fatto capire che il suo problema non è riconducibile alla maggioranza ma agli equilibri interni al suo Partito.

ARRIVA IL CONSIGLIO

Lino Caschera e Luca di Stefano

Nella stessa giornata di giovedì il consigliere anziano Lino Caschera (ciò il consigliere con più preferenze alle elezioni) ha convocato la conferenza dei capigruppo. Si riunirà il prossimo 14 dicembre alle 9 di mattina e deciderà la data del Consiglio comunale e l’ordine del giorno.

È stata ignorata la richiesta delle opposizioni che aveva sollecitato la convocazione urgente: ufficialmente per motivi di Covid  e di sicurezza per l’ondata di furti nelle abitazioni; ufficiosamente per mettere alla strette la maggioranza, convinti che il rinvio fosse dovuto al consigliere Mosticone, candidato alla Provincia nella lista del Pd. Perché? Prima di concedere la presidenza a Lino Caschera avrebbe preteso di vedere il risultato di Palazzo Iacobucci, sospettoso del fatto che lo stesso Caschera avrebbe potuto votare il consigliere della Lega in quota a Ciacciarelli e non lui. (leggi qui Un Consiglio urgente per stanare Mosticone)

Caduta l’ipotesi della carica di presidente a Caschera cade anche la necessità di rinviare la riunione dell’Assemblea, venuto meno il principio del do ut des (io do affinché tu dia). Anche se a questo punto, visti i tempi e visti gli almeno cinque giorni di preavviso dovuti nel caso si segua la strada chiesta dalla minoranza, tecnicamente la seduta non potrà comunque tenersi prima del 19 dicembre. E dunque all’indomani del voto Provinciale.  

MONORCHIO NON VOTA MOSTICONE

Francesco Monorchio (a sinistra)

Il voto del 18 dicembre per rinnovare il Consiglio provinciale è stato un altro dei temi caldi nella riunione di maggioranza.

Il nodo? La candidatura unitaria di Alessandro Mosticone alla Provincia. Ci si gioca la faccia, o meglio la compattezza. Il sindaco lo ha detto chiaramente: è una candidatura per Sora. Il fatto che sia nel Pd è un dettaglio. Occorre stare in una lista di Partito per essere eletti.

Qualcuno obietta che sarebbe andata bene anche una civica. Mentre qualche altro dice chiaramente che il Pd non lo vota. È il caso del consigliere di maggioranza ex Forza Nuova Francesco Monorchio. Ha parlato chiaramente al sindaco durante un’altra recente riunione di maggioranza, questa sì convocata per la questione delle provinciali. “Io il Pd non lo voto” il senso di ciò che Monorchio ha detto al sindaco e poi riferito pubblicamente in più occasioni, chiedendo a Di Stefano di indicargli “uno di destra da votare alla Provincia” perché non vota nemmeno il consigliere di minoranza Salvatore Meglio che è di Sora ed è candidato nella lista di Forza Italia.

Di diverso avviso sarebbe Maria Paola D’Orazio: nonostante la sua corrente di appartenenza al Pd, avrebbe già esternato di essere intenzionata a votare il collega di maggioranza Mosticone. Il motivo sarebbe anche molto evidente: ossia il sospetto che il presidente della provincia Antonio Pompeo avrebbe sostenuto alle elezioni comunali Eugenia Tersigni.   

DOPO IL PRESIDENTE LE DELEGHE

Francesco Facchini (a sinistra)

Dal fronte della maggioranza c’è chi continua a giurare che l’accordo fra Di Stefano e Caschera per la presidenza ci stava eccome. E che qualcosa è cambiato nelle ultime 72 ore per motivi non ancora noti. Prende piede anche la convinzione che nei giorni successivi all’elezione del presidente del Consiglio Comunale il sindaco Di Stefano assegnerà anche le deleghe ai consiglieri. Perché?

Dopo la convalida della sua elezione si era limitato a firmare il decreto con i nomi degli assessori e quello di assegnazione delle deleghe all’Esecutivo stesso, tenendo per sé quelle più pesanti come per esempio Lavori pubblici e Urbanistica ma anche la Polizia locale. E proprio sul fronte deleghe potrebbe riaprirsi la discussione che apparentemente è stata chiusa per la presidenza, soprattutto da parte della consigliera Dem Maria Paola D’Orazio, l’unica finora rimasta a bocca asciutta, insieme alla lista Lucarelli per Sora che ha espresso il consigliere comunale Rocco Carnevale.

Era stata proprio D’Orazio nelle scorse settimane a chiedere al sindaco la delega alla Polizia locale. Ma Luca Di Stefano sarebbe intenzionato a tenerla per sé. Anche se c’è chi è convinto che potrebbe darla di nuovo all’assessore Francesco De Gasperis, che la aveva già da consigliere di maggioranza con il precedente sindaco Roberto De Donatis.