Sicurezza stradale: l’approssimazione al potere alla faccia di… Frosinone

Territori virtuosi che si impegnano a risolvere il problema e comunicazione carente del sistema complesso centrale: cosa non va e cosa va messo a punto

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Talmente ovvio che non andrebbe ribadito, ma siamo in Italia e ribadirlo non è accademia: la sicurezza stradale è un target che nessuno sistema complesso può permettersi di ignorare. I dati sui sinistri che uccidono o feriscono persone, sulle vite spezzate o rovinate e sui costi emotivi e materiali di ammortamento di quelle tragedie sono troppo evidenti. I dati Aci in merito al primo semestre del 2023 sono chiari, in attesa della seconda elaborazione attesa per marzo 2024: in quel range ci sono stati 79.124 sinistri (-1% rispetto al secondo semestre 2022) 1.384 morti (-2,5%) e 106.493 feriti (-0,9%).

E’ una mezza ecatombe che in molti, moltissimi casi paga pegno ad una serie multipla di fattori. Fattori che però, almeno in due macro-categorie possono essere settati. Sono quella oggettiva (condizioni di strade, meteo, veicoli e conducenti in marcia) e soggettiva (cultura della prevenzione, abitudini consolidate e senso di ricezione del Codice della Strada).

Frosinone provincia più virtuosa del Lazio

(Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

A Novembre del 2023, in coincidenza con l’uscita del report Aci, uno studio di VertiMovers prese in esame lo stato dell’arte nel Lazio. Si tratta dell’osservatorio di Verti Assicurazioni. Cioè di uno slot tecnico che mese per mese prende in esame i dati sulla mobilità nel nostro Paese. Lo fa mettendo a regime statistico i dati di proprietari di veicoli e fonti istituzionali.

Cosa era emerso? Che la provincia di Frosinone in termini di sicurezza stradale è virtuosa, anzi, è la più virtuosa del Lazio. Ciociaria, Cassinate, Val Comino. Perfino la “terribile” Valle dei Santi, con la famigerata superstrada 630 Cassino-Mare, hanno un tasso di incidentalità per le auto del 3,5%. Che significa? Che ci sono 3,5 sinistri ogni 100 veicoli assicurati.

La battaglia di Ciacciarelli sulla Cassino-Formia

Sulla 630 era intervenuto con forza nei giorni scorsi Pasquale Ciacciarelli: “Altro risultato raggiunto sulla messa in sicurezza della superstrada Cassino-Sora da parte di Anas. Lunedì inizieranno i lavori di messa in sicurezza del tratto di muro adiacente l’uscita dell’Università degli studi Cassino e del Lazio Meridionale. L’assessore regionale in quota Lega aveva fatto (ancor più) sua una battaglia necessaria nella vesta di cittadino di San Giorgio al Liri.

Ad ogni modo Frosinone svetterebbe per prudenza stradale e pare preceda Viterbo (4,8%), Rieti (5,0%), Latina (5,4%) e il caotico buco nero della Città Metropolitana di Roma (6,8%). E i dati Istat sui sinistri stradali mettono in risalto alcune sotto categorie importanti.

Gli incidenti si verificano maggiormente sulle strade urbane (73,4%). A fare più vittime sono però quelle extraurbane (48,5%). Sulle autostrade è stato registrato il 5,1% degli incidenti e il 9,3% dei decessi. Il tutto con un indice di mortalità di 4,3 decessi ogni cento incidenti per le extraurbane, contro i 3,5 delle autostrade e l’1,1 delle strade urbane.

La comunicazione sghemba di Palazzo Chigi

Palazzo Chigi

Insomma, ci sono territori che si impegnano a prevenire lutti, dolore e morte, e poi c’è il lessico del Governo in carica, e lì benebene non andiamo. Non tanto e non solo sulla prima categoria di cause di sinistri, quelle oggettive, ma sulla seconda, quella della “cultura” della sicurezza. Attenzione: sbaglierebbe e di grosso chi pensasse che si tratta di elemento accessorio. La presa che i rappresentanti dell’Esecutivo hanno sulle questioni pratiche è diventata molto più alta che in passato.

Lo è perché la base è larga e molto “di pronta beva” e perché i “vertici” sono ormai in piena e massiva fregola da comunicazione mainstream, social e “ficcante”. Quando perciò accade che uno spot video sulla sicurezza stradale presenta personaggi che in auto non indossano le cinture di sicurezza qualcosa si rompe. Ed è molto più che il rapporto – fiduciario a scatti – tra istituzione e cittadino. No, a rompersi è il filo didattico che da chi decide raggiunge chi ha deciso che qualcuno dovesse decidere al posto suo.

Lollobrigida “apripista” sulla carne coltivata

Francesco Lollobrigida (Foto Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

La democrazia di rappresentanza parlamentare ha questo grosso difetto per cui, se a comandare sono i numeri, non sempre gli stessi qualificano la soluzione migliore. Semplicemente certificano quella più votata. E spesso si celebra il passaggio mesto per cui, se nei caotici e sopravvalutati anni ‘60 al potere c’era andata l’immaginazione, oggi al potere ci si è accomodata l’approssimazione. Che non è tanto la propensione a prendere cantonate – quelle le fanno tutti – quanto piuttosto la leggerezza nell’emendarle una volta fatte.

Un esempio? Pochi mesi fa una battaglia del ministro di Agricoltura e Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida si era arenata. Le legge nazionale sulla carne coltivata confliggeva palesemente con l’impianto normativo di riferimento, quello Ue. Perciò quella norma era diventata quello che Stephen King chiamava “ripieno per gonzi”. Fuffa cioè. E come l’aveva messa il titolare del ministero? Spiegando che l’Italia era stata apripista per una condotta comunque virtuosa che aveva creato un precedente e messo a fuoco la soglia di attenzione. Mai supercazzola su una legge che si autodistruggeva come i messaggi di Missison Impossibile fu più gloriosa.

Quello spot là del Ministero di Salvini

Matteo Salvini a Firenze

Sulla sicurezza stradale si è andati con lo stesso mood approssimativo. Il filmato lanciato tempo fa in pompa magna sui social dal ministero dei Trasporti guidato da un fiero Matteo Salvini – che ha anche lanciato una crociata molto strana contro gli autovelox – ci aveva messo tre ore a rivelarsi un tragicomico ossimoro. I personaggi presenti nell’auto che alla fine si trovano di fronte ad una sorta di “sliding door” comportamentale in cui scelgono tra sicurezza-vita e noncuranza-morte non hanno le cinture. Cioè il primo presidio di sicurezza e soprattutto l’oggetto di un preciso articolo del Codice della Strada.

Come è stato possibile non accorgersi della cantonata, visionare il video, vidimarne la bontà e correre a lanciarlo in rete in modo che fosse massacrato da ogni essere senziente da qui a Città del Capo? Cosa (non) ha funzionato? La nota ufficiale per cui il “il video verrà cambiato, almeno nelle parti in cui le attrici e gli attori sono senza cinture” arriva tardiva. E invece di emendare l’approssimazione, ne amplifica la portata.

“Lo rifacciamo meglio”, che problema c’è?

Foto © Stefano Strani

Il registra Daniele Falleri aveva spiegato surrealmente che la “finalità resta”. Cioè che le buone intenzioni sono valore tecnico in una operazione istituzionale di scala nazionale. E il ministero delle Infrastrutture e Trasporti “ha fatto sapere che i filmati non sono ancora andati in onda sulla tv pubblica né è stata definita la loro effettiva programmazione”.

Tutto chiaro no? Siccome la Rai non li ha trasmessi ma sono solo andati in griglia di esibizionismo del ministro sui social il ministero che fa capo al ministro pretende di attenuare la cantonata. Con una supercazzola. L’ennesima.

E con la frase pronunciata dal pilota-testimonial Giancarlo Fisichella, “non fai la scelta giusta, fai l’unica possibile”, che all’improvviso assume tutt’altro significato. Roba non di asfalto e contachilometri, ma di effetti non sempre gloriosi della democrazia. A prescindere da qualunque colore ne sia totem.