Top e Flop, i protagonisti del giorno: 21 luglio 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di mercoledì 21 luglio 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di mercoledì 21 luglio 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti

“Stavo zitto per responsabilità istituzionale, ma visto che la sindaca Raggi continua con le battute…”. È partita così la lezione del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti alla prima cittadina della Capitale sui rifiuti.

Zingaretti, particolarmente “incazzato”, ha detto testualmente che i cittadini delle province di Frosinone e di Viterbo, ma pure quelli dell’Abruzzo e di tante altre parti d’Italia, si sono rotti i coglioni per il fatto di dover ricevere da anni l’immondizia di Roma perché la Raggi non fa quello che deve fare: individuare un sito da adibire a discarica. (Leggi qui Anche agli Zingaretti nel loro piccolo girano i coglioni).

Un “j’accuse” durissimo quello di Zingaretti, che ha parlato dei sorci e dei cinghiali che banchettano indisturbati tra i rifiuti romani. Ricordando che la Regione fa programmazione, ma è ai Comuni che tocca stabilire dove portare i rifiuti. E’ così dalla Val d’Aosta alla Sicilia, passando dalle Marche e dalla Campania.

Ma Nicola Zingaretti ha pure sottolineato di essersi preso in questi due anni la responsabilità di far conferire i rifiuti di Roma nelle discariche di Frosinone e Viterbo, pur essendo presidente anche dei cittadini della Tuscia e della Ciociaria. Lo ha fatto per evitare emergenze nei quartieri della Capitale. Ma ora basta. Questa vergogna deve finire”.

Il Governatore ha pure ricordato come l’Unione Europea ha più volte ribadito che i rifiuti vanno smaltito nelle vicinanze del luogo dove vengono prodotti. Ha detto che i rifiuti di Roma hanno fatto esaurire prima molte discariche. Attaccando ancora una volta frontalmente Virginia Raggi sulla questione dell’immondizia. Il presidente della Regione non concederà tregua alla sindaca dei Cinque Stelle.

Dio perdona, Zinga no.

IGNAZIO PORTELLI

Provano a tirarlo per la giacca, ma lui dribbla tutti con una classe e una leggerezza che nemmeno Lionel Messi. Sulla vicenda del biodigestore di Anagni, Ignazio Portelli ha mantenuto il punto con la fermezza che l’uomo di Governo deve dimostrare.

Di fronte alle contestazioni dell’opposizione ha ricordato alla maggioranza quali sono i limiti: se il Regolamento dice che il Consiglio va convocato entro 20 giorni, tanti devono essere e non ventuno come invece è stato fatto. Alla minoranza non ha concesso alcuna convocazione d’autorità del Consiglio come pure qualcuno ha tentato di attribuirgli. (Leggi qui I consigli fantasma e gli imbarazzi della Lega).

Il Prefetto Portelli ha un senso istituzionale che fa parte del dna. Ha dovuto guidare la Prefettura di Frosinone nel periodo più difficile di sempre, quello della pandemia da Covid-19. E’ un anno e mezzo che lo fa. Senza risparmiare bacchettate: anche alla Asl ed anche al Comune di Frosinone. All’inizio era più che complicato. Con i sindaci e gli amministratori smarriti e spaventati, con i numeri dei contagi che “ballavano” da una parte all’altra, con la necessità di tenere la barra dritta anche quando tutti avevano perso la testa e non riuscivano a trovare il bandolo della matassa.

Poi ci sono stati altri momenti non semplici, come quello della gestione di focolai tra gli immigrati. Anche in quella occasione Portelli ha fatto sentire il peso e la forza dello Stato. Così come lo ha fatto sentire con forza ed autorevolezza quando ha cominciato a dispensare Interdittive Antimafia: uno strumento amministrativo che prima di lui, in provincia di Frosinone nessun altro prefetto aveva utilizzato.

Ignazio Portelli non cerca mai la ribalta, non guarda in faccia la politica, interloquisce con tutti sulla base di quelle che sono le competenze e le prerogative. Certamente non si fa tirare per la giacca. Men che meno da personaggi in cerca d’autore.

Immarcabile.

FLOP

VIRGINIA RAGGI

Virginia Raggi (Foto: Andrea Panegrossi / Imagoeconomica)

A chi continua a chiedergli se è vaccinata o no, la sindaca di Roma continua a rispondere di avere gli anticorpi alti. Nella sostanza la Raggi non risponde. Così come non risponde sulla discarica. Da anni. Continuando ad arrampicarsi sugli specchi a proposito delle competenze della Regione Lazio.

Ma ormai è tutto chiaro: la Regione fa quello che deve fare, mentre la giunta Raggi sui rifiuti ha un solo obiettivo, farli portare altrove. Per non parlare poi della gestione politica di una maggioranza che non c’è mai stata davvero e di una giunta nella quale tutti in questi anni hanno avuto il terrore di essere nominati assessori perché consapevoli che prima o poi sarebbero stati cacciati. Cosa che è successa più volte.

La Capitale non dà risposte su nulla e il gradimento in caduta libera registrato da Governance Poll è lo specchio di quanto sta succedendo. Adesso in campagna elettorale Virginia Raggi cercherà ancora una volta di buttarla in caciara, ma sarà complicato davvero.

Inoltre nessuno nelle ultime settimane ha davvero deciso di sostenerla nel Movimento Cinque Stelle. L’entusiasmo iniziale di Beppe Grillo è svanito, Giuseppe Conte si guarda bene dallo schierarsi (su tutto e come sempre), Luigi Di Maio ha già dato sul punto. Virginia Raggi però va avanti, convinta che ripetere mille volte la stessa cosa sia sinonimo di convincimento. Non è così.

Isolata

ROBERTO SPERANZA

Roberto Speranza

Il problema è politico, ma a questo punto il ministro della Salute deve rischiare. Da solo, visto che a sinistra non lo sostengono perché temono di indispettire la Lega e mettere in difficoltà il Governo.

La curva dei contagi sta risalendo ovunque, nonostante i vaccini. E nella variegata maggioranza di salvezza nazionale si intavolano discussioni sofistiche sul Green Pass.

L’analisi di Roberto Speranza è vera. Eccola: “Siamo in una fase in cui l’epidemia” di Covid-19 è ancora il nostro presente e sarebbe un errore pensare che sia passata. I numeri sono in crescita. Guardiamo alla Spagna, all’Olanda e al Regno Unito, ma anche la Francia che ha superato 18mia casi”.

Ancora: “Stiamo ragionando con le Regioni per provare a capire quali sono le scelte migliori, le riaperture sono state frutto di una campagna di vaccinazione che è lo strumento che abbiamo per metterci alle spalle i giorni peggiori. Dobbiamo insistere con energia sulle vaccinazioni, abbiamo superato 61 milioni di dosi somministrate. Su questo non deve esserci nessuna divisione e ambiguità ma bisogna lavorare perché la campagna prosegua. Il vaccino è essenziale anche sotto i 40 anni. I nostri scienziati lo raccomandano fortemente anche sotto i 40 nelle fasce autorizzate dalle agenzie regolatorie”.

E ha ragione. Poi però si sta ragionando su come cambiare i parametri per stabilire i livelli di rischio. Puntando sull’occupazione delle terapie intensive e sul numero di ricoveri. Per evitare cioè chiusure adesso, in estate. Perché sarebbero fortemente impopolari. Ma il virus non si preoccupa di questo e il rischio è che in autunno la situazione torni fuori controllo, vanificando la campagna di vaccinazione.

Roberto Speranza è solo. Ma a questo punto potrebbe mettere sul piatto le sue dimissioni. Mediare ad ogni costo non ha senso. Non per uno come lui.

Circondato.