Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 13 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 13 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di mercoledì 13 luglio 2022.

TOP

RICCARDO MASTRANGELI

Riccardo Mastrangeli

Non era facile accontentare tutti. Meno ancora era facile riuscire a costruire un gioco di equilibri nel quale tutto si incastrasse alla perfezione e ciascun pezzo fosse funzionale all’altro. Riccardo Mastrangeli ha dimostrato la sua abilità nel gioco della politica, varando una giunta che una sintesi tra politica e civismo, esperienza e rinnovamento. (leggi qui: Fatta la Giunta, bisogna fare gli Assessori).

Nessun partito potrà sottrarsi al richiamo delle responsabilità. Nella sua Giunta lord Mastrangeli ha messo Fabio Tagliaferri che è il coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia; Adriano Piacentini che è il sub coordinatore provinciale di Forza Italia; Danilo Magliocchetti  che è lo storico capogruppo della Lega a Frosinone. È una giunta dall’alto tasso politico e con un coinvolgimento dei Partiti di primissimo livello.

Allo stesso tempo c’è ampio spazio per il mondo civico, che a Frosinone ha dimostrato di avere seguito e consenso.

C’è l’operazione che porta dentro Azione: non è una provocazione e nemmeno solo un patto pre elettorale da rispettare con Alessandra Sardellitti e Mauro Vicano. Per Riccardo Mastrangeli è una testa di ponte lanciata verso il mondo centrista che per ora non sta a destra. Ma che un laboratorio politico potrebbe iniziare a sperimentarlo. Partendo proprio da Frosinone.

Democristianissimo.

SONIA RICCI

Sonia Ricci (Foto: Imagoeconomica / Daniele Stefanini)

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ieri ha dato il via libera alla nomina di Sonia Ricci a commissario per l’unificazione dei Consorzi di Bonifica in provincia di Frosinone. È una scelta dal forte significato politico. Vhe rivela ancora una volta le strategie amministrative del Governatore. (leggi qui: Arriva Sonia e ora si farà sul serio).

Il credo amministrativo di Zingaretti è che grosso sia più efficace, piccolo sia dispersivo. È stato così con le Camere di Commercio: ne ha favorito l’aggregazione, generando realtà capaci di pianificare lo sviluppo di territori molto ampi e quindi con una visione strategica ben più vasta e finalmente non più limitata al proprio orticello. Lo stesso è stato per la fusione dei Consorzi Industriali: ha portato alla nascita di una realtà che se ben governata sarà capace di sviluppare l’industria del Lazio attraverso logiche integrate che tengano conto dei porti e delle autostrade, delle ferrovie e dei poli logistici.

I Consorzi di Bonifica da alcuni anni sono sulla linea del fronte nella lotta alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Sono loro a dover garantire l’acqua per l’agricoltura, pilastro di un’autosufficienza alimentare che non è affatto certa. E per garantire quell’acqua sono necessarie opere, manutenzioni, pianificazioni. Che Anbi Lazio, l’associazione dei Consorzi, ha dimostrato di saper fare ed in tempi rapidi.

Sonia Ricci ha appena portato a fusione i Consorzi della provincia di Latina: senza polemiche né contrasti. A Frosinone intende fare la stessa cosa e con lo stesso metodo. Ha già mandato a dire “Le cose non potranno continuare come prima”.

Ora si fa sul serio.

FLOP

DAMIANO COLETTA

Damiano Coletta

Al di là del lessico, la sostanza dei fatti è che il Consiglio di Stato ha detto non al sindaco in sospeso di Latina Damiano Coletta. Che ieri sera avrebbe voluto riprendere possesso della sua scrivania ed invece dovrà lasciarla al commissario prefettizio nominato al suo posto su disposizione del Tribunale Amministrativo Regionale. (leggi qui: Latina, Valente nominato il commissario).

Il Consiglio di Stato entrerà nel merito entro fine mese e valuterà se effettivamente ci siano le condizioni per ripetere il voto delle Comunali di ottobre in 22 sezioni. Ma al di là del risultato c’è un aspetto politico da tenere in considerazione: Damiano Coletta ha sottovalutato il suo avversario Vincenzo Zaccheo: in politica mai lasciare il nemico ferito, quello si vendica.

Intelligente è stata l’operazione che lo ha portato a dialogare con l’opposizione: unica via per poter tenere in piedi un governo cittadino in cui il centrosinistra ha eletto il sindaco ed il centrodestra ha eletto la maggioranza del Consiglio comunale. Ma superficiale è stata la scelta di non coinvolgere tutti su tutto, fissando una serie di obiettivi strategici e mettendo tutti al lavoro per raggiungerli. È quello che invece ha tenuto in piedi per 5 anni Nicola Zingaretti arrivando addirittura ad allargare la sua coalizione.

In questi mesi invece l’Aula di Latina ha discusso del nulla: se si dovessero tenere le riunioni da casa o in presenza, con quale regolamento, parlando in quale modo. Zingaretti invece fissò subito alcuni punti chiave e dopo pochi mesi erano diventati riforme regionali, approvate con il voto determinate del M5S ed in alcuni casi con l’astensione benevola del centrodestra.

In un quadro del genere, il ricorso avrebbe perso di importanza.

Sottovalutazioni devastanti.

CARLO DE BENEDETTI

CARLO DE BENEDETTI FOTO © IMAGOECONOMICA / SARA MINELLI

Come azionista di Uber avrebbe esercitato “forti pressioni” sul governo italiano affinché favorisse il colosso della mobilità privata anche in Italia. Perché anche? Perché dal 2013 al 2017 Uber avrebbe investito oltre 90 milioni di dollari in lobbyng selvaggio per addomesticare le linee politiche di mezzo occidente allo scopo di entrare nel mercato. E il “grimaldello” del marcato italiano sarebbe stato lui, Carlo De Benedetti.

Chi lo dice? L’Espresso, parte attiva dell’International Consortium of Investigative Journalism che ha fatto tana a 124mila files di Uber, la “prova provata” del fatto che per anni il mercato di riferimento venne inquinato da spregiudicate ruffianerie verso gli esecutivi di quei Paesi in cui Uber voleva fare il nido. Tutto questo con un nome che sa di spy story: “Operation Renzi”.

Da quei documenti risulta che nel settembre 2015 De Benedetti ospitò a cena un team di lobbisti Uber capitanato da David Plouffe. Chi era costui? Lo spin doctor mago degli arrosti che servì a Barack Obama l’abbacchio della sua elezione presidenziale del 2008 e che poi divenne generalissimo della campagna Uber per parassitare gli esecutivi di Usa, Francia e Italia, tanto per citarne alcuni.

Nei messaggi di quel periodo De Benedetti si prese le lodi sperticate di Uber per le sue autorevoli perorazioni, tanto che a gennaio del 2016 un manager dell’azienda annotò alcune frasi di De Benedetti e le condensò in una mail. Cosa c’era scritto? Che Uber era un “inarrestabile simbolo di modernità”. A chi arrivò questa mail? Ad un ministro del governo Renzi, che Uber cercò di arruffianarsi usando il lessico da un posto al sole di De Benedetti.

Tutto molto carino e in mood imprenditoriale rampante, a sbirciare in superficie, anche perché per ora si parla di sconvenienze, non di reati. Tutto molto mesto e picaresco, a guardare alla polpa, perché nel mondo ed in Italia in particolare, e senza che ci fosse bisogno degli Uber-files, da decenni l’imprenditoria mordicchia l’orecchio alla politica. Però noi che siamo ipocriti cazziamo i politici che si fanno limonare e ci dimentichiamo dei cumenda che si prendono i loro lobi fra i denti e lo fanno forti di maniglie giganti negli spot chiave del mainstream.

E De Benedetti, che fra i suoi di denti non ha più il gruppo Gedi, farebbe bene a ricordarsi di quando Scalfari disse di lui in un’intervista: “Ama Repubblica come quegli ex che provano a sfregiare la donna che hanno amato male e che non amano più“. Ecco, stavolta la “donna” non ha aspettato lo sfregio, e ha morso per prima lei.

Perde il taxi.