Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 16 settembre 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 16 settembre 2022.

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di venerdì 16 settembre 2022.

TOP

ALESSIO D’AMATO

Ci ha messo la faccia. È stato uno dei pochissimi a farlo. E non ce l’ha messa affacciandosi con timidezza all’uscio: è entrato nel centro della scena ed ha detto a voce alta che «Chi denigra l’attività dimostra disprezzo per i cittadini e la terra ciociara. Qui parliamo di fatti, di elementi di concretezza, ci tenevo a dirlo». Lui è Alessio D’Amato, assessore alla Sanità del Lazio, l’uomo che ha affrontato il covid rivoluzionando in pochi mesi una rete di assistenza appena uscita da anni di dissesto.

È stato nella Asl di Frosinone, utilizzata in questi giorni per elevare all’ennesima potenza l’imbarazzo nel quale si trova il Partito Democratico per via del movimentato dopocena finito su tutti i media nazionali e stranieri.

Alessio D’Amato ha voluto metterci la faccia per dire che nessuna polizza assicurativa fuori posto è stata trovata tra tutte quelle stipulate dall’azienda sanitaria in questi anni. E che le commissioni per scegliere i primari vengono fomate insieme alla Guardia di Finanza.

Lo ha detto nel giorno in cui ha presentato la risposta ad Ictus, ischemie e aneurismi: a Frosinone ha inaugurato neuroradiologia e radiologia interventistica. Sanità di eccellenza.

E le accuse lanciate dall’ex Dg Isabella Mastrobuono? Alessio D’Amato ha detto che bisogna «diffidare da chi getta fango a a scoppio ritardato».

 Cura d’emergenza.

VALERIO AGNOLI

Foto © Ivan Sommonte

Ha macinato chilometri, scalato montagne, aperto ai campioni la strada della Maglia Rosa e di quella iridata. Il ciclista ciociaro Valerio Agnoli è stato per undici anni il braccio destro di nomi come Ivan Basso e Vincenzo Nibali. Ora ha imboccato una via che passa molto vicino al paradiso.

Il campione di Fiuggi è il neo commissario tecnico della nazionale ciclistica della Città del Vaticano. A lui competeranno anche le relazioni estere. In un perido particolare: la squadra della Città del Vaticano per la prima volta parteciperà ai Mondiali di ciclismo. Lo farà domenica 25 settembre a Wollogong in Australia, schierando nella prova in linea Rien Schuurhuls. (Leggi qui: Agnoli, il “gregario” di Papa Francesco).

Che c’entra il ciclismo con le anime? C’entra eccome. Papa Francesco ripete da sempre che da soli si va più veloci, insieme si va più lontano. Ed i ciclismo ne è la dimostrazione pratica. Il pontefice ieri ha ribadito che “Durante le gare tutta la squadra lavora unita (…) e quando un compagno attraversa un momento di difficoltà, sono i suoi compagni di squadra a sostenerlo e ad accompagnarlo. Così anche nella vita è necessario coltivare uno spirito di altruismo, di generosità e di comunità per aiutare chi è rimasto indietro e ha raggiungere un determinato obiettivo”.

Non importa come si piazzerà ai Mondiali la squadra di Agnoli. Perché il messaggio che doveva lanciare è già arrivato al traguardo.

Il ciclista del Signore.

FLOP

MATTEO RENZI

Matteo Renzi

Andrà a Frosinone. Azzannerà ai polpacci un Partito Democratico in imbarazzo per il video di un dopocena movimentato al punto da finire sulle prime pagine di tutti i quotidiani italiani, sulla Cnn su Bbc ed Al Jazeera. Lo ha detto l’altra sera verso la fine del suo show all’Auditorium della Conciliazione a Roma. (Leggi qui: La sfida di Renzi a Frosinone ed al suo Pd).

Peccato però che finora dietro quel video ci sia nulla oltre l’imbarazzante uscita di un altissimo dirigente del Comune di Roma. Nessuno degli amici che erano a tavola si è sentito minacciato da lui, nonostante le parole violente che ha usato; nessuna polizza irregolare è emersa dalla Asl di Frosinone dove i quotidiani avevano suggerito di controllare ma anzi è emerso che a Frosinone si risparmia; nessuna assunzione irregolare è al momento emersa dove le trasmissioni tv hanno suggerito di verificare. L’unica polizza falsa, al momento è quella mostrata in una trasmissione televisiva nazionale.

Ma l’occasione è troppo ghiotta. E giustamente (dal loro punto di vista) gli avversarsi si sono lanciati addosso ad un fortino elettorale ricchissimo ed ora lasciato sguarnito. Operazione legittima e comprensibile. Non per Matteo Renzi.

Matteo Renzi non può venire a Frosinone con i presupposti annunciati dall’Auditorium della Conciliazione dopo avere scritto un libro sul fango mediatico. Non può farlo dopo averlo usato come un totem in ogni sua tappa elettorale. Perché sarebbe rinnegare i suoi valori. Sarebbe come dire che il fango sul ventilatore non si deve mettere soltanto quando è indirizzato verso di lui. Mentre quando è verso il Pd va bene.

Anni di battaglie garantiste, anti giustizialismo dalemiano prima e grillino poi, gli impediscono di cavalcare per fini elettorali l’episodio più imbarazzante per il Pd negli ultimi anni. Perché una cosa è l’imbarazzo, cosa diversa è l’illegalità.

Matteo, stai sereno.

MELONI e SALVINI

Viktor Orban (EPP)

In casa sua ognuno fa ciò che più gli piace. Vale anche per l’Ungheria che si è affidata al presidente Viktor Orban: il quale, poco alla volta, ha iniziato a riportare il suo Paese su vecchi standard. Quali? Quelli che aveva prima di finire sotto il giogo comunista dell’Unione Sovietica. Prima dell’invasione stalinista aveva un governo filo nazista, poche libertà interne e la popolazione sotto il terrore delle croci frecciate, adattamento magiaro delle SS del Reich; le descrive benissimo Giorgio Perlasca nel suo La Banalità del Bene.

In Ungheria già oggi non si può dire liberamente ciò che si pensa, non si può fare ciò che oltre i suoi confini invece è normale. Ad esempio se ci si ama non si può creare una coppia a prescindere dal genere. La pre sovietizzazione dell’Ungheria è andata avanti a tappe talmente sostenute che l’Unione Europea ha detto: siete a casa vostra, fate come volete. Ma non con i nostri soldi.

L’annuncio atteso domenica: l’Ue taglierà a Budapest un quinto degli stanziamenti, tanto per cominciare. Perché non è più una democrazia. Al punto che Bruxelles e Strasburgo propongono di limitareanche il voto dei parlamentari europei eletti dall’Ungheria.

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Foto: Imagoeconomica / Stefano Carofei)

Noi che c’entriamo? Al momento di votare questa legittima difesa della democrazia europea, i parlamentari di Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro. Accendendo di nuovo i riflettori sull’Italia. E sul rischio che una volta insediato a Palazzo Chigi un governo marcatamente di destra inizi da Roma la demolizione dell’Europa democratica.

È sbagliato pensare che Giorgia Meloni intenda ri fascistizzare l’Italia. Su di lei c’è lo stesso pregiudizio che esisteva su Massimo D’Alema quando divenne Presidente del Consiglio. I fatti hanno dimostrato che il Governo D’Alema potrà essere o non essere piaciuto: ma le porte non le ha aperte, tanto alla cavalleria cosacca quanto alle nazionalizzazioni.

Non è su questo che bisogna concentrarsi. Ma su un limite dei Padri Costituenti italiani ed europei. Tutti partirono dal presupposto che quell’orrore non si sarebbe più ripetuto, tante erano le macerie, i morti e la fame che generò. Invece è stata introdotta una Democrazia che non prevede clausole di salvaguardia contro una sua eventuale soppressione. Ed il voto a favore di Orban, contro la linea indicata dal Partito Popolare Europeo, sta a ricordarcelo.

Divieto di ritorno al passato.