Da eroi a capri espiatori. Scaricabarile sui medici

Da eroi a pretesto. Si sta tentando di scaricare su medici ed infermieri le colpe di file e code. Che invece sono determinate da un’ondata di ricoveri ingestibile per qualunque tipo di società. La politica la butta in demagogia e chiede la riapertura di vecchi ospedali: come se per magia si riempissero di medici ed infermieri. Fingono di non capire che allo Spaziani si sta andando verso i 160 posti letto: a marzo ne bastarono 106 per reggere.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Hanno parlato chiaramente di “battaglia del Lazio”, a significare che le prossime settimane saranno decisive, e drammatiche, nella guerra (perché di questo si tratta) al Coronavirus. Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l’assessore Alessio D’Amato hanno detto che occorre fermare a tutti i costi la curva del contagio, altrimenti il sistema sanitario non reggerà. Nonostante medici, infermieri ed ospedali messi in campo. (Leggi qui Covid, l’ondata è in arrivo: il Lazio alza la linea Maginot).

Non potrà reggere. Non in Italia, non nel Lazio, non in Ciociaria. Questa è la realtà che bisogna affrontare. Il ragionamento non è sul rapporto tra tamponi effettuati e casi positivi. Il ragionamento è sui numeri assoluti di un’ondata di ricoveri inimmaginabile per qualunque tipo di società.

Foto © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

In provincia di Frosinone, come nel resto della Regione, la rete ospedaliera verrà rafforzata sul versante dei posti letto Covid. Allo Spaziani ne verranno allestiti in totale 151, forse perfino 160. A marzo e aprile una dotazione di 106 postazioni attivate ha retto l’urto. Anche in presenza di casi più gravi, per esempio nelle terapie intensive.

Stavolta però è diverso, perché sono tantissimi i ricoveri. Per questo saranno attivati posti letto per malati di Coronavirus anche al Santa Scolastica di Cassino (80). Per questo ci sono Rsa convenzionate nelle quali già vengono ricoverati i malati Covid: Ini Città Bianca, Villa Gioia, San Camillo. Ci saranno anche il San Raffaele e Villa Serena.

Uno sforzo enorme, che però potrebbe non bastare se la media degli accessi ai Pronto Soccorso sarà di 100 al giorno. Con 40-50 pazienti che restano lì in attesa di essere ricoverati nei reparti dedicati.

È vero: i pazienti sospetti Covid, dopo aver effettuato il tampone, spesso aspettano l’esito dell’esame in ambulanza. È vero: a volte ci sono sistemazioni di fortuna. Ma bisogna essere intellettualmente onesti: la responsabilità non è dei medici e degli infermieri. Molti dei quali sono stati contagiati.

Alla battaglia del Lazio in ordine sparso
Foto © Saverio De Giglio / Imagoeconomica

Proprio i medici, nel volgere di pochi mesi, sono passati da “eroi” di questa pandemia a capri espiatori. Perché in tanti scaricano le responsabilità su di loro. Ma nessuno (e il riferimento è alla politica, dal Governo alla Regione) spiega per quale motivo a maggio l’assetto Covid dello Spaziani è stato smantellato.

Nessuno dice che gli addetti al contact tracing e al tracciamento sono più di una trentina, quando invece nei mesi dell’impatto erano arrivati quasi al triplo. Il tracciamento è impossibile con questi numeri: sia quelli dei contagi, sia quelli degli addetti al servizio.

Basta con le ipocrisie. In un’emergenza di questo tipo è sicuramente legittimo criticare, ma chi lo fa ha il dovere di proporre soluzioni alternative, concrete, fattibili, economicamente sostenibili. Altrimenti siamo alla demagogia allo stato puro e allo scaricabarile. Alla “battaglia del Lazio” si dovrebbe andare tutti uniti. Invece si procede in ordine sparso.

La demagogia inutile

I sindaci sono giustamente preoccupati per le situazioni nei loro Comuni, ma la soluzione non può essere soltanto quella di puntare l’indice contro la Asl. Così come non si può continuare a chiedere, un giorno sì e l’altro pure, la riattivazione di strutture dismesse. Questo può essere un ragionamento (valido) nel lungo periodo. Oggi servono strutture attive e funzionali. E per far funzionare un posto di terapia intensiva occorrono medici ed infermieri specializzati.

I bollettini quotidiani sono quelli inviati dal Ministero della Sanità e dalla Regione Lazio. Se gli amministratori locali ripetono le stesse cifre e le stesse analisi, a cosa serve? Non è questo il momento della politica dal respiro corto, la pandemia ha fatto saltare i confini mondiali. Figuriamoci quelli provinciali o comunali. La “battaglia del Lazio” si vincerà o si perderà tutti insieme, in un contesto che è nazionale. La logica del proprio orticello ora non può avere diritto di cittadinanza.

Foto © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

Certamente arriverà il momento in cui bisognerà capire quando e per quali motivi si è perso il tracciamento, anche in Ciociaria. Ma non adesso.

In trincea ci sono sempre i medici e gli infermieri, che però, a differenza di marzo e aprile, non avvertono la fiducia della politica e di tutta l’opinione pubblica. In questo clima è tutto più complicato, paradossale e a tratti grottesco. Non esiste il lupo cattivo, ha detto Zingaretti. Esiste un virus che ha sorpreso il sistema Italia due volte. Con un Governo letteralmente travolto dall’ampiamente annunciata seconda ondata autunnale.

In estate è stato sostanzialmente dato il tana libera tutti. Adesso la politica, nel suo complesso, tutto può fare meno che scaricare su medici, infermieri e ausiliari. Invece sta succedendo proprio questo. Alla “battaglia del Lazio” si sta andando in ordine sparso. Cercando di intestare un’eventuale sconfitta agli altri. Senza dire mezza parola su anni e anni di tagli selvaggi alla sanità pubblica in nome di un populismo e di una demagogia alimentati dall’incompetenza e dalla logica giacobina della caccia alle streghe.

Battesimo di fuoco per la manager D’Alessandro
Pierpaola D’Alessandro

Pierpaola D’Alessandro è stata nominata direttore generale della Asl di Frosinone. Sarà lei a fronteggiare le settimane del “picco”. Si è messa al lavoro “ventre a terra”, senza dichiarazioni. Senza proclami. Con la consapevolezza che a fare la differenza saranno soltanto i risultati.

C’è una sola priorità: raffreddare la curva e ridurre la pressione sugli ospedali. La D’Alessandro ha già dimostrato di avere le spalle larghe. A marzo. Da facente funzioni.

Non è una alla quale trema la mano.

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