Senza “scaricare a terra” resta tutto campato in aria

Stirpe

L'incapacità di un territorio di 'scaricare a terra'. Cioè realizzare cose, cambiare contesto. Invece restiamo provinciali, incapaci di fare squadra. E per questo sempre più isolati. Ora ci sono tre grandi occasioni: la nuova camera di Commercio, il Consorzio Industriale Regionale, i fondi del Pnnr. ma occorre cambiare testa

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Si chiama “execution” e il vicepresidente nazionale di Confindustria Maurizio Stirpe ha spiegato bene il senso della sfida attuale: “scaricare a terra” le opportunità che si presentano per rilanciare i territori, anche quello della Ciociaria.

Lo ha fatto nel corso del convegno organizzato da Antonio Pompeo a Ferentino. Sul tema dei progetti da mettere in campo per ottenere le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Bando ai luoghi comuni però: non sarà facile ottenerli e la Ciociaria non può nemmeno pensare di costruire il proprio futuro su questo singolo tema. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Pensando magari di poter utilizzare l’argomento in campagna elettorale. (Leggi qui Pompeo alza il Volume per vedere l’effetto che fa).

Giovanni Betta, Antonio Pompeo, Daniela Bianchi, Gianfranco Battisti, Maurizio Stirpe

Ma ci ha pensato Maurizio Stirpe a riportare tutti sulla terra: l’Italia è chiamata ad effettuare in pochissimo tempo 48 riforme che non è riuscita a fare in più di 50 anni. L’immagine usata da Stirpe rende l’idea: uno studente rimandato in nove materie, da studiare in un mese.

Certamente non mancano le perplessità. E quello “scaricare a terrafa emergere la distanza siderale tra le chiacchiere e la concretezza. “Scaricare a terra” vuol dire realizzare, fare le cose, cambiare il contesto. Non ci si riesce da anni, soprattutto in una provincia come quella di Frosinone, diventata infatti marginale. A tratti irrilevante. Certamente non solo per responsabilità della classe politica. Ma dell’intero ceto dirigente. Quindi anche gli imprenditori, le forze sociali, le associazioni e tutto il resto.

Ha parlato di 5 grandi diseguaglianze Maurizio Stirpe: del sapere, delle competenze, dei territori, di genere e di generazione. Finché le distanze non saranno colmate non c’è da farsi molte illusioni. Ma siccome da qualche parte bisogna pure cominciare, allora bisognerebbe porsi un solo traguardo: rendere competitivo questo territorio. 

Quell’allergia per le cose semplici e concrete 

Da quanti anni si parla dell’assoluta necessità di risanare la Valle del Sacco? Procedendo anche alla manutenzione e alla sistemazione delle aree industriali. Se non si procede in questa direzione è inutile avventurarsi sui massimi sistemi. Perché nessuno verrà ad investire da queste parti.

La Valle del Sacco

La bonifica della Valle del Sacco è centrale. Soprattutto per le imprese. E anche tutti quelli che ogni tanto “scoprono” le bellezze turistiche della Ciociaria dovrebbero effettuare il passo successivo: se prima non si risana il territorio, niente sarà possibile. Neppure una seria e articolata politica del turismo.

Maurizio Stirpe ha avuto il coraggio di dirlo, ma con poche speranze di essere ascoltato. Sono tematiche concrete e difficili. Se a livello nazionale non siamo stati capaci di fare 48 riforme in 50 anni, dalle nostre parti la bonifica della Valle del Sacco è diventata la linea di demarcazione tra quello che andrebbe fatto e il nulla cosmico che pervade molti settori della classe dirigente locale.

In questo momento poi ci sono due novità enormi: la Camera di Commercio del Basso Lazio e il Consorzio industriale regionale unico. Opportunità irripetibili a patto di saper (e volere) ragionare in termini interprovinciali e regionali. Questo è un altro aspetto. Perché dalle nostre parti si fatica a confrontarsi in ambiti più vasti. Senza rendersi conto che la stagione (per lunghi tratti virtuosa) dei “campanili” è finita. La logica dei guelfi e dei ghibellini infiamma le campagne elettorali dei singoli Comuni, ma poi non dà risposte ad un territorio tagliato fuori dai centri decisionali veri. Un territorio che non esprime un europarlamentare e che non ha un assessore regionale.

Fatichiamo da matti a “scaricare a terra”. Perfino sul piano della rappresentanza politica. 

Gli esempi della sanità e dei rifiuti 

La campagna vaccinale in atto può rappresentare l’unico vero modello di collaborazione che questo territorio ha espresso negli ultimi decenni. Con dei privati che hanno messo a disposizione loro strutture da adibire ad hub vaccinali e con i sindaci pronti a rispondere all’invito della Asl di consentire l’uso delle piazze per la somministrazione delle dosi in centri difficili da raggiungere.

Ma tutto questo si è potuto fare grazie alla capacità organizzativa e alla tigna di Pierpaola D’Alessandro, manager dell’Azienda Sanitaria Locale. La gestione della pandemia ha riportato la sanità pubblica al centro del sistema. Un valore aggiunto del quale si deve tenere conto.

Diverso il discorso per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti. Per anni abbiamo avuto un sistema virtuoso e autosufficiente. Un sistema che però è stato costantemente sotto attacco politico. Adesso questa emergenza ha fatto scoprire la strategicità della discarica di Roccasecca, sia per la Ciociaria che per Roma. Al punto che Ministero, Regione e Campidoglio stanno cercando una soluzione per la riattivazione.

Un invaso della discarica Mad

Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. E cioè che questa provincia non si è mai posta neppure il problema di individuare un sito alternativo. Ci vorrà almeno un anno per una semplice indicazione. Per anni tutti hanno ragionato nella logica del “non nel mio giardino”. Ma il ciclo dei rifiuti è un aspetto essenziale della nostra società. Qualcuno deve pur occuparsene per evitare emergenze come questa. Un’emergenza che ha messo in ginocchio Roma.

Però la preoccupazione principale resta quella di metterci una toppa o di proseguire di proroga in proroga. Non esiste una strategia. E men che meno una visione. La “guerra santa” tra Regione e Campidoglio sta assumendo connotati da Crociata. E pure in Ciociaria si prosegue con lo scontro politico, che in fondo non costa nulla.

Alla fine il gap storico del territorio rimane quello dell’incapacità di “scaricare a terra”. E quindi resta tutto… campato in aria. 

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