Astorre silura Calenda e Raggi. E blinda Zingaretti

Il senatore e segretario regionale del Pd critica il leader di Azione per aver reso pubblica la telefonata con Mastella. Poi chiude alla sindaca di Roma. Ma soprattutto fa capire ad alleati e avversari che Zingaretti non cadrà mai nella trappola di andare al Governo.

Bruno Astorre, senatore e segretario regionale del Partito Democratico nel Lazio, è uno di quei democristiani che non si spaventa di nulla. Ieri, poco prima che l’aula di Palazzo Madama votasse la fiducia (di minoranza) al Governo Conte, aveva auspicato il raggiungimento di quota 161. Aggiungendo però che se i Padri costituenti avevano previsto anche un’opzione di maggioranza relativa, qualche motivo doveva pure esserci stato.

E infatti è la tredicesima volta che si verifica una condizione del genere, sempre al Senato.

Astorre asfalta Calenda

Nicola Zingaretti (Foto: Paola Onoifri / Imagoeconomica)

Bruno Astorre è stato uno di quelli che prima e più di tutti ha creduto nel modello Zingaretti. Adesso sa che la partita vera, anche sul piano politico nazionale, si gioca alle comunali di Roma. Per questo motivo le dichiarazioni del leader di Azione Carlo Calenda non gli sono affatto piaciute.

Ha spiegato Bruno Astorre: “E’ brutto che Calenda abbia reso pubblica la telefonata fra due persone, anche perché bisogna vedere davvero cosa si sono detti: io credo che Mastella abbia chiesto a Calenda di dare una mano, e che Calenda forse abbia fuorviato certe parole”. (Leggi qui)

Astorre lo ha detto intervistato da “Gli Inascoltabili” su Nsl Radio. Quindi ha aggiunto: “Calenda candidato sindaco di Roma? Noi più che su un nome ci concentriamo sul metodo, e quello più  giusto sono le primarie: i cittadini di tutta la coalizione di centrosinistra sceglieranno il candidato sindaco. Se uno vuole fare il candidato del centrosinistra a Roma deve lavorare per unificare, Calenda come altri candidati sa che da soli forse si va più veloci ma solo insieme si va più lontano. Se i 5 Stelle mettono in campo la Raggi a Roma è complicatissimo fare un accordo con loro”.

E dopo anche Raggi

VIRGINIA RAGGI. (FOTO CARLO LANNUTTI / IMAGOECONOMICA)

Per quanto riguarda la Regione, “sono convinto che andrà a scadenza nel 2023 quindi è premature parlarne. Zingaretti, poi, ha più volte detto, anche pubblicamente, che lui intende rimanere alla guida della Regione Lazio e del Pd”. 

La traduzione completa è questa: il Pd non sosterrà mai la candidatura a sindaco di Virginia Raggi e probabilmente neppure quella di Carlo Calenda. Le primarie serviranno a legittimare un nome politicamente “pesante”. (Leggi anche Fratelli coltelli con vista Colosseo).

Il riferimento al fatto che Nicola Zingaretti resterà presidente della Regione Lazio vuol dire che tutti devono mettersi l’anima in pace. Avversari e alleati. Nicola Zingaretti non entrerà mai in nessun Governo. E da segretario del Pd la prossima volta farà lui le liste per Camera e Senato. Game over.