
La prossima sfida sono le Comunali 2021. “Potere” ai territori e primarie, lo schema Zingaretti per le amministrative 2021. L'incognita Calenda a Roma ed i 'capricci' di Sassoli. Il quadro, Comune per Comune. Il patto raggiunto nelle ore scorse dal Centrodestra. Niente veti. E fare subito
La prossima sfida è sulle metropoli, sulle grandi città italiane. Il braccio di ferro tra centrosinistra e centrodestra si sposta su quel tavolo: le elezioni Comunali del 2021. Alle quali i due poli si preparano con le stesse difficoltà. Perché la sfida non è partecipare ma vincere. Individuando sindaci che oltre a saper fare politica e tenere tutti uniti, siano in grado di amministrare. Ed a rappresentare le loro città su uno scenario minimo che è l’Europa. Perché questo occorre per essere sindaci di città come Roma, Minalo, Torino…
La linea di Zingaretti per le Comunali

«Ora si aprono i cantieri per le Comunali del 2021». Nicola Zingaretti lo aveva annunciato all’indomani dei ballottaggi della settimana scorsa (quelli dove il centrosinistra è passato da 41 a 51 comuni). (Leggi qui La lunga marcia di Nicola: «Governatore fino al 2023»).
Il turno elettorale è di quelli dal peso specifico forte, al pari delle politiche: Roma, Napoli, Milano, Torino, Bologna solo per citare le città principali. Ma ci sono anche Salerno, Caserta, Benevento, Cosenza, Grosseto, Trieste e Latina tra i 1.300 i comuni chiamati al voto. In provincia di Frosinone tocca a città strategiche per lo scacchiere provinciale: Sora e Alatri.
Al Nazareno la pratica amministrativa 2021 è sul tavolo dei dirigenti Dem, che si muovono tra i paletti fissati dallo stesso Segretario. «Ogni città è libera e autonoma di costruire il proprio progetto. Con percorsi che devono nascere nelle città con spirito unitario e di rinnovamento». Significa niente candidati calati dall’alto: tocca ai territori parlare.
Però, per restare alle città più importanti, la ricerca del candidato, la definizione dello schieramento, la gestione delle alleanze: sono tutti fattori che appaiono oggi come un complicato puzzle ancora tutto da comporre.
Roma

A partire da Roma, la partita forse più delicata anche per il rapporto Pd-M5s. L’ultima novità è la convocazione per mercoledì prossimo del centrosinistra. Gli ‘inviti’ sono stati recapitati a tutta l’area di centrosinistra. (Sinistra italiana, Articolo 1, Psi, Azione, Verdi, Radicali, Italia Viva, Liberare Roma). Ma anche per i mini sindaci e i capigruppo in Campidoglio. Sullo sfondo, le primarie promesse e confermate più volte da Zingaretti stesso (si parla del 6 dicembre).
A fronte della determinazione di Virginia Raggi di tentare il bis, Roma potrebbe così essere la principale piazza su cui testare il ‘format’ che il Nazareno sta mettendo a punto. Formato per il prossimo voto nei comuni: primarie, ballottaggio e convergenza con il M5s al secondo turno. Uno schema suggerito, tra gli altri, da Goffredo Bettini.
Del resto, la lunga lista dei papabili per il Campidoglio la dice lunga sul fatto che la strada appare ancora lunga. E l’ipotesi di saltare le primarie con un candidato big ad oggi lo è ancora di più.
In campo ci sono già ‘7 nani’. Cioè Giovanni Caudo, Monica Cirinnà, Paolo Ciani, Tobia Zevi, Sabrina Alfonsi, Amedeo Ciaccheri, Michela De Biase.
L’incognita Calenda

I big sollecitati anche da stesso Zingaretti, per ora, non hanno fatto passi in avanti. Cioè Paolo Gentiloni, Enrico Letta (che ha smentito più volte un suo coinvolgimento), David Sassoli, Roberto Gualtieri.
Sul Corriere di questa mattina c’è un gustosissimo retroscena sulle Comunali raccontato da Fabrizio Roncone. È ambientato durante una cena a due passi da Castel Sant’Angelo. “Tra lo sformato di zucchine e caciocavallo podolico (dimenticabile invenzione di Eddie, il cuoco filippino) e le polpette di bollito fritte (squisite, le polpette non tradiscono mai). La padrona di casa chiede all’ospite d’onore del Pd: «Allora, ministro: ci confermi che sarà Sassoli il nostro futuro sindaco?». Il ministro, sguardo ambiguo: «Sassoli fa i capricci. Temo che stia pensando a un colle più alto del Campidoglio».
La cena prosegue. “Mentre a tavola — direttamente dalla pasticceria preferita da Nanni Moretti — arriva una magnifica Sacher, sul cellulare di un’amica della padrona di casa entra un whatsapp. È Carlo Calenda. «Sono gli ultimi giorni, sto decidendo se candidarmi a sindaco di Roma: tu cosa ne pensi?» (letto ad alta voce, è scattato l’applauso)”.
Su tutto pesa proprio l’incognita Carlo Calenda: si candida? Lo fa per conto suo o con il centrosinistra? Partecipa alle primarie? Ieri il Pd di Roma lo ha formalmente invitato a far pare «della battaglia per Roma». E, a chi parlava dell’annuncio della sua candidatura a sindaco lunedì prossimo, l’ex ministro ha replicato su Twitter. «Lunedì porto mia figlia a danza».
C’è poi, per il totosindaco, da tenere presente l’opzione del candidato non politico (Andrea Riccardi, Massimo Bray, Gianrico Carofiglio). O del mondo produttivo (Aurelio Regina, Giancarlo Cremonesi).
Milano

A Milano tutto ruota intorno a Beppe Sala. Il sindaco ha convocato per novembre degli Stati generali. Questo per «una riflessione collettiva sul nostro futuro», come ha spiegato su Facebook.
Più realisticamente, dovrebbe essere la sede dell’annuncio della sua (ri)candidatura.
«Se mi dovessi candidare credo una cosa. Che sarebbe saggio che la mia parte politica, classicamente il centrosinistra, e i cinque stelle si presentino con proposte e liste diverse». Lo ha spiegato oggi il sindaco di Milano a SkyTg24.
Torino

A Torino, come a Roma, si parte dal bis della attuale sindaca M5S: Chiara Appendino. E sotto la Mole, come all’ombra del Campidoglio, è stato fissato il paletto delle primarie.
Si terranno tra il 15 dicembre e il 15 gennaio, ha deciso il tavolo cittadino del centrosinistra. In attesa del regolamento, che sarà definito la prossima settimana, la coalizione ha però messo uno stop all’alleanza con il M5S sin dal primo turno. Il perimetro della coalizione per le primarie sarà quello di centrosinistra.
In alto mare la questione candidati, tra i quali da un po’ si parla del rettore del Politecnico Guido Saracco. Diversi i nomi tra i disponibili e gli ipotetici candidati. Il vicepresidente del consiglio comunale Enzo Lavolta (Pd) il radicale Igor Boni, il civico Luca Jahier. Poi il capogruppo Pd Stefano Lo Russo, l’ex assessora Gianna Pentenero.
Napoli

A Napoli sarà difficile non far dare le carte a Vincenzo De Luca. A meno che non rimanga sotto le macerie della seconda ondata di Covid-19: gli ospedali della Campania rischiano di finire come quelli della Lombardia nella scorsa primavera.
Nel caso di Salerno, salvo novità ci sarà il bis dell’attuale sindaco Vincenzo Napoli. Al governatore si accosta il nome di Umberto De Gregorio, già capolista Pd in comune. Ma in casa del Pd napoletano circolano nomi di primissimo piano per palazzo San Giacomo. Forti della promessa fatta qualche tempo fa dal vice segretario Andrea Orlando: «Il Pd avrà un suo candidato».
Così si parla dei ministri Enzo Amendola e Gaetano Manfredi. Anche se il vero jolly nelle tasche dei dem sarebbe quello di Nicola Oddati. Oggi è tra i più stretti collaboratori di Zingaretti in segreteria nazionale, dove è responsabile per il Sud. Oddati è stato sia consigliere che assessore a Napoli. Ed ha un rapporto di vecchia data con De Luca. Gli altri nomi, come quello di Antonio Bassolino, sembrano più delle provocazioni politiche. In campo, poi, dovrebbero esserci il candidati di Dema di Luigi De Magistris (l’assessora Alessandra Clemente). Poi quello di Italia viva, Gennaro Migliore è l’identikit che ricorre di più.
Bologna

Infine, Bologna. Che è Bologna, una piazza che ha un valore tutto particolare per il Pd. E dove difficilmente il Nazareno interverrà in modo da disturbare le dinamiche locali.
Il sindaco Virginio Merola è in uscita. Da tempo ha dato le sue indicazioni per il dopo. Cioè una coalizione ampia, di forte impronta civica, per vincere le Comunali al primo turno. Anche a costo di sacrificare il simbolo Pd.
Tra i possibili candidati si parla di Elisabetta Gualmini e dell’assessore alla Cultura Matteo Lepore. Per le primarie, che anche qui si faranno con certezza, potrebbero esserci anche l’assessore alla Sicurezza Alberto Aitini e l’assessore al Lavoro Marco Lombardo.
Sora e Alatri

I due centri più grandi chiamati al voto per le Comunali in provincia di Frosinone nel 2021 sono Sora e Alatri. Nel primo, il Centrosinistra sconta una divisione antica e mai ricucita. Che risale alle origini del Pd, quando avvenne la fusione a freddo tra Ds e Margherita. Non superò il dualismo tra Francesco De Angelis e Francesco Scalia. C’è chi sostiene che quella divisione abbia fatto comodo proprio a loro: lacerarsi su una città così importante significa anche mantenere nel nord della provincia il baricentro delle politiche del centrosinistra.
Oggi a Sora il Pd è un cantiere aperto, nel quale il Segretario Provinciale Luca Fantini intende nominare un commissario che abbia il polso e la forza necessari per guidare la ricostruzione su basi totalmente diverse da quelle correntizie. È favorevole alle Primarie, per contribuire all’aggregazione di tutte le forze del centrosinistra. Manca un nome unitario al momento. Anzi, manca proprio il nome. Ed il segretario del Circolo si è dimesso proprio per poter partecipare ad un processo di allargamento che buona parte del Partito non vuole.
Ad Alatri c’era un patto per le Comunali più antico dei papiri d’Egitto. Da quando era stato sancito con una stretta di mano sono passate intere stagioni di centrosinistra. Prevedeva di puntare su Fabio Di Fabio. Che però ha il difetto politico di appartenere all’ala dei diversamente renziani. E non avere mandato segnali di apertura del Partito. Il Segretario provinciale Luca Fantini è di Alatri: sarà lui a coordinare il tavolo che raggiungerà la soluzione.
Comunali, il patto nel centrodestra
Puntare su candidati che non hanno esperienze di Partito. Meglio ancora se espressione della società civile e del mondo del fare. Dalle imprese alle professioni. Servono, insomma, volti nuovi e competitivi, possibilmente fuori dalla politica. Archiviata l’ipotesi di mettere in campo i big per le sfide del Campidoglio, Milano, Torino, Napoli e Bologna. Le Comunali saranno il banco di prova per la riscossa della coalizione.

Il centrodestra cambia schema. L’accordo di massima raggiunto ieri da Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani dopo circa un’ora e mezzo di incontro negli uffici della Lega al Senato. (Dove era presente pure Giancarlo Giorgetti). Quell’accordo è stato, raccontano, innanzitutto di metodo. Cioè entro novembre vanno scelti collegialmente sui territori i nomi migliori da spendere alle prossime Comunali.
I tre leader hanno deciso di imporre un’accelerazione. Memori dei veti incrociati che hanno logorato se non bruciato alcune candidature alle precedenti elezioni. Impegnandosi sin da adesso a chiudere la griglia dei nomi entro novembre. Così da poter partire in tempo per una campagna elettorale efficace, soprattutto sul piano della comunicazione. Sul cambio di schema, raccontano, ha inciso anche la svolta moderata impressa da Salvini alla Lega.
Questo alla luce del non esaltante voto regionale. E del deludente risultato ai ballottaggi delle comunali appena archiviate. Convinto ormai che il governo Conte non andrà giù prima dell’elezione del nuovo capo dello Stato, raccontano, il ‘Capitano’ si sarebbe reso conto di una cosa. Dell’opportunità di ricalibrare la sua strategia a Bruxelles. Smussandone i toni anti euro. (Di questo ne avrebbe parlato con Giorgetti nel colloquio di ieri, respingendo, però, l’idea di uno spostamento al centro della Lega).
Le sconfitte insegnano

«Le sconfitte bruciano», dice non a caso Salvini. Dopo le Regionali e soprattutto, dopo la battuta di arresto ai ballottaggi delle comunali il leader della Lega, Meloni e Tajani, oggi hanno provato a dare una accelerazione. A cosa? Al percorso che «entro brevissimo» (copyright Salvini), «entro novembre» (copyright Meloni), permetterà di conoscere «nomi e cognomi» dei candidati sindaci nelle principali città italiane.
Nel vertice con i tre leader, a quanto si apprende, oltre a Giorgetti erano presenti Ignazio La Russa per FdI e Licia Ronzulli per Forza Italia. Meloni assicura che c’è stato un «ottimo clima» al ‘trilaterale’ di ieri mattina.
Meloni spiega così l’esito del vertice: «Partecipiamo alle Comunali per vincere. Quindi abbiamo stabilito un metodo: non si parte dai partiti, si parte dai candidati. Dalle persone che possano rappresentare una proposta vincente, credibile. Anche guardando al di fuori dei partiti, quando necessario. Questo per cercare anche figure che siano espressione della società civile».
«Ci siamo dati l’obiettivo di lavorare velocemente. Perché vogliamo mettere in campo queste proposte nel minore tempo possibile. Spero che già entro novembre avremo tutti i candidati delle grandi città». Salvini, Meloni e Tajani avevano lanciato l’idea di vedersi per chiarire le prossime strategie di coalizione. Questo a ridosso del ‘processo’ a Catania di Salvini per il caso Gregoretti. Oggi il vertice in presenza e l’intesa su come muoversi da qui alla fine di autunno.