E ancora non misuriamo le polveri sottili più pericolose

Le particelle ultrafini sono peggio di Pm10 e Pm2.5, ma non sono ancora rilevate dalle centraline Arpa. Buonanno: «Occhio alle concentrazioni, non ai superamenti, e all’inquinamento indoor». Non ci si preoccupa dello “smog” dentro casa. A Frosinone e Ceccano, zone Scalo, numeri ancora da record ma in calo. Del Brocco «La sfida a Ceccano la stiamo vincendo». Ceccarelli, Legambiente: «A Frosinone cambio di passo, ma non basta». Kugler sulle ultrafini: «Causano una serie di guasti nel nostro organismo».

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Si fa presto a dire che Frosinone è il capoluogo più inquinato d’Italia. O che Ceccano è “Maglia nera” della Valle del Sacco per lo smog. Bisogna precisare che, ai vari livelli, sono le città con il più alto numero di superamenti del limite delle Pm10. O, meglio, sono le loro zone Scalo a far registrare quegli sforamenti giornalieri della soglia d’allarme delle polveri sottili più grossolane. (Leggi qui: A Frosinone c’è proprio una Mal’aria).

Ma ad “A Porte Aperte” su Teleuniverso esce fuori che è Frosinone Alta ad avere un più alto rischio di mortalità per le Pm2.5: il particolato atmosferico ancor più sottile. Le polveri sottili più pericolose, però, non vengono ancora misurate. Sono le particelle ultrafini. Per quelle più chiacchierate si parla di milionesimi di metro. Per queste altre, invece, di miliardesimi.

E, a quanto pare, ben vengano i blocchi del traffico per abbattere quelle che non vengono rilevate dalle centraline. Soprattutto perché Frosinone ha anche il più alto di motorizzazione e di anzianità del parco mezzi: troppe auto, troppo vecchie, in rapporto alla popolazione e ai tempi di eco-transizione. Per l’ambiente, ma ancor prima la tutela di pedoni e ciclisti, lo Scalo è diventato “Zona 30”: con velocità massima di trenta chilometri orari.

Ma, più di quella per strada, ci dovremmo preoccupare anche dell’aria che respiriamo dentro casa. Sui marciapiedi, inoltre, converrebbe camminare il più lontano possibile dalla strada. Emerge, tra tanto altro, dagli studi di Giorgio Buonanno: docente del dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Un esperto dell’Unicas che invita ad andare ben oltre i “superamenti”.

Frosinone, Ceccano e le polveri sottili

Riccardo Del Brocco (Foto: Erica Del Vecchio / Teleuniverso)

In studio con lui Riccardo Del Brocco, assessore all’ambiente del comune di Ceccano. In collegamento poi, altri due protagonisti della puntata: Ermanno Kugler, pneumologo, presidente e direttore scientifico delle “Giornate di allergologia e pneumologia”; Stefano Ceccarelli, presidente del circolo frusinate “Il Cigno”, ovvero Legambiente Frosinone.

Legambiente sforna ogni anno il rapporto “Mal’aria” con i peggiori d’Italia: basandosi sulle giornate di sforamento dei limiti, che non dovrebbero essere più di 35. Con tutta la tolleranza del caso, 50. Nel 2023 Frosinone Scalo ne ha fatte registrare 70, più che in ogni altro capoluogo italiano. Ancor peggio, in tal senso, ha fatto Ceccano: 84. Quest’anno Ceccano Scalo ha già superato il limite di 35 giornate fuorilegge e Frosinone è ormai a un passo. Ma entrambe sono in calo rispetto al trend di dieci anni fa, quando arrivano a più di cento. (Leggi qui: A Frosinone c’è proprio una Mal’aria).

Si accentuano i rischi ambientali e sanitari. La provincia di Frosinone, tra l’altro, è prima a livello regionale per incidenza di Bpco: la Broncopneumopatia cronica ostruttiva, malattia respiratoria regressiva. Anche se l’Europa non ce lo chiede, «perché gli italiani passano sempre per furbetti», l’assessore Del Brocco ha chiesto alla Regione Lazio di spostare dallo Scalo la stazione urbana di traffico dell’Arpa Lazio.

«Non i superamenti, ma le concentrazioni»

Giorgio Buonanno (Foto: Erica Del Vecchio / Teleuniverso)

La centralina Arpa sta allo Scalo, come a Frosinone, per registrare l’inquinamento atmosferico nella zona più trafficata della città. Non è l’aria che respirano abitualmente tutti i cittadini, ma è pur sempre inquinata. Le fonti? Soprattutto camini a legna, stufe a pellet e vecchie caldaie. Poi traffico, agricoltura intensiva e industria.  

Il professor Buonanno, però, mette subito in chiaro: «Le persone guardano i superamenti di Pm10, la concentrazione di particelle più grandi presenti in aria, che possono galleggiare, entrano nel nostro apparato respiratorio e si fermano nella parte esterna. Non è assolutamente, però, il dato più significativo. Bisognerebbe guardare maggiormente la concentrazione media annuale, ma è pur sempre limitata al punto in cui viene rilevata».

Le Pm10 raggiungono bronchi, trachea e vie respiratorie superiori. Le Pm2.5, invece, arriva fino agli alveoli polmonari con una potenziale diffusione nel sangue. Il Ministero della Salute, con la sua Direzione generale della prevenzione sanitaria, attesta che «l’esposizione prolungata nel tempo a particolato, già a partire da basse dosi, è associata all’incremento di mortalità per malattie respiratorie e di patologie quali bronchiti croniche, asma e riduzione della funzionalità respiratoria. L’esposizione cronica, inoltre, è verosimilmente associata ad un incremento di rischio di tumore delle vie respiratorie».

Buonanno: «Le più pericolose? Le ultrafini»

La centralina Arpa di Frosinone Scalo

Buonanno precisa ancora: «Le Pm2.5 sono le particelle fini, un po’ più piccole delle Pm10, ma sono abbastanza grandi, mentre sono quelle ultrafini, pari a miliardesimi anziché milionesimi di metro, di dimensione nanometrica, che arrivano negli alveoli e superano la barriera tra ossigeno e sangue per poi raggiungere qualsiasi organo».

Le Pm10 sono misurate da tempo e le Pm2.5 vengono rilevate a seguire, ma le polveri sottili ultrafini ancora non vengono monitorate. E sono quelle più pericolose. «È un problema enorme – conclude il docente di ingegneria ambientale – perché, se vogliamo una fotografia della qualità dell’aria, non ci possiamo fermare alle particelle più grandi». 

Del Brocco concorda con Buonanno: «Lo sostengo da tempo e sono andato a rappresentarlo in Regione la centralina è al di sotto del livello stradale, nei pressi di un semaforo, dove passano mezzi pesanti che hanno una viabilità alternativa, vicino a due forni a legna, nonché attaccata alla ferrovia nel punto in cui frenano i treni. Senza parlare del fatto che non rientra più nei canoni dell’Ispra, l’Istituto superiore ambientale».

«La stessa aria, da destra a sinistra»

Una veduta della città di Ceccano

Del Brocco continua: «È normale che registri parametri molto negativi, che riconosco, ma non accetto il fatto che il dato di una piccola zona diventi quello dell’intera città. Ceccano è formata da tante campagne e non posso far passare l’idea che ci sia l’aria più inquinata della provincia di Frosinone».

Ha anche un messaggio per l’opposizione di Centrosinistra: «Respiriamo la stessa aria, da destra a sinistra, ed è una battaglia da fare con serietà». Il gruppo civico Ceccano 2030, sostenuto dalla minoranza consiliare, ha chiesto a gran voce un “Consiglio aperto” a livello provinciale e comunale. Vogliono proporre «politiche efficaci e integrate che incidano sulle fonti di smog».

Vorrebbero «interventi a medio e lungo termine per uscire dalla nuvola grigia in cui Ceccano e la provincia sono avvolte». L’opposizione di Centrosinistra ha già richiesto in Commissione Ambiente di «incentivare il trasporto urbano tramite navette a emissione zero, facendole partire dai parcheggi all’ingresso della città, e valutare revisione della circolazione stradale, alberi “antismog”, campagne di sensibilizzazione nelle scuole e vernici “antismog” per edifici pubblici». (Leggi qui «Ci siamo rotti i polmoni». «Come noi mai nessuno prima»).

«L’Europa non mi fa spostare la centralina»

La centralina Arpa di Ceccano Scalo

Cos’ha risposto la Regione a Del Brocco? «Che ad oggi non c’è soluzione, perché l’Italia è molto attenzionata dalla Commissione Europea, per via delle infrazioni, e lo spostamento della centralina potrebbe passare come un tentativo di elusione del problema». Che è poi la tesi del Centrosinistra locale: «Le ripetute dichiarazioni dell’assessore competente, secondo cui la centralina Arpa ha una collocazione non idonea e fornisce valori non veritieri, lasciano sconcertati».

L’Europa, però, chiede misure ancor più stringenti con il pacchetto “Zero pollution”: tolleranza ancor più bassa rispetto ai limiti degli inquinanti, ma anche il diritto del cittadino al risarcimento dei danni alla salute. Entro il 2030, ma con la possibilità di adeguarsi nel giro di dieci anni. Il Belpaese, come sempre, potrà prendersela comoda.

«Con questa conformazione di territorio, visto che riguarda tanti Comuni, le polveri sottili stagnano sulle nostre teste – interviene Del BroccoEd è qualcosa che non si può cambiare con nessuna misura a livello comunale. Bisognerebbe spianare i monti Lepini e Aurunci. Allora ben venga il buonsenso di Buonanno. Sono stati fatti vari campionamenti a Ceccano e dimostrano che la qualità dell’aria, spalmata sull’intero territorio, non aveva niente di preoccupante».

Ceccarelli: «Piano con le contestazioni»

Stefano Ceccarelli (Foto: Erica Del Vecchio / Teleuniverso)

Ceccarelli prende parole coi piedi di piombo: «Dobbiamo andarci molto cauti a contestare dati ufficiali degli organi di controllo. Stiamo parlando delle centraline Arpa che nascono dalle linee guida europee anche per decidere la loro ubicazione». Vuole che si parli delle cause e dei rimedi, non delle posizioni delle stazioni di rilevamento dell’Arpa Lazio, Agenzia regionale per la protezione ambientale.  

Ma sono ancora attuali quelle linee guida dell’Ue? «Un ampliamento della rete di monitoraggio sarebbe il benvenuto, ma non la ritengo una priorità – pensa il legambientalista -. Quella esistente dà già un’idea molto chiara della problematica che affligge la Valle del Sacco. E spostare la centralina non so a cosa possa servire, se non a non risultare più la più inquinata, perché lo smog resta e nessuno può sottovalutare il problema».

Le conseguenze, a livello di salute, le spiega lo pneumologo Kugler: «Le polveri ultrafini, una volta arrivate negli alveoli polmonari, comportano una serie di guasti nel nostro organismo. Vanno dall’alterazione del Dna delle nostre cellule, aggredendo anche a livello oncologico e asmatico, risultando anche mortale».

«Non è la mal’aria che respirano tutti»

Lo Scalo visto da Frosinone Alta

«Per me l’Arpa è un punto di riferimento, ma si parla dell’interpretazione del dato – precisa Buonanno, in risposta Ceccarelli -. La centralina di traffico, che lo monitora in un punto, non fornisce la qualità dell’aria che respirano tutti i cittadini. È l’interpretazione del dato che è sbagliata, non il dato in sé».

E sono diverse le principali fonti delle varie sostanze inquinanti. «C’è uno studio fatto a Cassino sulle Pm10 – esemplifica il docente dell’Unicas – che dimostra che il 99% dello smog è provocato dall’ambito residenziale e l’80% di questo dalla combustione di biomasse». Quindi, soprattutto da camini, stufe e caldaie delle case.

«L’altro 20% è legato al traffico, ma al 16% di quello della vicina autostrada. Quindi bisogna guardare a 360 gradi – va avanti -. Si chiude il traffico nel centro urbano, per vedere l’andamento delle Pm10, ma rappresenta appena il 3-4% del problema. Ma si fanno entrare i veicoli elettrici, anche se producono il 60% delle Pm10 prodotte da quelli a combustione, perché a provocarle sono soprattutto l’attrito delle gomme e dei freni».

Le polveri ultrafini non ancora misurate

(Foto: Messala Ciulla)

Resta il fatto che potrebbe abbassare anche le concentrazioni di polveri ultrafini. Ma non possiamo saperlo perché, malgrado la loro pericolosità, non vengono ancora misurate. «Il blocco del traffico può sembrare una misura inutile – completa il pensiero – ma in realtà è molto importante perché si va a togliere le ultrafini. Sempre a Cassino abbiamo dimostrato che, sullo stesso marciapiede, chi cammina vicino alla strada assorbe il doppio delle particelle di chi cammina a cinque metri di distanza».

A Ceccano ci si sta limitando alle misure ordinarie per il risanamento della qualità dell’aria: tre domeniche ecologiche, con blocco totale del traffico; targhe alterne, freno ai mezzi pesanti, e pur velleitaria limitazione delle temperature negli ambienti.

Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli, nel mentre, aveva proposto ai comuni confinanti di organizzare ecodomeniche intercomunali. L’amministrazione Caligiore ha accolto l’invito soltanto in parte: concordando il primo blocco totale del traffico. Per gli altri, invece, ognuno per la sua strada.  

«Area Vasta? Basta un gruppo Whatsapp»

Vincenzo Iacovissi, presidente della “Commissione Area Vasta” di Frosinone

La “Grande Ceccano”, per chiamarla come la lista civica capeggiata da Del Brocco, è al contempo la “Grande assente”. Non è tra i Comuni che stanno facendo rete per creare l’Area Vasta del Frusinate: una macro-realtà in cui gestire assieme i servizi solitamente svolti alla buona da Enti municipali senza troppe risorse. (Leggi qui Grande Capoluogo, otto comuni dicono sì al primo passo).     

Il “Grande Capoluogo”, ideato da Unindustria, è stato rilanciato dal Capoluogo ciociaro con la Commissione speciale Area Vasta. Del Brocco non cambia idea, anzi rilancia. «Non crediamo in quel “mostro burocratico” e continuiamo a non crederci – ribadisce -. La mia lista si chiama “Grande Ceccano” e nasce proprio in antitesi al concetto di “Grande Capoluogo”. E tale rimane, sempre con più convinzione».

Il primo punto d’incontro tra le due città? «Abbiamo fatto la prima domenica ecologica insieme – commenta l’assessore Del Brocco – e, malgrado i blocchi del traffico a Frosinone e Ceccano, i dati non sono migliorati. Ed è bastata una telefonata, non serviva il “Grande Capoluogo”. Basta un gruppo Whatsapp per mettersi d’accordo oggi sulle politiche da attuare. Sono per la modernità e la digitalizzazione». 

La prima fonte: combustione di biomasse

(Foto © DepositPhotos.com)

Resta sempre il fatto che lo smog è principalmente causato dalla combustione di biomasse. «Non possiamo costringere le persone a non utilizzare camini e stufe, e a cambiare la caldaia – sbotta Del Brocco -. Se ci sono politiche di metanizzazione, per la rottamazione delle caldaie, possiamo soltanto incentivarle. Purtroppo, non è come con le auto. Se non si rompe, probabilmente, ne compriamo soltanto una di caldaia in vent’anni».

«Si pensa all’inquinamento outdoor, ma noi trascorriamo il 90% del tempo in ambienti chiusi e respiriamo l’aria di questi ambienti – così Buonanno, con un ragionamento in più -. Se riesco a rendere pulita quell’aria, con semplici sistemi di ventilazione, si respira bene indipendentemente da quello che c’è fuori. Un approccio più efficiente e molto meno costoso».

Ceccarelli, allora, riassume il problema in una parola: combustione. «Ci sono combustioni più o meno perfette ma tutte emettono CO2, che altera il clima, e microinquinanti, che producono danni alla salute – argomenta -. Non possiamo fare a meno di bruciare legna nei camini e benzina con le auto? Io dico sì, perché possiamo e dobbiamo farlo».

Legambiente: «Elettrificazione unica via»

Stelvio Elettrica Concept

E poi ancora: «L’elettrificazione di veicoli e riscaldamenti, assieme alle altre energie rinnovabili, è l’unico percorso da seguire contro il dramma epocale dell’umanità, il cambiamento del clima. Nella provincia di Frosinone, nel mese di gennaio, sono state immatricolate appena 21 auto elettriche. È un numero ridicolo, il 3% dell’immatricolazione totale. Così, forse, il parco auto sarà rinnovato nel 2100».

Frosinone, oltre che prima per tasso di motorizzazione, spicca anche per l’anzianità delle auto. «Un parco auto obsoleto e inquinante, con 81 auto ogni 100 abitanti», rileva il presidente locale di Legambiente. C’è poi tutta la questione dei riscaldamenti. Un pezzo di Ciociaria, però, dice No alle uniche alternative sul tavolo.

Non vuole i biodigestori, che producono gas naturale attraverso la degradazione dei rifiuti che altrimenti finiscono in discarica. Né i termovalorizzatori, la cui energia termica può essere incanalata e diventare elettrica all’interno delle case. A San Vittore, a livello ambientale, si è preferito farne fare uno che immette nell’aria invece che in condotte collegate alla rete cittadina.   

Inquinamento indoor? «Alla base l’aria esterna»

Ermanno Kugler

Il dottor Kugler, rispetto all’inquinamento indoor, non la pensa proprio come il professor Buonanno. «Chiaro che sia molto utile arieggiare la casa, così come soleggiare i materassi per ridurre gli acari della polvere, e tutti gli altri consigli della nonna – ritiene – ma alla base deve esserci sempre l’aria esterna, che non è certamente favorevole alla salute e respirazione umana».

«La mia dose di particelle, però, risulta molto più elevata in ambienti indoor – controbatte il professore universitario -. Ma, negli ultimi vent’anni, c’è una differenza di valori tra le centraline di Frosinone Scalo e della parte alta della città. L’altezza, ovviamente, aiuta a ridurre la concentrazione. Ma il trend delle Pm10 è assolutamente in calo e il problema sta diminuendo. Emettiamo di meno e, sostanzialmente, quello che emettiamo è concentrato a gennaio e febbraio».

Buonanno ha studiato anche qual è la situazione di Frosinone, attenendosi alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «Chi ha respirato le Pm10 di Frosinone Scalo ha un rischio di mortalità maggiore del 6% rispetto alle condizioni ideali. Chi sta a via Mazzini, nella parte alta, il rischio aumenta invece del 2% – attesta -. Rispetto alle Pm2.5, invece, è in via Mazzini che si ha il rischio più alto, l’8%, mentre allo Scalo il 2%».

L’importanza di una casa arieggiata

È lo pneumologo Kugler a entrare nel dettaglio dell’inquinamento indoor. «Secondo i dati delle nostre attività antropiche, le pericolosità sono aumentate perché tendiamo a chiuderci sempre più ermeticamente dentro casa – riporta -. C’è un pulviscolo continuo e, anche per le allergie, stiamo avendo grosse difficoltà».

Il Covid, a detta di Buonanno, «avrebbe dovuto insegnare che la prima regola negli ambienti chiusi è la ventilazione meccanica controllata, che fa entrare aria buona perché c’è un filtro in ingresso. Non possiamo pensare di sigillare una casa. Un altro studio sta mettendo in luce il fatto che l’anidride carbonica, non considerato come un inquinante, può avere un impatto sulla salute nelle camere da letto. A rimetterci è la qualità del sonno».

«Il trend delle polveri sottili è, sì, in calo. Ma non possiamo rilassarci perché il problema resta – obietta Ceccarelli per Legambiente -. Cerchiamo il progresso, miglioramenti sostanziali del nostro stile di vita. Ma non possiamo accontentarsi, visto che la strada è segnata. Rispetto all’inquinamento indoor, se passiamo dai fornelli a gas alle piastre a induzione, è un beneficio anche a livello di salute oltre che per l’ambiente».

«A Frosinone cambio di passo, ma non basta»

Il sindaco Mastrangeli in bici sulla pista ciclabile di Frosinone

La Valle del Sacco, secondo Ceccarelli, «è un catino colmo di inquinanti che hanno effetti sulla salute, quindi dobbiamo accelerare la transizione ecologica e liberarci delle combustioni».

Che voto darebbe al sindaco di Frosinone Mastrangeli? «Sicuramente c’è stato un cambio di passo rispetto alle titubanze delle scorse consiliature – risponde Ceccarelli -. Il sindaco parla spesso di questo problema e ne parla in maniera determinata. Quindi, noi siamo fiduciosi, perché sa che è fondamentale la collaborazione dei cittadini che vogliono aiutarlo».

Chiede, però, più incisività con il suo cavallo di battaglia: la mobilità sostenibile. «Bisogna che sia chiaro ai cittadini – sostiene – che la riduzione di auto in circolazione, tra mezzi leggeri e persone che camminano a piedi, come attendiamo risposte rispetto alla vertenza sul centro storico». Legambiente, da ormai un anno, ha fatto presente altro.

L’aria che tira a Ceccano: «Buone prassi»

Un emblematico striscione affisso nella città di Ceccano

Si può ormai chiedere alla Regione Lazio di ridurre il limite di velocità nei mesi invernali nel tratto Colleferro-Ceprano: da 130 a 110 chilometri orari tra i due caselli d’inizio e fine della Valle del Sacco. «Comporterebbe meno emissioni, visto che nel tratto frusinate circolano 50mila veicoli ogni giorno», conclude Ceccarelli.

Cos’è stato fatto a Ceccano per contrastare lo smog? «Il Comune – risponde Del Broccopuò intervenire sul patrimonio pubblico e, oltre a invitare alle buone prassi, non possiamo obbligare la cittadinanza a rispettarle. Ma possiamo intervenire sulle strutture comunali, anche se poche».

Prosegue: «Nelle gare d’appalto, ad esempio, abbiamo favorito l’adozione di mezzi elettrici, a metano o ibridi per il trasporto locale e scolastico. Abbiamo poi rinnovato gli impianti di riscaldamento nelle scuole e continuiamo a farlo. E non mancherà una campagna comunale di sensibilizzazione alle buone pratiche, soprattutto all’interno degli edifici, dove passiamo la maggior parte del tempo».

«Visto il trend, stiamo vincendo la sfida»

L’assessore Riccardo Del Brocco

Con il nuovo appalto della gestione dei rifiuti, al contempo, «abbiamo aumentato il numero di lavaggi stradali – aggiunge -. Stiamo provando, anche se riescono a mitigare molto poco la qualità dell’aria, a far utilizzare nei cantieri aperti quelle vernici che attraggono le polveri sottili».

Le vernici antismog sono tra le proposte dell’opposizione di Centrosinistra, coinvolta in materia dalla maggioranza in Commissione Ambiente. Anche questo, a livello politico, rappresenta un primato negli ultimi dieci anni. «La sfida la stiamo lanciando – rivendica Del Brocco, assessore all’ambiente – e, visti anche i dati in calo di oltre il 30% nell’ultimo decennio, la stiamo anche vincendo».

Le conclusioni al professor Buonanno: «Durante il Covid si è imposto il distanziamento soprattutto negli ambienti chiusi e non aveva alcun senso. Gli ambienti chiusi devono essere gestiti a livello di inquinamento, agenti patogeni, risparmio energetico, zone comfort, tutta una serie di aspetti che rendono questi ambienti sempre più prossimi al futuro».

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