Consultazioni nel vivo e possibilità che si vada oltre l'ipotesi Conte ter. Perché Italia Viva affila la mannaia. E perché per un gioco di incastri il Presidente uscente della Camera pare l'unico collante di maggioranza. Di Maio permettendo.
Le consultazioni del Presidente della Repubblica entrano nel vivo oggi pomeriggio, quando Sergio Mattarella ascolterà Italia viva e Partito democratico, prima di concludere domani con centrodestra e M5S. La strada che conduce al Conte ter, l’ipotesi al momento ancora più probabile per risolvere la crisi, è però piena di ostacoli. Il problema è semplicemente matematico: il Capo dello Stato vuole numeri certi e il premier dimissionario non può dargliene con il raccogliticcio gruppo europeista creato per invitare volenterosi, ma che al momento ha visto l’adesione del solo Vitali. Che oltretutto ha immediatamente ingranato la retromarcia dopo una telefonata di Berlusconi e Salvini. (Leggi qui Il ‘responsabile’ Vitali accusa Tajani: “Mi ha preso a calci”)
Mandato esplorativo
Se Italia viva non dovesse proporre davvero nomi o, peggio, mettere un veto su Conte, Mattarella potrebbe al massimo consegnargli un mandato esplorativo. Due-tre giorni di tempo per verificare se ha i numeri in Senato e portare al Colle una lista di nomi certi.
Ma dietro l’ipotesi di Renzi di lanciare un ticket fatto da Paolo Gentiloni presidente del Consiglio e Mario Draghi commissario Ue c’è la volontà di aprire una discussione che vada oltre Conte.
Perché tutti sanno che sarebbe alquanto difficile togliere l’ex premier da Bruxelles per dirottarlo di nuovo a Palazzo Chigi. E contemporaneamente relegare Draghi in Europa di fatto eliminando l’unica possibile candidatura unitaria per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica in calendario all’inizio del prossimo anno.
Se dunque Conte non dovesse trovare un numero congruo di responsabili (anche se i bene informati sostengono che a Palazzo Madama sarebbero una quindicina pronti a tirar fuori la testa dopo la fine delle consultazioni) e Italia Viva dovesse insistere con il veto sull’Avvocato del Popolo, si aprirebbe una spirale di difficile soluzione.
Le teste di Bonafede ed Azzolina
Perché se alla fine Conte dovesse comunque spuntarla, Renzi gli proporrebbe delle condizioni nette. Chiedendo non solo il ministero degli Esteri per sé e un altro per la Boschi, ma pretendendo anche la testa del guardasigilli Bonafede e della ministra della Scuola Azzolina.
Così meglio cambiare spartito. E Pd e M5S ci stanno pensando. Così come Mattarella, che ha pronta la carta di Marta Cartabia in caso di governo politico a guida tecnica.
L’alternativa è un governo politico-istituzionale, guidato cioè sì da un esponente politico del Partito di maggioranza più rappresentato in Parlamento, ma che al contempo abbia anche un’alta carica istituzionale. E il nome su cui Pd, M5S e Iv convergerebbero subito è quello del presidente della Camera Roberto Fico, che spalancherebbe a quel punto la presidenza di Montecitorio a un esponente Dem, magari Dario Franceschini, o Graziano Delrio o Andrea Orlando.
Di Maio si vede… più Fico
L’unico ostacolo sarebbe proprio all’interno del Movimento. Luigi Di Maio vedrebbe meglio se stesso a Palazzo Chigi piuttosto che Fico. Soprattutto in una fase delicata per la vita dei 5 Stelle, con il tema della guida politica e del direttorio ancora irrisolto.
Ma, se la situazione precipitasse, sarebbe Fico l’unica opzione in grado di rimettere insieme al maggioranza, Renzi compreso, aprendo peraltro a un Governo tutto nuovo o comunque profondamente rinnovato. E sono proprio i probabili trombati a remare contro in queste ore.