Egato, via all’assalto finale della Regione

La giunta regionale di Francesco Rocca vara il provvedimento per cancellare la Legge con cui venivano istituiti gli Egato dei rifiuti nel Lazio. Se l'Aula lo approverà le funzioni passeranno alle Province ed ai loro presidenti.

Via al secondo assalto e questa volta da un punto diverso e con una strategia differente. Tutta in punto politico: dove i margini per la Giustizia sono pochi. La Giunta regionale del Lazio si prepara a cancellare la legge con cui il centrosinistra ha istituito gli Egato dei Rifiuti cioè gli enti formati da tutti i comuni di una provincia per gestire in maniera centralizzata la raccolta dei rifiuti. Li prevede una norma nazionale, puntando su un’unica strategia per la raccolta delle immondizie anziché 91 diverse (una per Comune) come avviene in provincia di Frosinone.

Secondo tentativo anti Egato

L’assemblea dei sindaci di dicembre

Il centrodestra lo scorso anno aveva trovato un punto di equilibrio sulla norma. E c’era anche un accordo non ufficiale per assegnare in maniera equilibrata le presidenze ed i CdA dei cinque Egato. Ma tutto era saltato la mattina dell’Assemblea con i sindaci di Frosinone riuniti in Provincia per varare il loro Egato (il primo nel Lazio). I retroscena raccontano di un’infuocata telefonata di Fratelli d’Italia alla Lega con cui disdettare ogni parola data e posizionarsi sulla linea del No a quelli che andavano classificati come “Poltronifici”. A Frosinone ne approfittò l’allora capogruppo leghista (oggi in Forza Italia) Gianluca Quadrini che in quel vuoto di ordini piazzò due suoi nomi. (Leggi qui: Egato, Buschini presidente: la Lega caccia Quadrini e Girolami). Davanti al crollo dell’intesa, il centrosinistra guidato da Daniele Leodori decise di congelare tutto.(Leggi qui: Egato: tutto rinviato ma Frosinone resta valida).

Una volta vinte le elezioni, il centrodestra di Francesco Rocca è stato coerente con la propria linea: gli Egato non sono indispensabili e le loro funzioni possono essere svolte dalle Province. Per questo a luglio vara un provvedimento con cui annulla la convocazione dell’assemblea di Frosinone: puntando a far cadere di conseguenza l’elezione del presidente Mauro Buschini e del CdA. Ma il caso finisce davanti al Tar che a luglio stesso sospende quel decreto: ritiene che non ci siano molti dubbi sulla validità dell’assemblea; il ricorso del professor Francesco Scalia ad agosto rende ancora più evanescenti i dubbi della Regione. (Leggi qui: Il Tar blocca tutto: resta l’Egato e pure Buschini).

Resta a quel punto una via differente e più diretta. La via politica. In pratica il centrodestra che guida la Regione Lazio ora dice nella sostanza “a prescindere dalla validità o meno dell’assemblea, noi riteniamo che gli Egato non siano indispensabili e per questo abroghiamo proprio la legge con cui sono stati istituiti.

La strettoia per il Pd

Nicola Zingaretti con Roberto Gualtieri

La Giunta regionale ha messo a punto un provvedimento che ora dovrà essere votato dal Consiglio regionale del Lazio. Lo firma l’assessore Fabrizio Ghera. Nel testo si dice che la Regione Lazio “intende abrogare le disposizioni introdotte nella precedente legislatura volte a disciplinare l’istituzione degli enti di governo degli ambiti territoriali in Regione. E vede la necessità di aggiornare e revisionare il Piano di gestione dei rifiuti, anche esso approvato nella scorsa legislatura ma che risente della oggettiva necessità di un profondo adeguamento”.

Sul piano politico è una specie di strettoia nella quale sarà molto complesso passare per il Centrosinistra e per il Pd. Perché lo scorso anno fu lo stesso centrosinistra allora al governo regionale a dire che quel piano appena approvato andava cambiato. Perché?

Per capirlo vanno inseriti due elementi. Il primo: nel Piano c’è una norma approvata su sollecitazione del Movimento 5 Stelle all’epoca alleato del governo Zingaretti. Vietava la creazione di nuovi termovalorizzatori nel Lazio. Il secondo: subito dopo quella norma ci furono le elezioni Comunali vinte a Roma da Roberto Gualtieri che con l’assistenza dell’allora Capo di Gabinetto Albino Ruberti scelse senza indugio la strada del termovalorizzatore per eliminare i rifiuti dalle strade della Capitale.

Comune di Roma a guida Pd su una posizione opposta a quella della Regione Lazio a guida Pd. Come uscirne? I Dem dissero che il piano appena approvato era da rivedere perché la sindaca Virginia Raggi aveva fornito dati rivelatisi del tutto sballati, facendo sviluppare un piano da rifare.

Prima il piano e poi gli ambiti

Fabrizio Ghera (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Fabrizio Ghera oggi mette in evidenza che l’individuazione degli ambiti ottimali è conseguente al Piano stesso. Pertanto, l’obiettivo della revisione e dell’aggiornamento del Piano implica il superamento dello schema già definito.

Punta al coinvolgimento delle Province ed al comma 7 dell’articolo 200 del decreto legislativo 152/2006. Cioè? Dice che l’adozione di modelli alternativi anche in deroga al modello degli Ambiti Territoriali Ottimali sia possibile laddove le regioni predispongano un piano regionale dei rifiuti che dimostri la propria adeguatezza rispetto agli obiettivi strategici previsti dalla normativa vigente.

Tradotto: faccio un piano diverso, dimostro che le funzioni degli Egato posso affidarle alle Province e quindi vado in deroga al modello che li prevede.