Fazzone sbaglia l’ultima fuga in solitaria nel mare di Acqualatina

Come cambiano le cose dopo la votazione che ha cambiato gli assetti in Acqualatina. Al di là dei numeri c'è un cambio di schema ad imporre una diversa visione. Facendo apparire improvvisamente obsoleto il modello con il quale Fazzone ha governato finora quei processi

Giorgio Zanzibar

Aromi di spezie e di notizie

La tessitura andava avanti da mesi e la tela preparata dal senatore di Forza Italia Claudio Fazzone aveva una trama fitta e resistente. Abbastanza da poter contenere il peso della nuova governance di Acqualatina Spa: nuova nel senso gattopardesco che tutto deve cambiare affinché tutto resti come prima.

La prima mossa era stata quella di inserirsi nelle seconde file di Italgas, l’azienda  che con il benestare governativo di Fratelli d’Italia è subentrata meno di un anno fa ai francesi di Veolia, partner privato di Acqualatina con il 49% di azioni. (Leggi qui: Acqualatina torna italiana, Italgas compra la quota francese).

La manovra e le contromisure

Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

Giusto il tempo di mettere piede nella scatola a vetri di viale Nervi col pretesto di cominciare a prendere cognizione dell’assetto aziendale della compagnia cui è affidata la gestione del servizio idrico integrato in provincia di Latina, in un pezzetto della Ciociaria e nei comuni di Anzio e Nettuno. Gli inviati di Italgas si sono subito messi lavoro pur non avendone ancora i titoli formali: una sequenza di sostituzioni nei posti chiave di Acqualatina, servendosi dell’Ad veoliano Marco Lombardi e mettendo all’angolo il Presidente azzurro sostenuto da Fazzone.

Sembravano i segnali delle ostilità aperte contro Forza Italia utilizzando le truppe della governance, ma erano soltanto specchietti per le allodole: in vent’anni di potere incontrastato della spa dell’acqua, Fazzone si è blindato posizionando professionisti e tecnici di massima fiducia, oltre che di Fondi, diventati col tempo una risorsa irrinunciabile per l’azienda di cui conoscono a fondo ogni angolo e ogni sfumatura. Dunque, il giro di giostra delle nuove nomine e delle sostituzioni aveva l’unico scopo di istituzionalizzare l’ingresso del nuovo socio privato e lasciar credere che tutto si stesse svolgendo come da copione.

L’unica figura di cui Acqualatina non aveva davvero bisogno è quella del presidente, che Fazzone, con cinismo politico non ha esitato a sacrificare utilizzandolo come copertura: mentre la guerra tra l’Ad dei privati e il presidente azzurro della parte pubblica finiva a puntate sui giornali lasciando intendere che Italgas stesse scalando anche politicamente la muraglia di Acqualatina, Claudio Fazzone si preparava ad organizzare la resistenza per la battaglia finale, quella che sarebbe coincisa con l’approvazione del bilancio e la nomina del nuovo asset interno, componenti del Cda e collegio dei revisori.

Le tracce della strategia

La prova di questa complessa strategia è venuta fuori puntuale e inaspettata il 15 aprile, dopo un rinvio di quasi un mese, durante l’assemblea dei soci di Acqualatina; segno di uno schema collaudato molto caro a Fazzone.

Nel momento in cui Forza Italia e il presidente dell’assemblea Gerardo Stefanelli si sono resi conto che stavano rischiando di perdere la battaglia è stata messa ai voti la richiesta di rinviare la seduta a data da destinarsi e anche i rappresentanti di Italgas/Veolia, Mereu e Lombardi, si sono alzati per andarsene. Circostanza che avrebbe fatto venir meno il numero legale necessario per opporsi al rinvio.

Stavolta sono stati richiamati all’ordine e costretti a rimanere seduti e fare da spettatori, perché il socio privato non può inserirsi nelle dinamiche della parte pubblica.

Ma non è soltanto questo che ha scombinato i piani di Fazzone.

La pista politica

Nicola calandrini

Anche Fratelli d’Italia si è mossa per tempo per preparare il terreno di coltura e seminare l’idea di un nuovo corso per la gestione di Acqualatina.   Il senatore Nicola Calandrini è proverbialmente prudente e il risultato delle elezioni provinciali ha fatto da indicatore sullo stato di buona salute degli azzurri pontini. E quindi, piuttosto che puntare ad uno scontro dagli esiti incerti, la strategia di Fratelli d’Italia è stata quella di tentare la strada del consociativismo in casa: ricompattare il centrodestra ridisegnando intorno agli equilibri di Acqualatina la mappa delle alleanze nei comuni e negli enti derivati dell’intera provincia. Insomma, la strategia era quella di imbastire l’avvio di una nuova stagione, magari anche il segnale di una raggiunta maturità politica, un requisito che poteva valere come ottimo biglietto da visita a Roma, dove la forza delle periferie non è mai abbastanza.

Un disegno che è andato a genio alla Lega di Claudio Durigon, ma che Forza Italia non ha voluto prendere in considerazione. Evidentemente perché Claudio Fazzone riteneva di potercela fare anche stavolta da solo e con l’immancabile assistenza del Partito Democratico e di qualche sindaco espressione del civismo. Ma stavolta i conti del senatore di Fondi non si sono chiusi con la quadratura. Perché la politica della coesione si è rivelata agli occhi di tanti sindaci più convincente della riproposizione dello sfruttatissimo schema da Risiko tanto in voga nei corridoi di Acqualatina.

Il ruolo di Principi

Lanfranco Principi

Ma a convincere davvero è stato il ruolo di tessitore affidato al sindaco di Aprilia Lanfranco Principi. È stato lui ad aprire il varco da dove sono confluiti in numero sufficiente i Comuni che hanno cambiato il corso della storia di Acqualatina.  Segno che il dialogo politico può ancora vincere sulle strategie improntate sul registro del cinismo. E sulla prepotenza politica se si tiene conto dell’accorata presa di posizione del sindaco di Sperlonga Armando Cusani che nel periodo in cui fu presidente della Provincia e dunque da presidente dell’assemblea dei soci della SpA dell’acqua, ha gestito a lungo le dinamiche del sistema idrico integrato dell’Ato 4, condividendole proprio con Fazzone. Che da tempo non è più nelle sue corde. 

È il chiaro segnale di un assetto politico nuovo, con uno schema ed un ragionamento diversi da quelli del passato. Il superamento dei tatticismi basati sul cinismo dei numeri per passare invece ad un modello nel quale è il dibattito politico a determinare le scelte. Un modello sul quale anche Claudio Fazzone dovrà tarare le sue tattiche se vuole evitare di diventare obsoleto.

Quanto ad Acqualatina, c’è ora una sfida nuova. È quella di dimostrare che dietro l’impianto che ha condotto a voltare pagina nel fortino di viale Nervi c’è anche un po’ di consapevolezza sul ruolo di servizio che quella società per azioni esercita nei confronti di una comunità di oltre seicentomila anime che pagano bollette sostanziose per avere servizi che non sempre si rivelano all’altezza.