Il J’Accuse di Petrarcone prima dell’addio

L'atto di accusa di Giuseppe Golini Petrarcone. Che annuncia per domani mattina le sue dimissioni. Una promessa fatta a Luigi Russo per lasciare la scena al figlio Armando in quest'ultimo anno. Poi le accuse all'ex amico Salera: "Messo a disposizione la mia esperienza, non l'hanno voluta”. E le due bombe pesantissime sull'inchiesta che ha coinvolto 3 consiglieri dell'opposizione: "Sei magistrati hanno ritenute inattendibili le accuse”. E non finisce qui

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Se n’è andato. Lascia il Consiglio Comunale di Cassino. Per una promessa e con un’amarezza. Ed una consapevolezza: impossibile superare il record di suo padre che fu consigliere comunale in quella stessa Aula ininterrottamente per 35 anni, dal 1949 al 1984. Altri tempi, altri uomini. Giuseppe Golini Petrarcone va via anche per questo. Ha annunciato le dimissioni nel corso della seduta di questo pomeriggio.

Non è un addio alle armi, non è un’uscita dalla politica. Perché «La politica la si ha nel sangue e la si può fare anche da libero cittadino. Ed io continuerò fino a quando avrò la voglia e le forza ad interessarmi dei problemi e dei progetti della mia amata Cassino».

La promessa

Luigi Russo

Va via per una parola data. «Lo avevo promesso ad un caro amico e per me ogni promessa è debito» ha spiegato Peppino Petrarcone nel suo intervento. Aveva dato la sua parola a Luigi Russo, figura storica della socialismo democratico a Cassino ed in provincia di Frosinone. Era stato più volte consigliere comunale ed assessore, vicesindaco del mitico Totonno Ferraro, sindaco di fatto quando Ferraro si ammalò. (Leggi qui: Due o tre cose che non vi hanno detto su Luigi Russo).

«Questo amico oggi non è più tra noi. Lascio il mio seggio a suo figlio Armando Russo: dal prossimo Consiglio prenderà il mio posto, a seguito delle mie dimissioni che formalizzerò domani». A Luigi Russo, l’ex sindaco Petrarcone aveva promesso che nell’ultimo anno di consiliatura avrebbe lasciato la scena ad Armando: in segno di riconoscenza per averlo appoggiato nella candidatura a sindaco sia nel 2016 che nel 2019; per dargli modo di dimostrare alla città la sua capacità in Aula. «Ancorché giovane, saprà svolgere questo ruolo con impegno, competenza e successo».

Armando Russo

C’è poi il ricorso del padre Vincenzo Golini Petrarcone: fu un pezzo dello storia di Cassino e della sua ricostruzione. Fu tra i grandi che traghettarono la città dalle macerie alla ricostruzione. «Lascio questa Assise consapevole che non avrei mai potuto superare il periodo di partecipazione di mio padre Vincenzo. Mai nessuno nella Cassino repubblicana è stato amministratore per tutto il tempo che lo è stato lui: quasi sempre orgogliosamente dai banchi della minoranza, con una parentesi da consigliere – assessore nell’amministrazione Restagno dal 1954 al 1958».

Ma il tempo dei malinconici ricordi del passato è agli sgoccioli. Sta per entrare in scena l’altro Petrarcone: quello che al posto del fioretto impugna la scimitarra. «A parte questo record sfumato, lascio questa sera questo scranno con poca nostalgia e senza rimpianti».

Il mio ex amico Enzo

Enzo Salera

Non c’è rimpianto per un’Aula governata oggi da chi ieri era il suo braccio desto più fidato. Il sindaco Enzo Salera è stato il vicesindaco e l’assessore al Bilancio di Petrarcone sindaco. Cinque anni fa, al momento di decidere la candidatura si è consumata una profonda lacerazione tra i due: Salera ha posto la sua candidatura sul tavolo proponendo le Primarie, Peppino l’ha giudicato un affronto. Si sono contati su schieramenti opposti. Non glielo ha mai perdonato.

E nemmeno Enzo Salera lo ha fatto. L’uomo è rancoroso di indole. Ed in Aula non ha mai evitato di metterlo in evidenza.

Peppino Petrarcone si assume la responsabilità della sconfitta e di ciò che ne è poi seguito. «Non ho potuto incidere sulle decisioni da prendere da parte di questa assise. Eppure  molte volte abbiamo richiesto di essere coinvolti: abbiamo votato a favore di numerose proposte. Ma, per contro, mi tornano in mente gli impegni sulla costituzione della Commissione Grandi Opere, purtroppo mai riunitasi; eppure c’era da parlare dei fondi del Pnrr».

Aveva messo a disposizione la sua esperienza: senza inciuci, senza pretese. Restando all’opposizione. «Ricordo ancora la richiesta più volte avanzata  di partecipare alla proposta del Piano Urbano del Traffico. Anche su questo argomento nessun coinvolgimento. Finanche la proposta fatta alla fine dello scorso anno di organizzare una Grande Marcia per la Pace. Si è fatta solo qualche giorno fa, in ritardo e senza una adeguata partecipazione».

Il J’Accuse

Petardi, miccette, piccoli tric trac: la bomba di Maradona sta per fare il suo boato. Giuseppe Golini Petrarcone accende la miccia quando ricorda il Consiglio Comunale del 22 dicembre 2020: fu quello nel quale il sindaco Enzo Salera pronunciò la sua famosa invettiva contro la ‘feccia della politica‘. (Leggi qui: Salera pirotecnico: ci mette la faccia e bastona la ‘feccia’).

In quel Consiglio «si doveva parlare di viabilità cittadina, la famosa “Corsia ciclabile”, miseramente cancellata dal passaggio degli pneumatici di auto, moto e pochissime biciclette. Esaurito quell’argomento dovemmo assistere all’arringa accorata del sindaco, che nel suo intervento, meticolosamente preparato, ci definì feccia. Rimanemmo di stucco, attoniti, ci sentimmo offesi, feriti».

Fu una denuncia circostanziata. Enzo Salera rivelò in Aula che qualcuno dei presenti aveva tentato di tirare per la giacca consiglieri della sua maggioranza per tentare di pilotare l’appalto per l’efficientamento energetico. Effettivamente a distanza di un paio d’anni la Procura della Repubblica di Cassino ha concluso le sue verifiche ed ha chiesto l’arresto per l’allora Segretario Provinciale di Italia Viva Salvatore Fontana. Non concesso dal Giudice che ha ritenuto sufficiente un divieto di dimora a Cassino. (Leggi qui: Salera denunciò la ‘feccia’: indagati Fontana e l’ex governatore del Molise).

Ricorda ora Petrarcone: «Il sindaco fece un rapido quanto sibillino cenno alla manipolazione di appalti pubblici da parte di qualche Consigliere. Abbozzammo, io per primo, un intervento con richiesta di spiegazioni, che non ci furono. Ma il sindaco parlava evidentemente con cognizione di causa. Sapeva di una denuncia fatta: da chi e contro di chi».

Sei magistrati: “Accuse inattendibili”

Salvatore Fontana

Petrarcone sgancia la prima bomba. «Mi limito a dire a tutti voi che quelle espressioni hanno offeso l’intero Consiglio. Al Sindaco in primis dico che se ha  letto le motivazioni delle ordinanze dei due Tribunali del Riesame, quello di Roma e quello di Frosinone per rispettive competenze sulle misure irrogate dovrebbe solo chiedere scusa a Salvatore Fontana ed a tutto il Consiglio Comunale».

Perché il sindaco dovrebbe chiedere scusa a chi avrebbe tentato di pilotare l’appalto? «Quei due tribunali, composti ognuno da tre magistrati, hanno di fatto demolito l’ipotesi accusatoria, definendo ‘inattendibili’ ed ‘inutilizzabili le dichiarazioni accusatorie. Un’ipotesi fondata sulla denuncia, mi dispiace dirlo, di un consigliere comunale». In pratica, la sintesi fatta da Petrarcone è: un Consigliere della maggioranza Salera racconta una storia, un magistrato apre un’indagine, il sindaco accusa i suoi avversari di essere ‘feccia’, sei magistrati esaminano quel racconto e rimandano tutti a casa perché lo giudicano inattendibile.

Ma non finisce qui. In quell’indagine finisce lo stesso Petrarcone con l’accusa di avere violato il segreto investigativo, ci finisce il sindaco di Pontecorvo con l’accusa di essere coinvolto in un altro tentativo di truccare un appalto analogo nella sua città. Ci finisce il consigliere comunale di opposizione Massimiliano Mignanelli per e lo stesso Fontana per peculato. Cioè? Avere approfittato di un bene dello stato. Quale? La dose di vaccino anti covid Pfizer che avrebbero ottenuto nonostante – secondo la Procura – non ne avessero diritto.

Esposto al pubblico ludibrio, Massimiliano Mignanelli ricorda a tutti che la dose di Pfizer gli toccava per protocollo sanitario in quanto vittima di un infarto dal quale lo hanno salvato in Terapia Intensiva; Salvatore Fontana ricorda di avere preso al volo la disposizione del generale Figliuolo che disse “Se avanzano le dosi, invece di buttarle, vaccinate il primo che passa” e lui si mise a disposizione.

La seconda bomba

Giuseppe Golini Petrarcone

Ricorda Petrarcone «il Tribunale del Riesame di Roma insussistente il reato di peculato, contestato a Salvatore Fontana e Massimiliano Mignanelli. Saranno poi i Tribunali giudicanti a decidere e noi a far valere le nostre sacrosante ragioni».

Lo dice fuori dai denti e senza girarci attorno. «Quello che da questa brutta storia non mi va giù è che in una indagine, con persone coinvolte che nulla hanno a che fare tra loro, ed i capi di imputazione non certo collegati, vi è però, sotto gli occhi di tutti, un comune denominatore». Cosa unisce tutti quegli indagati? «Sono le persone che sono o sono state sedute in questi scranni: il sottoscritto, Massimiliano Mignanelli e Salvatore Fontana, che si è dimesso».

Lascia capire che la storia non finisce qui. Non intende lasciarla finire qui. «Non so quanti di voi se la saranno posta, ma io qualche domanda me la sono fatta; e mi sono dato anche qualche risposta, che per ora mi tengo per me. Ma solo per ora».