La situazione in provincia di Latina si sta facendo critica. Il mini lockdown non è arrivato in maniera pacifica. Ma al culmine di uno scontro istituzionale. Dove giurano siano volati i vaffa
La situazione è complicata e non è detto che il giro di vite imposto nelle scorse ore dalla Regione risolverà la situazione. La curva dei contagi da Covid in provincia di Latina si è arrampicata verso il cielo, come quelle salite che paiono infinite nei rollercoaster americani. Il +155% dei contagi dal 4 al 8 di ottobre ha determinato una inevitabile reazione istituzionale. Anche perché nel pontino ogni per 10mila abitanti oggi ci sono 14 contagiati. Anche la distribuzione nei 34 Comuni del Pontino fornisce dati allarmanti: in 14 città si è superata la soglia di attenzione di dieci casi per 10 mila abitanti. Mentre 4 sono vicinissime al parametro.
Nel Basso Lazio inizia a sfiorare la quota critica: i posti in Malattie Infettive stanno finendo, le Terapie Intensive tornano ad affollarsi. È per questo che scattano le misure da mini lockdown per la provincia di Latina. Perché la situazione rischia di diventare incontrollabile.
Scontro fra istituzioni: inevitabile
Il percorso che ha portato a questa decisione non è stato il risultato di un pacifico confronto. Anzi, qualcuno parla senza mezzi termini di scontro istituzionale tra Regione ed istituzioni della provincia di Latina.
Dall’assessorato alla Sanità, in effetti, per giorni si è continuato a ripetere che erano allo studio nuove misure per la provincia di Latina. Tuttavia per due giorni di queste misure non si è vista ombra. Mercoledì sembrava il giorno giusto, vista la riunione che si è svolta in Prefettura. Ma ad un certo punto la discussione si è arenata. Da quel momento, al comunicato della Regione con l’annuncio del mini lockdown sono passate 24 ore.
I ben informati affermano che la Regione abbia chiesto, con forza, alle istituzioni pontine un provvedimento. Da Latina è arrivato un netto “no”. Qualcuno parla di sonori vaffa che sono volati da un capo all’altro del telefono. Perché a Latina non volevano prendere questo provvedimento? Perché quell’aumento dei contagi non era riferibile a tutta la provincia, ma solo a zone particolari come Terracina, Cisterna ed Aprilia.
Quindi la risposta della Regione è stata: “Chiudiamo dove sono i problemi”.
Lockdown, “O chiudiamo tutto o nulla”
La Regione non ha voluto sentire ragioni. Ed ha ricordato che quello provinciale è un sistema aperto. E che la mobilità ad esempio da e per Aprilia, è fortissima verso Latina e Roma addirittura. Stessa cosa per Cisterna. L’ultima offerta è stata: “O si chiude tutto o nulla”.
Da qui si è arrivati a questa via di mezzo: un mini lockdown totale per evitare la chiusura di singole città.
Una spiegazione che ha fornito anche il Dg della Asl Giorgio Casati. Sostenendo che c’è necessità di preservare quei Comuni che hanno situazioni meno significative. In un contesto dove su tutto il territorio è impossibile individuare un caso zero. Questo perché la gente si è mossa per settimane e l’origine del contagio potrebbe essere ovunque.
La chiosa di Casati è forse il messaggio più importante: «Questi quattordici giorni sono decisivi al fine di ridurre l’incidenza dei nuovi casi. Un obiettivo che riguarda tutti. Ci siamo già riusciti una volta, ce la faremo anche questa».
Casati: preoccupato in prospettiva
Il direttore generale della Asl Giorgio Casati ha voluto quindi parlare alla cittadinanza. E spiegare perché per le prossime due settimane i locali chiuderanno prima. Perché le feste potranno avere al massimo venti invitati. Poi perché i locali dovranno esporre un cartello con un massimo delle persone che possono essere all’interno. E perché non potremo andare a cena in un locale in sei ed essere seduti allo stesso tavolo.
Il perché è semplicissimo: «La situazione attuale in provincia di Latina è preoccupante. Non solo per il momento contingente, ma anche in ottica prospettica». Cercheremo di essere ancora più chiari: arriva l’autunno, il virus avrà terreno fertile, insorgerà l’influenza. Cioè avremo gli ospedali pieni zeppi di malati.
La situazione potrebbe finire fuori controllo. Per questo Giorgio Casati spiega che le limitazioni di oggi servono per «evitare l’adozione di misure più stringenti, ad esempio un lockdown, che tutti vogliamo evitare. E’ a questo scopo che oggi si rendono necessarie le misure restrittive su tutto il territorio provinciale». Questo, senza mezzi termini, è il parere del manager della Asl pontina. L’obiettivo è quello di limitare i contatti sociali, di evitare quelle situazioni in cui risulta difficile scongiurare il contagio.
Un sacrificio che impatta su alcune categorie economiche. Ma che non può e non deve essere letto in termini negativi. Insomma Casati ha voluto dire: “Non vi lamentate se ora avrete, per un periodo limitato, un calo della clientela. Il rischio è che per uno stesso periodo voi dobbiate abbassare la saracinesca come accaduto ad aprile“.