Il Consiglio comunale di Ceccano si conclude con un quarto d’ora di fuoco. Alessandro Savoni eletto ufficialmente Presidente: «È la prima seduta e state facendo un casino, il prossimo esce fuori». Si sono astenuti, oltre a lui stesso, i consiglieri di Centrosinistra: «Non indipendente dal Sindaco, cambio frutto di accordi politici del Centrodestra». La Tari cala un po’, ma dal prossimo anno salirà: è scontro sui rifiuti
«Massa e Querqui, Massa e Querqui. Basta sennò devo farvi uscire, cortesemente». È iniziata così, nella tarda serata di ieri, l’avventura di Alessandro Savoni alla presidenza del Consiglio comunale di Ceccano nella seconda parte di mandato. È finita che ha dovuto richiamare all’ordine i litiganti Daniele Massa e Andrea Querqui nell’infuocato quarto d’ora finale dell’ultimo Consiglio comunale.
Massa, consigliere di Fratelli d’Italia, aveva caldamente invitato l’oppositore Querqui, capogruppo de Il Coraggio di Cambiare, ad andarsene a casa sua invece di ‘raccontare fandonie‘. Si è innescata la bagarre: mentre Centrodestra e Centrosinistra si stavano ormai scannando sui rifiuti. Dopo che larga parte di seduta era stata arricchita da stilettate.
Querqui, candidato col Pd e più votato in città alle scorse Elezioni regionali, ha abbandonato alla fine l’aula. E Roberto Caligiore, due volte sindaco di FdI, ha sentenziato: «Quando si parla e si chiedono spiegazioni, è anche bello sentire gli altri che te le danno. Questo fa parte della strana democrazia che grida ai sette venti. Ma se non dici e fai quello che dice lui, si alza e se ne va. Preparatevi per averlo come prossimo candidato a sindaco. Auguri».
La Tari, la tassa sui rifiuti, per ora cala ma è destinata all’impennata come nel resto della provincia di Frosinone. Ma ci sono stati rifiuti anche nell’altro senso: «Questi atteggiamenti sono una mancanza di rispetto – ha tuonato il neo presidente Savoni -. Facciamo tutti i passaggi, gli in bocca al lupo al Presidente e poi alla prima seduta fate un casino. Sono dieci minuti che si è prenotato il consigliere Fabio Giovannone. Il prossimo che parla, senza che gli ho dato la parola, venga cortesemente messo fuori dall’aula dalla Polizia municipale».
La staffetta alla Presidenza del Consiglio
È stato questo l’originale passaggio di testimone quello tra Giovannone e Savoni, la preannunciata staffetta sancita in avvio di seduta consiliare. Savoni, a seguito delle dimissioni di Giovannone, è stato eletto con dodici voti favorevoli: quelli del sindaco, dei nove consiglieri di maggioranza e, tra i banchi dell’opposizione, del consigliere del Psi Emiliano Di Pofi e dell’indipendente Tonino Aversa.
Ad astenersi, invece, sono stati in quattro: oltre all’unico candidato, per diversissime ragioni, i consiglieri di Centrosinistra Querqui, Emanuela Piroli (Il Coraggio di Cambiare) e Mariangela De Santis (Nuova Vita). Querqui e Piroli, dal canto loro, si sono astenuti perché ritengono che «nessuno dei consiglieri di maggioranza abbia l’autonomia e l’indipendenza dal sindaco necessarie per ricoprire il ruolo di Presidente, che invece dovrebbe garantire tutti i consiglieri comunali ed essere super partes. È vero che Savoni in passato ha militato in partiti di Sinistra, ma è pur vero che oggi fai parte di un partito di estrema Destra. E, francamente, questo ci impedisce di far convergere i nostri voti su di te».
A rincarare la dose, poi, è stata la consigliera De Santis: «A parte la volontà di astenermi, motivata dal fatto che il cambio di Presidente è frutto di accordi politici in maggioranza, gli faccio un in bocca al lupo auspicando che possa rappresentare tutta l’assise e, perché no, convocare un Consiglio in cui possiamo trattare interrogazioni, interpellanze e mozioni».
Super partes, ma fino a un certo punto
Savoni, una volta eletto, ha voluto ringraziare «chi mi ha dato il voto e chi non me l’ha dato, perché sarò il Presidente di tutto quanto il Consiglio comunale, un ruolo importantissimo e spero di riuscire a esercitarlo nel miglior modo possibile». Altrettanto cortesemente si è rivolto all’opposizione: «Capisco la votazione fatta dal gruppo Il Coraggio di Cambiare, ci mancherebbe. Ma non sono d’accordo con le affermazioni sul sindaco e sulla presidenza del Consiglio. Il Presidente è super partes in questa sala consiliare, ma non è che debba prendere posizioni diverse dal resto della maggioranza».
Si è accesa la classica discussione sulla potenziale ambiguità del presidente del Consiglio. Che deve essere garante dell’intero Consiglio comunale, anche dell’opposizione, ma resta pur sempre un consigliere di maggioranza. In caso contrario, come ha detto lo stesso Savoni, «verrebbe a mancare anche il rapporto di fiducia con gli elettori che ci hanno permesso di stare qui. Ringrazio anche l’altra parte dell’opposizione che ha voluto credere in una persona sempre rispettosa».
Un ringraziamento particolare, però, l’ha voluto fare al presidente dimissionario Giovannone: sono stati accentuati da tutti i vertici di maggioranza, nell’occasione, il suo rispetto degli accordi e la sua contestuale rinuncia all’indennità, lo stipendio da Presidente. «In politica tante cose vengono date per scontate ma così non sono – gli ha tributato Savoni -. Si è dimostrato di parola, quindi ha tutta la mia stima». (Leggi qui Il Caligiore 2 si riassesta: indipendenza dalla Lega e Presidenza a FdIe poi quiGiovannone si dimette: «Mantengo la parola data»).
Caligiore: «Ma quali spalle coperte?»
Caligiore, già accusato di avere Giovannone come “guardia del corpo”, ha ironizzato: «Mi devo preparare, prima avevo le spalle coperte da Fabio e ora ce le avrò da Alessandro. Scherzi a parte, sono orgoglioso del segno di grande maturità che questa maggioranza ha dato oggi».
Chiusa la parentesi del nuovo Presidente, prima di guastarla nel finale, il Consiglio è entrato nel vivo con il doppio punto all’ordine del giorno nel campo dei rifiuti. La tassa sui rifiuti aumenterà il prossimo anno. Si deve soprattutto all’aumento dei costi di conferimento dei rifiuti indifferenziati nell’impianto Saf di Colfelice. Il costo a tonnellata è balzato da 139 a 161 euro. Al Comune di Ceccano costa 45mila euro in più: sono il costo per il nuovo ente dei rifiuti Egaf. Al quale andrà aggiunto poi l’aumento del costo di gestione.
L’amministrazione di Centrodestra, però, ha fatto ricorso al Tar anche per contrastare l’elezione di Mauro Buschini, ex consigliere regionale del Pd e coordinatore della maggioranza di Nicola Zingaretti, alla presidenza dell’Egaf: il nuovo Ente di gestione dell’ambiente e dei rifiuti della provincia di Frosinone. Anche il Comune di Fiuggi aveva deciso di fare ricorso e ora aspetta il giudizio di merito. (Leggi qui Dormi tranquillo, presidente Buschini).
Rifiuti: tasse un po’ giù e poi su
Che la Tari aumenterà nel 2024 l’ha detto a modo suo l’assessore all’ambiente Riccardo Del Brocco: «Per una serie di motivazioni di matrice politica, purtroppo, difficilmente riusciremo a mantenere i costi delle tariffe sugli attuali standard, perché ci sarà una serie di aumenti e costi aggiuntivi che andranno purtroppo anche questi in tariffa. Quando non si fanno politiche lungimiranti in materia di rifiuti, purtroppo, il terminale ultimo è rappresentato dai cittadini. È un settore che in provincia è stato guidato da uomini del Partito Democratico».
Ha sparato su tutta la linea o quasi: «È giusto riconoscere meriti all’ex presidente della Provincia Francesco Scalia, che avviò il ciclo integrato dei rifiuti – ha detto Del Brocco, dirigente provinciale di FdI – ma non posso dire la stessa cosa del suo erede politico Antonio Pompeo». Ancor prima che alla passata Regione Lazio a guida Pd, ha messo nel mirino chi ha guidato la Provincia negli ultimi due mandati prima dell’Era Di Stefano.
«Nonostante dieci anni di amministrazione e una maggioranza amplissima – ha tuonato l’assessore all’ambiente di Ceccano – Pompeo non è stato in grado di individuare la nuova discarica in provincia di Frosinone dopo l’esaurimento di quella di Roccasecca con i rifiuti di Roma, dovuto agli errori commessi dal Regione Lazio di Nicola Zingaretti e del Pd».
De Santis: «Egato creati da Berlusconi»
Del Brocco ha concluso: «L’Egaf è un nuovo mostro burocratico in recepimento di una legge nazionale, ma se le cose funzionano in Emilia Romagna non è detto che funzionino nel Lazio. Non ne faccio una colpa ai consiglieri che hanno la tessera del Pd, ma fate parte di un sistema che ha causato questo, difficilmente difendibile allo stato delle cose». (Leggi qui Egato, Del Brocco: «Contro le poltrone del Pd si doveva agire prima»).
Non sono mancate allora le puntualizzazioni del Centrosinistra. Prima quelle della consigliera di minoranza Mariangela De Santis: «L’Egato non è un ambito inventato dalla Regione, ma fu creato dal Governo Berlusconi e successivamente richiamato da un altro Governo Berlusconi con ministro Meloni. E tutte le Regioni, tranne la Lombardia e qualche altra eccezione, lo hanno recepito. La legge regionale prevede l’autonomia degli ambiti di riferimento, quindi ogni provincia gestirà autonomamente il proprio ciclo dei rifiuti, ottimizzando la raccolta ma anche il riciclo e il riutilizzo della vendita del rifiuto differenziato. Questo ci porterebbe a essere liberi dai rifiuti di Roma».
L’oppositore Andrea Querqui ha poi sferzato: «Se non sbaglio, i primi a dire nel Lazio che il piano rifiuti doveva essere gestito per ambiti è stata nel 2011 l’allora presidente Renata Polverini, non di certo di Centrosinistra. E ho letto che questa Amministrazione regionale ha intenzione di fare l’Ambito unico regionale. Diventeremmo la discarica di Roma». Daniele Massa, dall’altra parte, ha poi replicato: «Lo siamo già diventati».
Querqui: «Nell’Egaf anche la Destra»
Querqui, civico propenso al Pd, ha detto la sua anche sull’Egato: «A Frosinone il presidente è del Partito Democratico, come sarà magari di Fratelli d’Italia quando verrà eletto a Latina. Nel Consiglio d’amministrazione dell’Egaf sono rappresentati vari Partiti e, da quello che sono, qualcuno di Fratelli d’Italia ha provato a entrarci. Nell’Egato non è che c’è soltanto il Partito Democratico, ma anche partiti di Destra».
Quella Destra che, al contempo, guida ormai Governo, Regione e Ceccano: l’ex Stalingrado della Ciociaria. «Sono stato in Regione – ha detto a riguardo il sindaco Caligiore -. Nelle determine e delibere regionali, ora che il Centrodestra al comando, vedrete che sarà sempre più presente Ceccano». Si è ribadito un concetto: la Regione Lazio, quand’era retta dal Pd, avrebbe praticamente escluso il Comune dai finanziamenti in quanto amministrato da FdI.
Emanuela Piroli, ormai nuovamente Democrat, ha fatto un distinguo in materia ambientale rispetto al Pd pre Schlein. Un distinguo che è stato apprezzato alla fine anche dal sindaco Caligiore. Ma la consigliera Piroli, già candidata sindaca nel 2020, ha aggiunto altro: «Mi auguro che prima o poi si chiuderà la sagra della colpa a “quelli di prima”, che caratterizza l’agire della vostra parte politica».
Asse FdI: Governo, Regione, Comune
Con un attimo si è fatto un salto fino al Governo passando per la Regione Lazio. «Lo stiamo vedendo anche con le vicende governative a tutti i livelli, da quelli comunali fino ad arrivare al Governo centrale – ha criticato la Piroli -. Ora amministrate il Lazio e governate l’Italia, quindi mi auguro che finisca questa sagra a cui ci siamo ormai abituati. In attesa anche dei salti di qualità annunciati, che saremo i primi a riconoscere. E alcuni progetti che vantate sono stati finanziati dalla Regione Lazio di prima».
Riccardo Del Brocco, con il suo assessorato all’ambiente, ha centrato da ultimo un finanziamento Pnrr di quasi 400mila euro per il potenziamento dell’ecocentro comunale di via Anime Sante. Nell’occasione, tra gli altri, sono stati ricordati anche i quasi 90mila euro per l’applicazione dalla tariffazione puntuale: che sono un finanziamento richiesto dal Comune amministrato da FdI e concesso dalla Regione Lazio governata dal Pd.
Del Brocco, in replica alla Piroli, ha precisato che «bisogna ringraziare l’allora consigliera regionale Chiara Colosimo per aver finanziato i progetti meritevoli rimasti fuori a causa delle poche risorse a disposizione sulla tariffazione puntuale. È vero che il bando l’ha fatto il Centrosinistra, ma c’è stata anche un’azione di Fratelli d’Italia».
Quei 36mila euro su 21 milioni
La consigliera De Santis, però, ha voluto mettere quello che riteneva un carico: i 36mila euro investiti dall’Amministrazione Caligiore nella progettazione del nuovo bando da ventuno milioni di euro (3 milioni all’anno per 7 anni) per l’affidamento della raccolta differenziata dei rifiuti. «Lo zero virgola zero all’infinito rispetto a un bando milionario, tra l’altro a carico della ditta che lo vincerà – ha sbottato subito Del Brocco – per farsi fare un piano da una delle migliori società italiane».
«Quei 36mila euro non saranno spalmati sulla tariffa – si è agganciato il sindaco Caligiore -. Lo saranno, invece, i 45mila euro da pagare all’Egaf. Questi sì che verranno presi dalle tasche dei cittadini. I sindaci di Fratelli d’Italia hanno immediatamente disconosciuto l’Egato, che sarebbe utile come Acea, per la logica spartitoria prima delle elezioni».
E, infine, ha lamentato: «L’unica provincia che lo fa è quella di Frosinone. È stata una mancia elettorale a qualcuno che non si doveva candidare per fare posto ad altri. Altri che ci vengono a propinare chissà che. Noi abbiamo saldato debiti importanti del passato come i 600mila euro con la Saf».
Chiude il sindaco? «Non accetto la prassi»
Da qui l’affondo del primo cittadino di FdI: «Nel 2015 ho aperto un cassetto e, invece di trovare progetti, ho trovato un foglio di carta che era la mediazione fatta dall’ex sindaco Manuela Maliziola con la Saf per una questione del 2010, ereditata dall’ex amministrazione guidata da Antonio Ciotoli. E che siamo stati noi a pagare. Senza parlare dei debiti accumulati prima di noi per otto mesi con la ditta che gestiva la raccolta differenziata. Ora abbiamo pagato tutto alla Saf e le fatture alla ditta vengono pagate a un mese e non siamo in anticipazione di cassa a inizio anno, cosa che non accadeva da 25 anni».
Mentre parlava Emanuela Piroli, per preparare il suo intervento conclusivo, si era appuntato anche “quelli di prima”. «È giusto marcare la differenza di azione politico-amministrativa, come potrete magari fare voi tra trent’anni – ha detto velenosamente -. Questa amministrazione sta marcando una netta distinzione con i cinquant’anni di amministrazione di Sinistra che hanno portato questa città a essere un cadavere. Un cadavere che noi stiamo piano piano rivitalizzando».
Ma Querqui non se l’è tenuta: «Il debito generato dal 2010 è di un milione di euro, ma la metà è stato generato dall’Amministrazione Caligiore dal 2015 – ha controbattuto – L’ultima parola spetta al sindaco? Non accetto la prassi, perché non è una regola». Neanche se a dirla è il presidente del Consiglio, appena eletto.