A pochi giorni dal termine utile per ufficializzare le dimissioni, la sindaca di Formia fa i conti con le 'due anime' della crisi: quella che vorrebbe far cadere la testa e quella che detta condizioni dure. E trova anche il tempo per polemizzare con il manager Asl.
Un secondo giro di consultazioni, per lasciare nulla di intentato. Quel che resta della coalizione ha sollecitato il sindaco dimissionario di Formia Paola Villa a dare il via ad un nuovo confronto con i Gruppi consiliari. In modo da verificare se ci sono le condizioni per dar vita ad una nuova maggioranza. (Leggi qui Il sindaco Villa si dimette: “Costa è stato il burattinaio e mandante”).
Glielo hanno chiesto durante l’incontro con il quale il sindaco li ha informati sull’esito del primo giro, compiuto con tutti i Partiti, le liste civiche ed i singoli esponenti dell’opposizione consiliare.
Franzini e Bianchi ‘relatori’ di Villa
Durante quel resoconto la professoressa Villa ha voluto che la sua relazione politica venisse patrocinata da Kristian Franzini e Marco Bianchini. Sono i rappresentanti delle liste “Un’altra città” e “Formia città in comune”. Proprio loro l’hanno affiancata in questi giorni di ricucitura, partecipando alla gran parte delle consultazioni avviate subito dopo le dimissioni rassegnate il 30 novembre scorso quando è stato chiaro che non c’erano i numeri per l’approvazione della salvaguardia degli equilibri di Bilancio.
La prima fase di questi colloqui non si è esaurita. Lo sarà tra sabato e domenica. Cioè dopo che il sindaco avrà visto (oggi alle 14.30) la delegazione della Lega. E poi come già anticipato, il capogruppo di Formia Vinci Antonio Capraro di ritorno dall’ospedale Maggiore di Bologna dove lavora. (Leggi qui Azzerare la giunta o mollare: Villa e il bivio senza ritorno).
La maggioranza ha invitato il sindaco Villa ad incontrare di nuovo le forze politiche e civiche. Quelle che sinora non hanno detto di “no”. A cosa? Alla sua richiesta di dare una mano al Comune ad uscire dalle sacche dell’emergenza Covid.
E’ una proposta che però ha il fiato corto. Questo perché il solo Partito Democratico ha detto di escludere “categoricamente” la possibilità di contribuire ad allargare il perimetro della maggioranza Villa. Le componenti del centrodestra formiano hanno detto altro. Che «la soluzione la deve trovare soltanto il sindaco Villa dopo aver rivisto il progetto per il quale era stato eletto due anni e mezzo».
Due anime e due conti spicci
Facendo un paio di conti sono emerse due anime, distinte e separate, all’interno dello schieramento di governo. Hanno rispecchiato il dna delle due liste rimaste fedeli al sindaco nel corso dei primi 30 mesi di mandato.
Dato per scontato il ritorno in maggioranza di Giovanni Costa e di Antonio Capraro la maggioranza consiliare farebbe affidamento su tredici voti. “Un’altra città” – la lista che esprime il plenipotenziario assessore Franzini – sostiene che bastano per andare avanti, nonostante tutto. Ma “Formia città in comune” è apparsa più cauta e più realista del re.
E’ questa, per esempio, la posizione del presidente del consiglio comunale Pasquale Di Gabriele. Per il quale «se dovesse prospettarsi questo scenario bisognerebbe prendere atto di una cosa. Cioè che una città come Formia non potrà essere governata».
Insomma serve ben altro, anche se dovesse esserci il sostegno “a titolo personale” dell’attuale capogruppo consiliare di Forza Italia. (Leggi qui Azzerare la giunta o mollare: Villa e il bivio senza ritorno).
La via dell’azzeramento
I mugugni all’interno della ex maggioranza intanto cominciano a salire. Anche per altri due motivi. I giorni trascorrono inesorabilmente. Quindi entro le 23.59 di domenica 20 dicembre Paola Villa sarà obbligata a comunicare la propria irrevocabile decisione. Quale? Se ritirare o meno le proprie dimissioni.
I margini di manovra sono ridotti. Passano tutti per un’iniziativa sussurrata ma mai accolta dal sindaco. Vale a dire la revoca delle deleghe assessorili, l’azzeramento totale e la ripartenza. Soprattutto in rapporto all’incipit iniziale del video messaggio shock con cui la stessa professoressa Villa spiegava le sue dimissioni. In quelle immagini definiva “terminato” il suo progetto politico. (Leggi qui Il sindaco Villa si dimette: “Costa è stato il burattinaio e mandante”).
La Giunta è in carica regolarmente. Cosa c’entra? Tra i suoi interlocutori di questi giorni ci si aspettava un chiaro segnale di apertura. Rappresentato dal congelamento della Giunta. Avrebbe potuto rappresentare una sorta di linea di credito nei confronti delle forze dell’opposizione.
Se il sindaco non ha operato sinora alcuna revoca, come potrà farlo quando dovrà accogliere, per esempio, la principale richiesta di Giovanni Costa? Cioè di azzerare l’esecutivo in carica se vogliono vederlo tornare nei ranghi? Questa mancata discontinuità è stata appuntata nei diari di bordo dalle minoranze che, al momento, lasciano fare.
Le opposizioni lasciano fare Villa
Non hanno neanche voluto commentare un’esternazione del sindaco. Che ha scritto sul suo profilo Facebook entrando ancora una volta in rotta di collisione con il direttore generale dell’Asl di Latina Giorgio Casati. Su cosa? Sulla presenza di ambienti promiscui all’interno dell’ospedale Dono Svizzero per quanto riguarda i pazienti Covid e non Covid.
«Egregio direttore, il mio incarico da sindaco il 20 di questo mese probabilmente finirà. Tuttavia fino ad allora sarà mio preciso dovere dare voce a chi tra tutti quei camici bianchi non puo’ parlare. A chi non puo’ essere ascoltato, né dissentire apertamente. La mia voce sarà a loro disposizione fino alla fine, perché in quella trincea ci sono loro e non altri». Una palese dimostrazione di nervosismo?
Non aiuta neppure la Prefettura di Latina. Ecco la motivazione. Al 10 dicembre non è arrivata la diffida al presidente d’aula Pasquale Di Gabriele. Diffida a convocare entro il 20 dicembre il consiglio comunale per l’approvazione della delibera sulla salvaguardia degli equilibri di bilancio. E’ lo stesso giorno in cui il sindaco dovrà scegliere se rimanere o meno.
Il Prefetto ‘ci mette il carico’
«E’ un ritardo anomalo – hanno detto sia l’avvocato Di Gabriele che il segretario generale del comune Alessandro Izzi –. Lo è perché una diffida ad adempiere di solito arriva nell’arco di un paio di giorni dalla data in cui il consiglio comunale deve ottemperare ad un parere di legge. Ma probabilmente c’è stato il lungo ponte dell’Immacolata che non ha aiutato a formalizzare questa diffida».
Sarà pure un tecnicismo ma quello che scriverà il Prefetto Maurizio Falco sarà determinante sul piano politico a Formia. Se i venti giorni saranno conteggiati dal giorno in cui il rappresentante del governo firmerà la diffida è presto detta. Cioè il consiglio per tentare di approvare l’assestamento al bilancio 2020 si riunirà tra Natale e Capodanno. Se, invece, la diffida avrà un’efficacia ‘ex nunc’ – dal 1 dicembre – sarà un altro guaio per la risicata maggioranza formiana.
«A quel punto mi toccherà convocare il consiglio comunale non più tardi del 15 dicembre – ha concluso Di Gabriele – e capire quello che succederà«.
Non lo sa, al momento, neanche il migliore Nostradamus.