Top e Flop, i protagonisti del giorno: 13 maggio 2021

Top e Flop. I fatti centrali ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

SARA BATTISTI

Sara Battisti

Presidente della Commissione regionale Affari Istituzionali. La consigliera del Pd continua la scalata ed ha il vantaggio non indifferente di essere una delle pochissime che non si offende se le danno della comunista.

Il punto in realtà è proprio questo: Sara Battisti conserva un’identità politica e culturale chiara, sa da dove viene e dove intende arrivare. Fa battaglie di sinistra e dice cose di sinistra. Perché ci crede. Anni fa ha effettuato una scelta non semplice, quella di passare dall’area dei Giovani Turchi di Matteo Orfini a Pensare Democratico di Francesco De Angelis. Occorreva coraggio. Lei fondamentalmente non si fidava della leadership di Matteo Renzi, che stava portando il Partito lontano dalla sinistra. E si ritorna al punto di partenza: i convincimenti e i valori politici.

La nomina a presidente della Commissione Affari Istituzionali tiene agganciato il Pd provinciale all’area regionale di Nicola Zingaretti. Già per questo l’elezione di oggi equivale ad un’impresa. Ma è il riconoscimento ad un percorso di coerenza e lucidità. (Leggi qui Commissioni, i big spostano le pedine e chiudono la partita).

Sara la rossa.

LORETO MARCELLI

Nel Movimento Cinque Stelle provinciale occorre passare da lui. La doppia nomina a vicepresidente di Commissione è pesantissima. Intanto perché svolgerà questo ruolo sia negli Affari Istituzionali che nell’organismo dedicato alla gestione del Covid, vale a dire l’argomento di maggiore attualità in tutto il mondo. E quindi anche in Italia e nel Lazio.

Dopo la nomina a capogruppo regionale dei pentastellati, Loreto Marcelli batte un altro colpo importante e pesante sul piano politico. Anche perché i parlamentari faticano a stare sul territorio. La sottosegretaria Ilaria Fontana è impegnata a Roma, Luca Frusone ed Enrica Segneri non riescono ad imporre la loro leadership.

Loreto Marcelli è uno dei fedelissimi di Roberta Lombardi e questo basta per avere i gradi sul campo. Lui tende a non farsi notare. Alla fine però ottiene risultati.

Concreto.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte. Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

L’affresco di Pietro Salvatori sull’Huffington Post è mirabile. Scrive: “Le chat dei parlamentari ribollono: “Con chi l’ha scritto il programma Conte?”, si chiede un senatore leggendo sulle pagine del Fatto l’annuncio dell’avvocato: “L’ho già scritto, entro fine mese la presentazione”. Aspetta, lima, traccheggia, mandando in fumo il “grande evento” annunciato per la scorsa settimana e finito in un nulla di fatto, mentre dal Parlamento gli imputano di aver trasformato il retroscena in scena: se avesse sciolto le riserve da subito – il senso del ragionamento – avrebbe concentrato l’attenzione su di sé, mentre al contrario lo spettacolo offerto è quello dei veleni, dei cavilli, delle carte bollate e dell’accapigliarsi sui soldi con Rousseau, un matrimonio finito malissimo, con un patrimonio di oltre 100mila attivisti certificati che dovrebbero incoronare l’avvocato del popolo ma rimangono chiusi in un server di Milano”.

Dicevamo che l’affresco è mirabile perché evidenzia tutta la debolezza politica di Giuseppe Conte: né di destra né  di sinistra. E questo atteggiamento esibito sta irritando molti esponenti dei Cinque Stelle, perfino quelli a lui non ostili.

Ma a pensarci bene se il Movimento del “vaffa”, della democrazia digitale e dello streaming passa da Gianroberto Casaleggio a Giuseppe Conte… qualcosa di profondo è cambiato. Ciò non toglie comunque che la fuoriuscita di Davide Casaleggio ha messo in difficoltà enorme l’avvocato del popolo, che non riesce a trovare il bandolo della matassa.

Pesce fuor d’acqua.

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Ha affidato a Ignazio La Russa la comunicazione relativa al fatto che non ci sarebbe alcun veto di Fratelli d’Italia sulla candidatura di Guido Bertolaso a sindaco di Roma per la coalizione di centrodestra.

Alla Camera si è svolta una riunione del centrodestra: per Fratelli d’Italia c’era Ignazio La Russa, per la Lega Stefano Locatelli e per Forza Italia Maurizio Gasparri. La Russa a spiegare, con riferimento al nome di Gabriele Albertini in pole per la candidatura a sindaco di Milano, ha detto: “Dalle nostre valutazioni politiche e demoscopiche è risultato un possibile vincente e analoga valutazione è stata fatta per Bertolaso, nel momento in cui desse la propria disponibilità”. 

Ben sapendo che ieri in un post su Facebook Guido Bertolaso ha scritto: “Sono stato chiaro e l’ho ripetuto in ogni modo. Io non mi candido. Se ne facciano tutti una ragione”. Giorgia Meloni sale nei sondaggi e non fa mistero di ambire alla leadership del centrodestra per poi puntare a Palazzo Chigi. Ha tutte le carte in regola e di conseguenza non ha bisogno né di affidare ad altri comunicazione che dovrebbe fare lei (Roma e Milano sono le principali città del Paese) né di usare una melina in salsa democristiana. Cioè si apre quando si ha la certezza che i diretti interessati hanno già chiuso.

Da una che ha trasformato “Io sono Giorgia” in un mantra politico è lecito aspettarsi posizioni più nette.

Tatticismo esasperato.