Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questa giornata di mercoledì 12 gennaio 2022
Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questa giornata di mercoledì 12 gennaio 2022
TOP
NICOLA OTTAVIANI
Alla fine la spunta sempre lui. A Frosinone si faranno le primarie per la scelta del candidato sindaco del centrodestra, nonostante una prospettiva di intesa regionale che prevede l’indicazione di Fratelli d’Italia a Rieti, di Forza Italia a Viterbo e della Lega a Frosinone.
Nicola Ottaviani è anche il coordinatore provinciale della Lega, ma intende mettere al primo posto il “modello Frosinone”. Con una storia amministrativa e politica di dieci anni, che non può essere gettata alle ortiche. Per ottenere il via libera alla celebrazione delle primarie è pronto a confrontarsi con i livelli regionali (Claudio Durigon) e nazionali (Matteo Salvini) del suo partito. Ma intanto ha già fissato data e modalità.
Tornare indietro sarà impossibile. Inoltre in questo modo resta lui il “dominus” di una coalizione nella quale le liste civiche continueranno ad avere un ruolo fondamentale. E nella quale eventuali strappi di Fratelli d’Italia o del Polo Civico verrebbero riassorbiti proprio da civiche trasversali, già in costruzione.
Primo della classe.
D’AMATO-LEODORI
Si parla sempre più insistentemente di primarie anche per la scelta del candidato alla presidenza della Regione Lazio del dopo Nicola Zingaretti. Fra i nomi in prima fila ce ne sono soprattutto due. Quello del vicepresidente Daniele Leodori e quello dell’assessore alla sanità Alessio D’Amato: sacerdote di rito democristiano il primo, generale di trincea di formazione comunista il secondo. Ma entrambi esponenti “top” di una coalizione che ha cambiato il Lazio. (Leggi qui Il dopo Zingaretti si decide con le Primarie).
Potrebbero esserci pure altri nomi, a cominciare da quello di Enrico Gasbarra, ma Leodori e D’Amato (che non si sopportano molto sul piano personale) potrebbero cogliere la straordinaria occasione di legittimarsi a vicenda. Proprio perché agli antipodi.
Alessio D’Amato nel contrasto alla pandemia si è rivelato un vero gigante. Sempre sul pezzo, sempre in anticipo, sempre con la competenza scientifica come bussola. Ma pure con una forza politica fuori dall’ordinario. Daniele Leodori, invece, è l’uomo dell’amministrazione, ordinaria e straordinaria. Una colonna vera. Discreta ed efficiente. Se davvero si celebreranno le primarie un loro eventuale patto d’acciaio li blinderebbe reciprocamente, rafforzandoli entrambi.
Fuoriclasse da gioco di squadra.
FLOP
VITO CRIMI
È stato quello che più di tutti ha voluto Giuseppe Conte alla guida del Movimento, sfidando Beppe Grillo, Luigi Di Maio e tutti i big del Movimento Cinque Stelle. Vito Crimi è uno che ha sempre dimostrato coraggio. Adesso ha voluto far capire ai gruppi parlamentari pentastellati che la partita decisiva per il Quirinale non può certo giocarsi in un’assemblea di Partito.
Ma occorre dare piene deleghe a Giuseppe Conte per trattare ai tavoli politici con l’obiettivo di trovare la soluzione migliore possibile. Insomma, bisognerebbe comportarsi da Partito. Una posizione in linea con la storia politica e personale di Crimi.
Il quale però ha anche scritto: «Quando abbiamo fatto votare gli iscritti sapevamo che non sarebbe servito a nulla, serviva a fare rumore». E questo breve messaggino inviato in una chat di 5 Stelle dall’ex capo reggente ha scatenato nuovamente il caos all’interno dei gruppi parlamentari e dei dirigenti stessi del Movimento. Si capisce benissimo il motivo, ma perché meravigliarsi? Sapevano tutti che le votazioni online servivano a legittimare decisioni già prese da altri. I leader.
L’errore di Vito Crimi però è stato quello di non essersi reso conto che il Movimento Cinque Stelle non ha uno straccio di unità. Sono tutti contro tutti e in pochissimi riconoscono il ruolo di Giuseppe Conte. A questo punto è complicato ipotizzare cosa potrebbe succedere. Ma non è escluso che alcuni ex Cinque Stelle possano votare per Silvio Berlusconi dal quarto scrutinio in poi.
Ingenuo.
MARIAROSARIA ROSSI
Nel gennaio di un anno fa venne espulsa da Forza Italia per aver votato la fiducia al Governo di Giuseppe Conte. Adesso la senatrice Mariarosaria Rossi, ex fedelissima di Silvio Berlusconi, fa parte di Cambiamo di Giovanni Toti. In una lettera al quotidiano La Stampa ha sostanzialmente scritto che Silvio Berlusconi ha perso l’occasione di un suo completo rilancio quando ha affossato il tentativo di dare vita al Governo Conte ter, spianando poi la strada all’arrivo di Mario Draghi.
In quel modo, secondo la Rossi, avrebbe riacquistato piena centralità nel centrodestra, messo all’angolo la Lega e Fratelli d’Italia e si sarebbe guadagnato sul campo la promozione a “Riserva della Repubblica”. Non lo ha fatto e oggi ha una sola possibilità: ritirarsi dalla corsa al Quirinale e lasciare campo libero, eventualmente, proprio a Mario Draghi.
Non entriamo nel merito di un ragionamento politico che ci può stare tranquillamente, ma il punto è sempre lo stesso. Mariarosaria Rossi è stata una delle maggiori protagoniste del berlusconismo. La fedelissima tra le fedelissime. Anche se dice le cose più sacrosante nei confronti del fondatore di Forza Italia, non può certo pensare che le sue convinzioni possano essere prese sul serio da Berlusconi. E soprattutto dai berlusconiani. Le cose stanno così in politica.
Se ne faccia una ragione.