Capitale della Cultura, se la Ciociaria nemmeno ci prova

Latina sta giocando le sue carte per diventare Capitale Italiana della Cultura. In Ciociaria la strada tracciata da Roccasecca è stata già dimenticata. Perché questa è terra messa su a forza unendo regnicoli e papalini. La grande occasione che Frosinone - come Capoluogo e come Provincia - sta perdendo

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

La città di Latina lo ha fatto, dando un segnale a Frosinone. Ma l’input dal quale il Capoluogo ciociaro dovrebbe apprendere è quello inviato da Roccasecca. Il Ministero della Cultura ha reso noto in questi giorni che sono ben 26 le città italiane e le Unioni di Comuni che entro il termine del 4 luglio hanno inviato la manifestazione d’interesse per il bando Capitale italiana della cultura 2026.

Si tratta di Agnone (Isernia), Alba (Cuneo), Bernalda (Matera), Carpi (Modena),  Cleto (Cosenza), Cosenza, Gaeta (Latina), L’Aquila, Latina, Lucca, Lucera (Foggia), Maratea (Potenza,) Marcellinara (Catanzaro), Massa (Massa – Carrara), Moliterno (Potenza), Nuoro, Pantelleria (Trapani), Potenza, Rimini, Senigallia (Ancona) Todi (Perugia) Treviso, Unione dei Comuni dei Monti Dauni (Foggia), Unione dei Comuni “Terre dell’Olio e del Sagrantino” (Perugia), Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena), Unione Montana dei Comuni della Valtiberina Toscana (Arezzo).

Gaeta Vecchia (Foto © DepositPhotos.com)

Due le città del Lazio: Gaeta e il Capoluogo pontino. Che adesso per proseguire la corsa verso il titolo dovranno perfezionare la loro candidatura. Potranno farlo inviando entro il prossimo 27 settembre un dossier che sarà sottoposto successivamente alla valutazione di una commissione. La compongono sette esperti indipendenti di chiara fama nel settore della cultura, delle arti, della valorizzazione territoriale e turistica.

Entro il 15 dicembre 2023 la commissione definirà la short list delle 10 città finaliste. Verranno convocate in audizione pubblica per illustrare i progetti entro il 14 marzo 2024. A quel punto la procedura di valutazione si concluderà il 29 marzo 2024 con la proclamazione della Capitale italiana della cultura 2026.

 Ma cos’è la Capitale della Cultura

L’iniziativa Capitale italiana della Cultura è stata istituita nel 2014. Ad ispirarla è stata la grande partecipazione delle città italiane alla selezione per la Capitale Europea della Cultura 2019.

Obiettivo della manifestazione è quello di “promuovere progetti e attività di valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Attraverso una forma di confronto e di competizione tra le diverse realtà territoriali, incentivando così la crescita del turismo e dei relativi investimenti“.

Oggi, una volta completato l’iter il Ministero della Cultura avanza la sua proposta ed il titolo è assegnato dal Consiglio dei Ministri con propria delibera. La città vincitrice, grazie anche al contributo di un milione di euro messo in palio, potrà mettere in mostra per il periodo di un anno i propri caratteri originali, sulla base del progetto presentato, valutato e classificato.

 Hanno ricevuto il prestigioso Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena (2015); Mantova (2016); Pistoia (2017); Palermo (2018); Parma (2020-21); Procida (2022); Bergamo-Brescia (2023); Pesaro (2024); Agrigento (2025). Mai una città del Lazio ha avuto il riconoscimento.

La lezione di Roccasecca

Giuseppe Sacco con la delegazione a Palazzo Venezia (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Roccasecca nei mesi scorsi ha giocato la sua partita per diventare Capitale Italiana della Cultura 2025: la commissione giudicante ha scelto Agrigento. Ma nonostante questo Roccasecca ha vinto comunque. Perché ha inviato un segnale a tutto il territorio della provincia di Frosinone che nessuno ha avuto il coraggio di raccogliere. E dire a polmoni pieni che solo così la Ciociaria può avere la speranza di costruire una sua identità, una sua dimensione, uscire dal vecchio provincialismo di retrovia nel quale si rotola.

Roccasecca poteva giocare le sue carte puntando su un poker difficilmente equiparabile: la terra natale di San Tommaso d’Aquino che è il padre della filosofia alla base della Chiesa moderna. Poi su Severino Gazzelloni, insuperato Flauto d’Oro che ha scolpito le sue note nella storia della musica. La cinematografia che in diverse epoche ha scelto i suoi borghi come set naturale: Totò inventò il fantomatico personaggio del Principe di Roccasecca. Ha delle bellezze naturali poco valorizzate ma con potenzialità immense. Nonostante questo Roccasecca ha deciso di sedersi al tavolo portando un mazzo di carte completamente diverso.

Quel mazzo era composto dai suoi assi e quelli di altri 31 Comuni Ciociari e la Provincia di Frosinone, la principale banca del territorio la Banca Popolare del Cassinate, l’Università di Cassino, il presidente dell’ufficio Beni Culturali della diocesi di Cassino – Sora, una vecchia gloria dell’atletica nazionale come Franco Fava.  

L’io che vince sul noi

Roccasecca ha vinto la sua partita nel momento in cui quel modello e quel modo di fare squadra si sono presentati nel palazzo di Piazza Venezia a Roma per la discussione finale. È un luogo emblematico, fa parte dell’iconografia della storia italiana e non per la sua bellezza. Ma per il suo balcone. Quello è il palazzo dove aveva la sede Benito Mussolini che da lì si affacciò per annunciare l’entrata dell’Italia nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Lì, nel palazzo dell’io, dove si affacciava l’uomo che da solo portò l’Italia nella tragedia della sua dissoluzione , Roccasecca e Sacco hanno fatto trionfare il noi. 

Sacco e Roccasecca hanno dimostrato che in Ciociaria siamo capaci di mettere da parte i campanili e fare squadra. Ma poi hanno fatto i conti sulla loro pelle con il ritorno nella palude del provincialismo. Perché un minuto dopo quello in cui è stato chiaro che non c’era alcun carro del vincitore sul quale salire e dividere la posta in palio, molti sono tornati a giocare la partita da soli.

La Cultura che porta sviluppo

Ma quali effetti derivano dall’essere la Capitale Italiana della Cultura? Partiamo da Bergamo e Brescia cioè le città che sono state individuate Capitale 2023. Con un provvedimento in deroga alla normativa (in seguito alla pandemia), come città simbolo festeggiano i primi sei mesi  con un aumento del turismo: oltre 4,8 milioni di visitatori totali (+48,8%). Ed un incremento del 50% dei pernottamenti rispetto al primo semestre 2022. Lo certifica Il Sole 24 Ore del 21 luglio scorso.

A otto anni dal lancio, il titolo di capitale sembra confermarsi dunque una scelta di marketing vincente per la valorizzazione del territorio e delle iniziative culturali. Positivi erano stati anche i risultati dell’edizione 2022 che ha visto Procida protagonista: già nel 2021, in conseguenza della proclamazione, il fatturato medio delle aziende che si occupano di attività artistiche e di intrattenimento era cresciuto del 45% rispetto al 2019. Ed i risvolti si erano dimostrati positivi anche al di fuori del comparto culturale, con un aumento del fatturato medio delle aziende di trasporto del 39 per cento. Su un campione significativo di imprese procidane, il fatturato medio era passato dai 277mila euro del 2019 ai 386mila del 2021 (+39,4%).

Numeri positivi sono stati registrati anche a Parma (capitale 2020, prorogata nel 2021 per la pandemia), con 241.690 presenze negli esercizi ricettivi nel 2021  e una crescita del 58,2% rispetto al 2020, nonostante lo strascico del Covid abbia tenuto i livelli del 2021 comunque ai di sotto di quelli pre-pandemia. Lo stesso trend si è visto nei pernottamenti: 453.761, un aumento del 48,4% rispetto al 2020, ma comunque del 37% sotto al 2019.

Latina si, Frosinone no

L’Accademia di Belle Arti

 Latina ha presentato la propria candidatura per il 2026. L’auspicio è che il capoluogo pontino riesca a centrare l’ambito traguardo. Frosinone ha il dovere di pensarci partendo dal modello proposto da Roccasecca e facendo squadra con l’Amministrazione Provinciale di Frosinone. Andando oltre il modello Roccasecca. In che modo? Il presidente della Provincia Luca Di Stefano potrebbe candidare Frosinone e la sua Provincia come Capitale del 2027 mettendo in campo il sistema del turismo nel suo complesso.

Questa è la terra del Medio Evo, è il mondo che si sviluppa quando Roma crolla, il sistema di abbazie monasteri e biblioteche che salva il sapere occidentale. I 91 Comuni ciociari formano un insieme unico ed inimitabile.

La città di Frosinone ha riferimenti culturali di rilievo e prestigio nazionale. L’accademia di Belle Arti di Frosinone ormai si è consolidata come punto di riferimento assoluto per studenti italiani e stranieri. Tanti e di livello i corsi disponibili, come i corsi di:  Arte sacra contemporanea, Comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico, Decorazione, Fashion Design, Grafica d’Arte, Grafica d’Arte per l’Illustrazione, Graphic Design, Media Art, Pittura, Scenografia, Scultura.

Il Conservatorio di Musica Licinio Refice fondato nel 1972 è – con i suoi 130 docenti e 1200 studenti – uno dei principali Conservatori italiani. Offre corsi relativi a tutti gli strumenti d’orchestra: organo, pianoforte, clavicembalo, fisarmonica, canto, composizione, direzione d’orchestra, strumentazione per banda, nonché didattica della musica, musica jazz e musica elettronica. Il Conservatorio ha una sua Orchestra Sinfonica ed una Jazz Orchestra.

Unica ed inimitabile

La Certosa di Trisulti nella nebbia (Foto Luce61)

Senza contare la presenza della sede dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale che sta per ampliare la già ricca l’offerta formativa sul capoluogo.

C’è così tanto che si possono creare itinerari culturali di estrazione molto differente. Anagni è stata la città dei Papi, Alatri è la città dei ciclopi, Ferentino ha un patrimonio culturale immenso, Cassino ha un Historiale progettato da un certo Carlo Rambaldi mai messo pienamente a sistema. Montecassino non ha bisogno di parole così come Casamari e Trisulti. Possibile che ci accorgiamo dei nostri tesori solo quando si sveglia dall’altra parte dell’oceano uno Steve Bannon e pensa di realizzarci l’accademia mondiale del Sovranismo? (Leggi qui: A casa di Bannon: «A Trisulti formerò gli agenti del populismo»). Possibile che ci ricordiamo di Fiuggi della sua acqua e del suo pane fatto nei nostri forni solo quando Oprah Winfrey ce lo ricorda mandando un autista a comprarle due pagnotte da portarsi negli Stati Uniti?

C’è la possibilità di creare una sinergia nella quale la Provincia di Luca Di Stefano faccia da catalizzatore, il Comune di Riccardo Mastrangeli faccia da capofila. Coinvolgendo tutti i 91 Comuni e le eccellenze industriali di un territorio che ha solo bisogno di superare il trauma della sua stessa nascita. Questa è terra che non è carne e non è pesce: è terra messa insieme a forza unendo regnicoli e papalini, come ebbe ad analizzare su queste colonne Fernando Riccardi. (Leggi qui: Tra regnicoli e papalini: una provincia, due identità).

Il coraggio della sinergia

Luca Di Stefano

Puntare sul riconoscimento di Capitale della Cultura 2027 sarebbe un investimento di medio/lungo periodo che produrrebbe indiscutibili benefici a tutta la Ciociaria, assegnando al capoluogo il suo ruolo di capofila ed alla Provincia quello che Luca Di Stefano sta provando a darle. E cioè di aggregatore ed innescatore.

Latina sta giocando le sue carte, Roccasecca le ha giocate ed ha indicato una strada. Frosinone deve meditare su quanto diceva Oscar Wilde: “Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto“.