C’era una volta il Pd a Frosinone, che non è più né unitario né vincente

C'era una volta un partito che sapeva vincere e pensare insieme. E che dopo l'era Marini ha perso di vista obiettivi ed ambizioni politiche. Come dimostra la recente seduta sul Bilancio

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Tutte le favole cominciano sempre con un “C’era una volta…”. In questo caso non siamo di fronte alla narrazione di una favola e se sia bella o brutta dipende dal lato dal quale si legge il libro. Certamente però è una storia importante e significativa.

È trascorso poco più di un anno da quando Riccardo Mastrangeli è diventato sindaco di Frosinone. Oggi come un anno fa  le sue percentuali di gradimento da parte dei cittadini, sono rimaste pressoché invariate. Si attestano intorno al 55%. Lo ha certificato nei giorni scorsi il sondaggio Governance Poll del quotidiano Il Sole 24 Ore. (Leggi qui: Governance Poll 23, Mastrangeli tiene).

Cosa (non) hanno fatto i Dem in un anno

In quest’anno di amministrazione che cosa ha fatto invece dai banchi dell’opposizione il primo Partito del capoluogo, il Partito Democratico? Che lo scorso anno conseguì comunque un significativo 12,49% di consensi, pari a 2903 preferenze? Tante da consentire l’elezione di tre Consiglieri Comunali: Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari e Norberto Venturi.

La risposta alla domanda e la rappresentazione plastica dell’attività, politica e amministrativa del Pd al Comune capoluogo è il recente voto sul bilancio di previsione. Cioè il documento più importante e qualificante della Giunta Mastrangeli, varato durante l’ultimo Consiglio Comunale. (Leggi qui: Mastrangeli incassa il Bilancio: subito e con 22 voti).

Al di la di tutte le legittime e sacrosante giustificazioni personali: nessun Consigliere comunale del Pd era presente in aula. Nessun emendamento al Bilancio è stato presentato dal gruppo Consiliare. Nemmeno un commento o dichiarazione ufficiale, sul Bilancio e sui debiti fuori bilancio riconosciuti, è stata fatta dal Circolo cittadino del Pd.

Lodevoli le iniziative personali (perché tali sono e non certamente corali) di Angelo Pizzutelli. Che spesso durante i question time, le sedute consiliari dedicate alle interrogazioni, prova a segnalare alla Giunta ed al sindaco, problemi concreti della città. Ma una sola rondine non fa mai primavera. La sensazione che emerge in misura tangibile è quella di un Partito che a Frosinone ha rinunciato, da tempo e senza nessun motivo o giustificazione apparente ad esercitare il proprio ruolo. Non solo di opposizione, ma di riferimento politico per tutta la gente che vota a  sinistra.

Finita la stagione di Marini, finito il Pd

La sensazione è la stessa ormai da quindici anni. Il Pd è finito insieme alla stagione di Michele Marini che era stato uno dei collanti tra le varie anime politiche che componevano il Partito. Il veleno che ha ucciso quella stagione non si è ancora dissolto. Non è stata costruita una nuova generazione, affrancata da quel vulnus. Cioè dalla spaccatura che portò mezzo partito ad appoggiare la riconferma di Marini per il secondo mandato. E l’altra metà a non appoggiarlo, sostenendo che fosse in arrivo un avviso di garanzia per l’appalto legato al rifacimento della via Monti Lepini. La sostanza politica?

Da quell’anno il centrosinistra ha consegnato Frosinone al centrodestra. Ci può stare. Ma al tempo stesso ha smesso di fare opposizione salendo sulle barricate. Non ci può stare. Anzi. Le fratture si ripropongono puntuali. Cioè dal momento in cui si comincia a ragionare di candidature a sindaco per il centrosinistra. La sintesi unitaria non si è trovata mai ed il centrodestra ha sempre vinto: ormai da tre stagioni.

Gruppo e circolo frusinati ognun per sé

Norberto Venturi e Angelo Pizzutelli

Il Gruppo consiliare Pd marcia per proprio conto, senza alcun raccordo con il Circolo Pd di Frosinone. Prova ne sia che non si è mai apprezzata una dichiarazione congiunta, su qualsiasi tematica. I consiglieri Comunali del Pd non hanno mai messo in campo, dall’inizio della consiliatura, un’azione unitaria di opposizione. O di stimolo alla Giunta Mastrangeli. Sembrano divisi al proprio interno come se si trattasse di 3 gruppi consiliari distinti e separati. Poca empatia tra Pizzutelli, Cristofari e Venturi?

Per fare un’opposizione efficace, o qualcosa che le somigli,  non serve essere reciprocamente simpatici: servono la volontà e la determinazione. Eppure Frosinone è il Capoluogo. Una politica importante in città, anche se dai banchi dell’opposizione, gioverebbe a tutto il Partito Democratico ed alla sua vivacità e crescita sul territorio.

Estranei alle dinamiche provinciali

Sara Battisti, Francesco De Angelis e Luca Fantini

Invece il Pd di Frosinone sembra estraneo alle dinamiche provinciali. Come se non avesse avuto un ruolo nell’ascesa del leader maximo Francesco De Angelis al rango di Presidente Pd del Lazio. Come se fosse distante da Sara Battisti che ne ha raccolto il testimone in provincia e dal Segretario Provinciale Luca Fantini, dimostra comunque grande vitalità e visione politica, praticamente su tutto il territorio provinciale e sui principali temi. (leggi qui: “Inizia la nuova fase”: De Angelis lascia il timone a Sara Battisti).

A Frosinone calma piatta. Nessun segnale di esistenza o comunque di volontà nell’immediato di provare a mettere in difficoltà l’amministrazione Mastrangeli. Nel futuro, nemmeno troppo lontano, di voler creare le premesse per la costruzione di una candidatura alternativa all’attuale sindaco.

Che sia condivisa, autorevole, unitaria e soprattutto, in grado di vincere. In politica come nella vita, gli spazi lasciati liberi vengono occupati. Poi tra quattro anni, se non succede niente prima nella maggioranza, è complicato rivendicare la candidatura a sindaco in quota Partito Democratico.

Forse è arrivato il momento di cominciare a fare qualcosa prima.