Covid, Cristofari traccia la rotta su eparina e fase due

La lotta al virus. La strategia che prevede l'uso dell'eparina. A Frosinone impiegata già da tempo. Il sospetto che Covid-19 circolasse da dicembre in Ciociaria. E la sottovalutazione iniziale. Fabrizio Cristofari ed il coronavirus

Il nodo asintomatici, le ‘due malattie in una’ e le tempeste immunitarie che a volte rendono Covid -19 letale. E poi l’eparina a basso impatto molecolare, panacea possibile per combattere un aspetto del virus all’inizio non contemplato. Ma che era già nei protocolli terapeutici della Asl di Frosinone.

Ma non solo: il virus che circolava già quando lo si dava per assente e le tre categorie in cui dividere la popolazione per ripartire senza far danni. C’è posto anche per un umanissimo mea culparispetto alla iniziale sottovalutazione del problema. Un segno di straordinaria onestà intellettuale che di questi tempi fa bene sul serio. (leggi qui «Il Covid-19 era in Ciociaria già a dicembre»: i medici di famiglia ne sono certi)

Fabrizio Cristofari, direttore di Medicina d’Urgenza dell’ospedale Spaziani e presidente provinciale dei Medici, ne ha parlato questa mattina in una articolata intervista rilasciata a Corrado Trento su Ciociaria Oggi. Il quadro che ne esce dà la cifra di quanto i medici frusinati siano impegnati nella lunga battaglia contro il virus.

Il sistema immunitario ‘impazzisce’

Coronavirus, medici in trincea © Carlo Lannutti / Imagoeconomica

«Noi non sappiamo quanta gente ha contratto il virus, cioè quanti sono gli asintomatici. Il 60-70% degli infetti passa la malattia in maniera asintomatica. I casi più complessi sono quelli nei quali si sviluppa la polmonite interstiziale. Ma in realtà spesso ci sono due patologie in una. Perché ormai è chiaro che ci troviamo di fronte anche a delle vasculiti dei vasi sanguigni».

Qui Cristofari mette in campo tutta la sua competenza di cardiologo e spiega il meccanismo. «Spesso il sistema immunitario del paziente produce una risposta esagerata (tempesta di citochine – ndr) che ha l’effetto di determinare infiammazioni fortissime e diffuse in tutti gli organi. Ragione per la quale la causa della morte diventano gli eventi tromboembolici».

In buona sostanza il ‘killer’ di molti pazienti non sarebbe stata l’insufficienza polmonare ma, autopsie soprattutto lombarde alla mano, delle micro trombosi.

Ma cosa significa?

Ma senza sangue è inutile…

Provette con analisi del sangue © Photo by Karolina Grabowska /Pexels

«Il virus penetra all’interno delle cellule endoteliali degli alveoli polmonari e dei vasi sanguigni, provocandone la morte, con un successivo quadro di danno vascolare che complica la reazione infiammatoria del tessuto».

Quindi il sunto è che si potrà anche ventilare un polmone all’inverosimile, ma se non c’è sangue ad entrare in quelle zone è tutto inutile. Il che riporta, secondo Cristofari, all’efficacia dell’anticoagulante per dare un decorso migliore e, in alcuni casi, determinante per l’esito finale della patologia.

«Oggi sappiamo, grazie all’esperienza sul campo, che le alterazioni della coagulazione e le complicazioni trombotiche nei pazienti Covid-19 hanno un ruolo significativo in termini di incidenza e di rilevanza clinica e sono una delle più importanti variabili associate alla mortalità. E le cure dimostrano che somministrando enoxaparina non solo in fase preventiva, ma anche terapeutica a dosi medio-alte, si possano prevenire i trombi e anche limitare la carica virale, risolvendo quindi la polmoniti».

Sull’eparina Frosinone c’era già

Scorcio dell’ospedale di Frosinone

«A Frosinone comunque l’eparina fa parte dei protocolli e vengono utilizzati anche antinfiammatori e perfino il cortisone. Perché se anche queste sostanze non agiscono sul virus, in ogni caso combattono l’infiammazione».

Sulla fase due Cristofari si rifà al ‘modello coreano’ per i tamponi in auto, il cosiddetto ‘drive-trough’.

«Ora vediamo cosa succede con i test sull’eparina, che nella nostra Asl viene somministrata in tutti i reparti che affrontano questa malattia».

Cristofari è anche sulla stessa lunghezza d’onda di Caterina Pizzutelli, referente provinciale dei medici di base, in merito alle cosiddette ‘morti fantasma’: il virus circolava già da prima ma c’è bisogno di conferme cliniche.

«Come Ordine stiamo portando avanti uno studio. Adesso siamo nella fase di osservazione delle Tac. Ma in ogni caso è facilmente ipotizzabile che circolasse da prima. Le polmoniti atipiche ci sono state. Così come febbri molto alte e per un lungo periodo. Oltre a tossi persistenti. Ormai è chiaro che in Cina il Coronavirus circolava da ottobre e quindi è presumibile che sia arrivato da noi tra dicembre e gennaio».

La ripartenza e le ‘tre popolazioni’

Caterina Pizzutelli, presidente della federazione Medici di famiglia Fimmg © Giornalisti Indipendenti

Poi il nodo ripartenza, tenendo conto di tre popolazioni e di tre protocolli da seguire, che chiamano in causa soprattutto la medicina territoriale e i medici di base.

«A questo punto però anche in Ciociaria dobbiamo programmare bene la ripartenza. Dal punto di vista sanitario ci sarà un momento in cui l’attenzione dovrà passare dagli ospedali al territorio».

«Bisognerà gestire i guariti, i “contatti” e i malati. Queste tre “popolazioni” dovranno essere tutelate soprattutto dai medici di famiglia, che quindi hanno bisogno di un sostegno enorme. Pensiamoci da ora. E pensiamo da ora ad effettuare i tamponi a tutti i sanitari. Perché gli asintomatici possono esserci pure trai medici e gli infermieri. I test sierologici? Quando sarà possibile effettuarli rappresenteranno un’arma in più».

Anche io l’ho preso sottogamba

Fabrizio Cristofari Foto: © Andrea Sellari

Le polemiche di questi giorni si concentrano sui tempi. E sul fatto che ci si potesse organizzare prima. E meglio. Accuse dell’opposizione al Governo, dal centrosinistra alla Lombardia, dalla Lega alla Regione Lazio. Con l’assessore regionale del Lazio Alessio D’Amato che alla fine sbotta: «Mentre in Italia parlavano di Bibbiano nel Lazio eravamo al lavoro». (leggi qui Covid-19, D’Amato toglie il sasso dalla scarpa: «In Italia si parlava di Bibbiano, nel Lazio eravamo operativi»).

E la Lega che ribatte: «Se lo sapevate perché siete andati a Milano all’aperitivo che ha infettato Zingaretti?». (leggi qui Zingaretti, la tregua è finita: anche in Regione Lazio).

La realtà è che tutti nel mondo hanno sottovalutato la rapidità di diffusione del Covid-19. Lo ha imparato a sue spese il premier inglese Boris Johnson. Lo ha scoperto (ma lo negerà sempre) il presidente Usa Donald Trump. In Giappone hanno evitato di saperlo fino a quando era in ballo l’apertura delle Olimpiadi. Nei Paesi Scandinavi ora stanno cambiando approccio.

Ammette Fabrizio Cristofari

«Io stesso all’inizio ho sottovalutato il problema, ero tra quelli che pensava fosse poco più di un’influenza. Per quanto ci dovremo convivere? Penso qualche anno. Per questo è fondamentale programmare la ripresa da ora. Con il distanziamento sociale dovremo convivere.

I dispositivi di protezione individuale serviranno in quantità industriale: in Italia occorreranno 80milioni di mascherine al giorno. Dovremo imparare a cambiare vita. Dal prendere il treno ai bus pubblici. Rispettando le norme e adattandoci. Almeno fino a quando non ci sarà il vaccino».