Con Covid-19 anche la siccità. È già emergenza sui campi

L'emergenza Covid-19 ne nasconde anche un'altra. È quella legata alla siccità di questi mesi. Calo tra il 60% ed il 70% delle piogge. Il lavoro di Anbi per garantire la salute del personale, assicurare il servizio, gestire il caos che rischiamo di avere davanti in estate

Il mondo industriale è fermo, bloccato dalla paura del contagio del Covid-19. Il mondo agricolo è in corsa, per combattere la doppia emergenza contro la quale deve combattere quest’anno: il coronavirus e la siccità. L’incubo della pandemia ha cancellato l’attenzione su tutto il resto: ma nei campi si sta combattendo da settimane una battaglia nascosta. È quella scatenata da un’annata con pochissime piogge, conseguenza dei mutamenti climatici. Proprio quelli sui quali da mesi ha lanciato l’allarme l’associazione nazionale dei consorzi di Bonifica. (leggi qui L’allarme di Gargano: «Il clima cambia, salviamoci finché siamo in tempo»).

Emergenza pioggia

Le conseguenze della siccità Foto © Can Stock Photo / EEI_Tony

Non piove, stiamo andando verso la catastrofe. Senza che nessuno se ne accorgesse, gennaio 2020 è entrato nella storia come il terzo mese più secco negli ultimi 60 anni. Ma il dato potrebbe essere molto peggiore: è solo da 60 anni che si effettuano le misurazioni. La situazione più critica è nell’Italia Centrale. Basta fare il paragone con il 2019: -61% di pioggia e +0,9 gradi di temperatura media.

Peggio ancora è andata a febbraio, mentre tutto in Italia scompariva sotto la cappa del Covid-19, il massacro di Bergamo e Cremona, la gente morta come moscerini sul vetro del destino, i camion dell’Esercito per portare via le bare.

In quegli stessi giorni l’Italia è stata raggiunta solo dal 25% della pioggia media del mese, con un calo pari ad un terrificante -75%. L’ultimo temporale degno di questo nome risale ai giorni precedenti lo scorso Natale, l’inverno che ci siamo appena lasciati alle spalle è il 5° nell’elenco di quelli più secchi.

Servizio essenziale

Massimo Gargano direttore Anbi © Imagoeconomica, Sergio Oliverio

Anche per questo i Consorzi di Bonifica sono stato inseriti tra i servizi essenziali, esentati dal lockdown di questi giorni. Nel Lazio hanno continuato a lavorare: se si fossero fermati, i campi avrebbero rischiato di non avere acqua per le coltivazioni.

I Consorzi di Bonifica hanno continuato la loro attività. Con una doppia missione: assicurare il funzionamento degli impianti, programmare la fase di rilancio quando inizierà il graduale ritorno alla normalità. Perché anche nel Lazio la siccità, ancor prima della pandemia ha bussato, forte.

Il presidente nazionale di Anbi, Francesco Vincenzi ed il direttore, Massimo Gargano ad ogni pubblicazione di decreto hanno dato direttive alle strutture. Ordinato di utilizzare il lavoro a distanza nelle oltre 140 sedi operative nel Paese: per coloro che non si occupano di irrigazione, manutenzione delle idrovore, attivazione degli impianti e controlli di condotte, riparazioni comprese. Gli altri, tutti sul campo.

Agli utenti hanno lasciato numeri verdi, e-mail, social. L’operatività ai tempi del coronavirus l’hanno garantita così. Riuscendo, in caso di emergenza idraulica, a restare attivi 24 ore su 24.

Intanto hanno fatto partire l’irrigazione quasi ovunque come accaduto da febbraio scorso nell’area romana e in quella di Tarquinia così come a Latina, dove in pratica si irriga tutto l’anno. Pronti per farlo anche in Ciociaria così come nella Tuscia e nel Reatino.

Doppiamente complesso

Il presidente Anbi, Francesco Vincenzi

Uno scenario doppiamente complesso. Nel quale l’Associazione Nazionale dei Consorzi per le Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) gli enti di bonifica e di irrigazione “sono stati in prima linea per creare le condizioni con cui garantire gli apporti irrigui anche in situazioni di possibile criticità. È una vera e propria azione di resilienza”. Lo ha sottolineato Francesco Vincenzi, Presidente nazionale di ANBI.

“Abbiamo dovuto fronteggiare una doppia emergenza: salvaguardare la salute dei nostri dipendenti e di tutti i cittadini, garantire allo stesso tempo l’operatività di quei servizi pubblici essenziali che la legge ci affida”.

Si va verso un nuovo nodo da sciogliere. L’emergenza Covid ha stravolto i programmi, riscritto completamente i bilanci e stravolto le priorità. “La fotografia della situazione nel Paese, anche in questi giorni drammatici – commenta Massimo Gargano Direttore nazionale di Anbi – conferma la necessità degli investimenti che avevamo sollecitato per sostenere un Piano Nazionale di Infrastrutture Idriche del Paese. Questi giorni ci stanno confermando che è indispensabile aumentare la capacità di trattenere le acque sul territorio, in modo da poterle utilizzare nei momenti di bisogno.”

Il confine del Lazio

Andrea Renna © AG. IchnusaPapers

La situazione nel Lazio non sta meglio che nel resto d’Italia. Per questo il direttore regionale Anbi Andrea Renna sta facendo la spola con la sede di Roma di Casal Palocco (Ostia) sede principale del Litorale Nord il consorzio nato dalla fusione di tre strutture (Tevere Agro Romano e Pratica di Mare di Roma e Maremma Etrusca di Tarquinia).

La necessità è quella di garantire l’operatività, la piena efficienza degli impianti, evitando nella maniera più assoluta qualsiasi focolaio di coronavirus. “Se accadesse una cosa simile, riducendo il nostro personale, sarebbe una tragedia nella tragedia. Perché si tratta di professionalità molto particolari, nelle quali è essenziale l’esperienza sul campo, la conoscenza diretta di ogni singolo impianto”.

Le precipitazioni scarse hanno aumentato la percezione del problema. “Nel Lazio è allerta ovunque – ammette Renna – come confermato dai colleghi direttori di tutti i Consorzi”.

Riunioni quotidiane

Impianto di irrigazione

Con tutte le cautele del caso, i dirigenti del Consorzio di Bonifica Lazio Sud Ovest (ex Agro e Sud Pontino) hanno programmato la misurazione del livello di fiumi e bacini. “Facciamo il punto sulla situazione ogni giorno in videoconferenza – spiega Renna – ora è urgente riunirci anche con gli imprenditori per concordare eventuali misure di emergenza. Il focolaio che su un’area importante come Fondi non accenna a spegnersi è una preoccupazione in più”.

Con tutte le cautele ma anche con mille paure. “A questo proposito ho il dovere morale di dire grazie a tutto il personale dei Consorzi di Bonifica del Lazio. Ma in particolare agli operai che stanno andando direttamente sul campo per assicurare la regolarità di un servizio primario. Non c’è stato bisogno di sollecitarli: il senso di responsabilità è stato superiore ad ogni aspettativa”.

Le campagne di Roma sono in sofferenza. Il Tevere resta una riserva affidabile, il Consorzio di Bonifica Litorale Nord “è stato costretto a ricorrere all’apertura anticipata degli impianti irrigui. Siamo di fronte a un trend preoccupante, visto che negli ultimi anni le Bonifiche sono state costrette ad attivare il servizio irriguo in anticipo rispetto all’inizio della stagione”.

Le emergenze sono due. Ed occorre ripianificare tutto. I prossimi giorni vedranno la videoconferenza dei vertici nazionali e regionali. Per organizzare la Fase 2. Che per Anbi è soprattutto quella della siccità con l’estate ormai alle porte.