Europee, Vannacci potrebbe saltare sul Carroccio e correre “con Abbruzzese”

Il generale scopre le carte di quello che tutti chiamo "il piano Crippa" ma che è di Salvini e Mario Abbruzzese sarà in lizza. Scommettendo su chi dei due sia la vera 'greca' delle preferenze

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

“L’Italia usa il voto di preferenza, che dà agli elettori la possibilità di indicare, nell’ambito della medesima lista, da una a tre preferenze, votando, nel caso di due o di tre preferenze, candidati di sesso diverso. Determinato il numero dei seggi spettanti alla lista in ciascuna circoscrizione, sono proclamati eletti i candidati con il maggior numero di voti di preferenza”. Sta tutto qua, in una delle tante Faq sciolte relative al voto per le Europee del 2024, il grande match della Lega di Matteo Salvini per l’appuntamento elettorale del 9 giugno prossimo.

Un match giocato tondo sul proporzionale in purezza che mette tutti contro tutti a prescindere da quanto stiano in comparaggio nei governi nazionali. Via i condomìni si va di bottega, e centellinare questo assioma pensando al destracentro italiano è un tutt’uno. Lo è perché se da un lato l’alleanza che ha in Giorgia Meloni il vertice di Palazzo Chigi è moderatamente compatta in casa, dall’altro è fratta in affaccio europeo. A dire il vero andrebbe messa più “honesta”: il destracentro che governa Roma è fratto anche su moltissimi temi interni, ma qui si tiene con un mastice difficile da scortecciare.

Compatti ma non troppo: tornano le botteghe

Matteo Salvini

Cioè quello della compattezza a naso turato per evitare inciampi. In Europa invece le cose saranno diverse: lì ognuno dovrà far quadrare i suoi conti, portare acqua alle sue grandi aree e segnare punteggi che ribadiscano gli equilibri nazionali. Segnarli o implementarli, quando non sovvertirli, come ad esempio spera il Carroccio di un Matteo Salvini frondista come non mai oggi e mezzo frondista da sempre.

E per arruolare i migliori candidati il Capitano è al lavoro da mesi, in primis sulle casse del Partito che piangono miseria ormai dai giorni bui del Papete. Il 13 settembre scorso ad esempio c’era stato un incontro nella casa romana di Antonio Angelucci, editore de Il Giornale, Il Tempo e Libero, tra gli altri. Cioè della trimurti-press che più gagliardamente fa da grancassa di orientamento pop al centro destra.

Quanto serve a Salvini per correre alle Europee

E tra una sorsata di vino buono e qualche morso gourmet, Salvini aveva calato la briscola che avrebbe intraversato il pancarrè in strozza a molti. Per correre alle Europee 2024 la Lega ha bisogno di circa 5 milioni di euro in donazioni, vale a dire di più o meno 30mila euro pro capite da parte dei quadri alti del Partito, cioè di quelli che saranno o in lizza o in corsa per garantire la collegialità tonda del risultato finale a giugno. Ma quelli della Lega non sono solo problemi di cassa.

Nodi tutto sommato solvibili quando non già risolti. Anche al netto delle uscite come quelle di Laura Ravetto che tariffò sui social una giornata con lei o dell’ex giudice Matone che sul tema prese un bel po’ d’aceto.

No, il Carroccio ha questioni di strategia in purezza da mettere sul tavolo, e con il 2024 appena iniziato quei nodi andranno sciolti quanto prima. Si tratta di mettere gli uomini migliori nei collegi (circoscrizioni, ad essere giolittiani). Questo per fare massa di consenso e giocarsi la briscola di un europeismo “pezzotto” e mezzo scettico sull’asse Ursula trucemente disegnato a Firenze in chiave anti meloniana. E in tema di aree e uomini ci sono due parole che sono totem di un domino cruciale. Sono quella dell’Italia Centrale che è immensa e quella del più papabile tra i candidati: Roberto Vannacci. La greca di calamo sciolto che oggi sta ai desiderata dei leghisti come Nadia Cassini in quelli di Banfi nei filmetti scollacciati anni ‘80 è il babà in vetrina.

Italia centrale: il campo di battaglia più duro

Essere eletti in posti come Toscana, Umbria, Marche e Lazio è una vera “Dakar” elettorale per entrare nel novero dei 76 membri nostrani del Parlamento europeo. Ed essere eletti in quella circoscrizione che annovera spot elettorali importantissimi è la Madre di tutte le Briscole, specie a contare il quadro dei governi di secondo livello in quelle regioni. Tattica, strategia, aspettative di segreteria e grandi scommesse di manovra vanno tutte e crogiolo in quell’ampia fetta di Italia, e Andrea Crippa lo sa benissimo.

Andrea Crippa

Il vicesegretario della Lega – che è Salvini quando Salvini non vuole lasciare troppe impronte digitali – è per il generale Vannacci quello che Antinoo era per i Proci di Itaca. Quindi il pretendente più focoso, quasi uno stalker.

E la Penelope con la greca ed il basco amaranto dei “paraca” pare abbia smesso di disfare la tela di notte per non dover dare un responso. Alla sua titubanza non ci ha mai creduto nessuno che fosse senziente, ma in questi primi giorni dell’anno l’autore de “Il mondo al contrario” ha marcatamente riattizzato le sue fregole pop.

“Quasi quasi ci faccio un pensierino”

AdnKronos riporta una risposta del neo capo staff dello Stato Maggiore del Comando delle forze operative terrestri a Il Fatto Quotidiano. Eccola: Sulle Europee potrei farci un pensierino. Se dovessi fare una campagna elettorale userò il denaro che ho a disposizione, i finanziamenti di chi mi dovesse appoggiare e i proventi del libro”. Insomma, pare proprio che il militare abbia già risolto il problema dei 30mila da versare alle casse leghiste ove scendesse in campo. Poi quello di picchiare duro una volta che avesse deciso, miracoli di un best seller che tira più di Wilbur Smith buonanima.

Una scelta di Vannacci in senso politico sarebbe oro colato per la Lega, argento acido per il destracentro e mezzo bronzo per un leghista nostrano che invece i 24 carati del biondo metallo se li merita da tempo. Perché, anche se solo in iperbole analitica, Mario Abbruzzese potrebbe gradire molto di essere appaiato in corsa e circoscrizione con una super star come Vannacci. (Leggi qui: Abbruzzese «La Lega candidi Vannacci con me»).

Perché come lui stesso ebbe a dire intervenendo un mese e mezzo fa a San Vittore del Lazio per annunciare la sua candidatura a Bruxelles il “collegio” di riferimento è immenso. E captare consensi al di fuori della Regione Lazio dove Abbruzzese è meritoriamente una vera “testa di serie” non sarà facile. Questo dove invece potrebbe essere molto più facile per un candidato che trasuda mainstream ed appeal social come Vannacci. Vero è che surfare l’onda lunga del consenso che Vannacci potrebbe riscuotere farebbe massa, ma il “come” è cruciale.

Supermario e l’avenger con il basco

Qualche giorno fa Abbruzzese aveva ricordato sui social la portata del voto Ue. Numerica e geopolitica, delle scadenze elettorali in arrivo per il 2024. Ed aveva fatto bene: “Nel 2024 più del 49% della popolazione mondiale sarà chiamata al voto. In India, Stati Uniti, Russia e Ucraina, Europa, Inghilterra, Taiwan, si definiranno scelte che ricadranno sul mondo intero. In quest’ottica la presidenza Italiana del G7 è strategica”.

Insomma, Supermario, che stavolta sarebbe in lizza con un altro mezzo Avenger del gradimento, aveva disegnato non solo un quadro di crucialità. Aveva anche ammesso un’usta di irripetibile appetibilità per chi andasse a cimento Ue a giugno e facesse centro. Un appuntamento così determinante non solo per le sorti del mondo e dell’Italia ma, legittimamente, pure per chi di quelle sorti dovesse diventare ingranaggio attivo. Un treno quindi che non può esser perso e che potrebbe condurre a destinazioni appetibili.

E con Vannacci in corsa nella sua stessa circoscrizione ed il voto sulle quote rosa a disciplinare le preferenze Abbruzzese scommette su una corsa straordinaria. Contando sui 14mila voti messi in campo alle scorse Regionali con la preferenza scritta per il suo delfino Pasquale Ciacciarelli blindato in queste ore alla Pisana contro il pallottoliere al rialzo di Forza Italia. (Leggi qui: Regione, la Lega blinda Ciacciarelli). E poi sui voti di una Roma che ricorda ancora gli anni in cui Mario Abbruzzese, da presidente del Consiglio Regionale, diede una visibilità ed un tono non più ripetuti a quella guida d’Aula. Dote corroborata magari da qualche “sacca” di friendship toscana di consenso.

Una scommessa ardita quella di sollecitare la candidatura del generale? Forse. Ma meditata. Perché Abbruzzese sa che, piaccia o meno, politicamente la vera “greca” è proprio lui.