Fca, la lezione dei sindaci ai parlamentari pentaleghisti

Per quale motivo senatori e deputati non possono guidare una delegazione di sindaci al Mise per chiedere chiarezza sul futuro di Fca? Intanto potrebbero muoversi Nicola Zingaretti e Antonio Pompeo

I ventuno sindaci che si sono rivolti direttamente al Ministero dello Sviluppo Economico perché preoccupati del futuro dello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano (leggi qui Fca, i sindaci scavalcano i parlamentari e scrivono al ministro) rappresentano in maniera “plastica” lo scollamento della politica provinciale.

Intanto sono primi cittadini che appartengono a diverse forze politiche e questo è un elemento di “squadra” importante. In secondo luogo vanno sostanzialmente a sostituirsi al ruolo dei parlamentari del territorio.

Ma un incontro al Mise non potevano chiederlo Ilaria Fontana (Cinque Stelle) o Francesca Gerardi (Lega)? Oppure Luca Frusone (Cinque Stelle) o Francesco Zicchieri (Lega)? Oppure ancora Gianfranco Rufa (Lega) o Enrica Segneri (Cinque Stelle)?

Probabilmente la logica di maggioranza e le ferree regole gerarchiche nei partiti di Matteo Salvini e Luigi Di Maio inducono i parlamentari a rimanere nei ranghi. Il risultato però è che sul territorio si capisce poco quello che sta succedendo e succederà. Il passo successivo potrebbe essere quello di chiedere un incontro o comunque un pronunciamento da parte di Fca.

In ballo ci sono posti di lavoro, diretti e dell’indotto. E sicuramente la cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali non possono sostituire un posto di lavoro vero. Perché i parlamentari non si uniscono ai sindaci e guidano una delegazione per capire quali sono gli scenari? Cosa ci sarebbe di strano?

In ogni caso su questo versante potrebbero intervenire in prima persona anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti o quello della Provincia di Frosinone Antonio Pompeo. Semplicemente per avere delucidazioni e risposte.

In un contesto economico nel quale, peraltro, non soltanto Bankitalia ma pure il Fondo Monetario Internazionale taglia le stime di crescita dell’Italia e addirittura vede il nostro Paese come un fattore frenante dell’economia mondiale. Le risposte del Governo vanno tutte nella direzione di spostare l’attenzione altrove. L’attacco politico di Luigi Di Maio al colonialismo francese (?!) è surreale. Senza considerare le frasi di un parlamentare pentastellato sulla congiura delle banche che avrebbe ispirato i Protocolli dei Savi di Sion (!?).

Davanti a tutto questo la concretezza dei sindaci del cassinate andrebbe colta al volo da tutte le forze politiche. Magari perfino dalle associazioni di categoria.

In fondo la domanda è semplice: quanti degli investimenti del vecchio Piano Fca resteranno nel cassinate? Con quali prospettive di occupazione e di sviluppo? 

L’ultima domanda è la nostra: ma perché i parlamentari eletti sul territorio non dovrebbero convergere su un’impostazione del genere?