Assedio del centrodestra al Presidente della Provincia. Che evita lo scontro e ripiega. Mandando nel caos gli avversari. Metà di FdI lascia l'Aula. E metà resta. Chi ha fatto da stampella.
Insulti e grida nei corridoi, un tentativo di assalto in Aula, lo scollamento evidente in retrovia: il Consiglio Provinciale di Frosinone riunito questa mattina a Palazzo Iacobucci non è stato una banale seduta di routine. Il centrodestra ha tentato di assediare il Presidente Dem Antonio Pompeo, in parte c’è riuscito: ma non ha affondato il colpo e non lo ha messo in difficoltà più di tanto. Per scelta, forse per patto politico. L’evidenza è che: Pompeo può dormire sereno, a coprirgli le spalle ci sono i suoi Fratelli… d’Italia.
Insulti e grida
La mattinata comincia con insulti e grida. A strillare sono il consigliere Dem Vincenzo Savo ed il suo collega di Fratelli d’Italia Gianluigi Ferretti. Litigano e tutti negli uffici li sentono in maniera nitida. C’è di mezzo una mozione sull’Ambiente.
A dividerli però non è la differente impostazione politica sull’argomento. Bisticciano per chi dei due debba essere il presentatore dell’atto e passare cosi alla Storia. “Io sono il presidente della commissione, tocca a me presentare la mozione” tuona uno; “e io sono il consigliere delegato, non vedo perché debba essere tu a presentarla“.
Se ne dicono di tutti i colori. Ma è la passione politica del momento. Quando si arriva al dibattito in Aula, si sono già scusati con civiltà. Non sarà questo tema ad incendiare l’aria in Consiglio.
L’assedio a Pompeo
Già nella seduta dei capigruppo la settimana scorsa c’era stato il tentativo di Gianluca Quadrini per mettere all’angolo il presidente della Provincia. Il vice coordinatore di Forza Italia nel Lazio lo aveva detto con chiarezza: “Qui la maggioranza ce l’abbiamo noi, non il centrosinistra. Senza di noi qui non si approva niente“. Ma si era ritrovato da solo. (leggi qui Sfida all’Ok Corral in Provincia: Quadrini vs Pompeo. Ma si spara ad acqua)
Questa volta è differente. L’assalto è più organizzato, studiato nei dettagli. Il bersaglio è sempre lo stesso: i soldi contenuti nel Dup, cioè il Documento Unico di Programmazione 2020-2022. È l’atto nel quale c’è scritto tutto lo sviluppo economico della Provincia nei prossimi anni, dove devono essere impiegati i soldi, cosa si finanzia, attraverso quali fonti.
Gianluca Quadrini vuole mettere le mani su quei conti. Per una questione politica. Lo ha detto durante la riunione del centrodestra che ha preceduto il Consiglio: «Un atto del genere deve essere condiviso, non possiamo accettarlo senza che venga concordato con noi. Anche perché siamo noi ad avere la maggioranza: senza di noi non si approva. E allora le scelte devono essere condivise. Non sta né in cielo né in terra che alziamo la manina e facciamo passare ad occhi chiusi un testo messo a punto dalla sinistra».
La sortita di Antonio
Antonio Pompeo però ha fiutato l’aria. Sa benissimo di non avere i numeri. Il perverso meccanismo di voto delle amministrazioni provinciali riformate da Matteo Renzi e Graziano Delrio lo ha confermato un anno fa nella carica di presidente; lasciandolo però senza una maggioranza già dopo pochi mesi, al secondo turno di voto nella primavera successiva.
La battaglia migliore è quella non combattuta, insegnavano nelle scuole di politica della Democrazia Cristiana. Pompeo viene da lì. E applica alla lettera l’insegnamento. Quando arriva il momento di esaminare il Dup chiede la parola: “Il presidente chiede di ritirare il punto e rinviarlo al prossimo Consiglio dopo approfondimenti“.
Non si fa massacrare. Non va ad uno scontro nel quale sa di essere perdente. Si giocherà la partita nei prossimi giorni.
Le truppe di Gianluca Quadrini però erano già con l’elmetto calzato e la baionetta tra i denti. Quindi hanno dato l’assalto lo stesso: sono usciti dall’Aula per far mancare il numero legale.
I Fratelli… di Pompeo
Funziona come la tattica del fuorigioco nel calcio: palla in avanti, calciatori tutti indietro. Ma questa volta in due restano nel campo di gioco. I Fratelli d’Italia Daniele Maura (Presidente del Consiglio provinciale) e Gianluigi Ferretti (uomo dell’intramontabile stratega Alfredo Pallone) non si muovono dal loro posto. Tengono a galla la seduta: la riunione continua ad avere un numero di presenti sufficiente per farla ritenere valida.
Lasciano la seduta Gianluca Quadrini (Forza Italia), Stefania Furtivo (Fratelli d’Italia), Andrea Campioni ed Igino Guglielmi (entrambi consiglieri comunali di Frosinone, il primo eletto dal sindaco Nicola Ottaviani, il secondo è espressione del Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli: tutt’e due ‘in prestito’ al gruppo della Lega).
L’aria si incendia. Gugliemi, ironico dopo intervento di Ferretti dice «Grazie consigliere Ferretti: c’hai fatto capire chi fa parte della maggioranza in questa assise»; un colpo al cuore.
Quadrini ci mette il carico da 12: «Qui dentro non si capisce chi è maggioranza e chi opposizione. Io almeno non lo ho capito».
Torna all’assalto Guglielmi: «Ferretti, così non si fa». Panico.
Fratelli divisi
È chiaro che Fratelli d’Italia sta coprendo le spalle al presidente Pompeo. Ma non tutti i fratelli. Le… sorelle no: Stefania Furtivo è uscita. Daniele Maura e Gianluigi Ferretti fanno riferimento al senatore Massimo Ruspandini che è fedelissimo di Francesco Lollobrigida. E Stefania Furtivo? Non si sa.
Lei, fuori dall’Aula commenta «Era arrivato il momento che il centrodestra facesse sentire la sua voce autorevole ed unitaria. Oggi, in Consiglio Provinciale nessuno del centrodestra si sarebbe mai prestato a fare da stampella alla minoranza di centrosinistra del Presidente Pompeo».
In due sono rimasti dentro… «Personalmente sono rimasta coerente e rispettosa delle scelte assunte durante la riunione dei gruppi di centrodestra ovvero quella di abbandonare i lavori d’aula durante la discussione del punto».
A Daniele Maura vengono le bolle al solo sentire pronunciare la parola ‘stampella’. «Faccio rilevare che se Stefania Furtivo non è rimasta in Aula ciò è stato solo dovuto al fatto che avevamo in precedenza deciso di uscire appena fosse iniziata la discussione sul Dup. Ma l’uscita è diventata inutile nel momento in cui il Presidente Pompeo ha ritirato il punto. Non c’è stato il tempo di comunicare alla collega che non serviva più uscire. Siamo uniti e compatti».
Pompeo al coperto
La realtà è che si sta svolgendo una specie di gioco delle parti in commedia. Nel quale ognuno recita un ruolo. Perché se il centrodestra avesse voluto affondare Antonio Pompeo gli sarebbe bastato rimanere compatto in Aula, opporsi al ritiro del Dup, votarlo e bocciarglielo.
Invece Gianluca Quadrini ha giocato a dimostrare che Fratelli d’Italia sta facendo da stampella al Pd. Fratelli e sorelle hanno giocato a dimostrare chi è più ortodosso. Antonio Pompeo ringrazia e va avanti.
La stabilità del suo mandato non è a rischio.
Mentre rientra nella sua stanza, al termine del Consiglio, c’è spazio per un altro scambio di frecciate. Accade quando Antonio Pompeo dice «Se mi dovesse servire un voto chiamo Mario Abbruzzese e mi faccio appoggiare da Gioacchino Ferdinandi». Il consigliere Ferdinandi è stato eletto in Forza Italia, è rimasto legatissimo ad Abbruzzese anche dopo il passaggio di quest’ultimo a Cambiamo di cui ora è il coordinatore regionale: Quadrini lo ha appena fatto cadere da presidente del Consorzio industriale Cosilam.
La risposta di Quadrini è un sibilo: «Proprio ieri ho messo un assessore di Ferdinandi a fare il revisore dei conti all’Associazione Comuni d’Italia… Non penso che mi si metta contro così a cuore leggero... ».