Il maiale bombarolo

Il maiale bombarolo. Ovvero conosco chi ha ucciso il suino ma non posso rivelarlo. Dalle infezioni a Torrice alle parole del prefetto Portelli. Dai vaccini spariti nei frigoriferi ai cornetti di Mario Draghi. Per finire con i sottosegretari che era meglio se fossero rimasti secretati

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Il maiale bombarolo. Ovvero conosco chi ha ucciso il suino ma non posso rivelarlo.

“Chi va dicendo in giro
Che odio il mio lavoro
Non sa con quanto amore
Mi dedico al tritolo
È quasi indipendente
Ancora poche ore
Poi gli darò la voce
Il detonatore

Il mio Pinocchio fragile
Parente artigianale
Di ordigni costruiti
Su scala industriale
Di me non farà mai
Un cavaliere del lavoro
Io sono d’un’altra razza
Son bombarolo”.

Fabrizio De André

Così inizia una straordinaria canzone di Fabrizio De Andrè del ’73 il Bombarolo

Storia di un impiegato” era il nome dell’album e racconta, come si capisce, la storia di un impiegato che, dopo aver ascoltato una canzone del Maggio francese, ha un improvviso impulso alla ribellione. Fu forse il primo album politico del genio genovese. 

Il bombarolo è un brano molto conosciuto e apprezzato soprattutto per la sua tagliente ironia. È il momento forse più patetico della vita del personaggio protagonista del concept album. Infatti, l’impiegato premedita un attentato poiché è disperato, ma il risultato è solo che si mette in ridicolo facendo esplodere non il bersaglio prescelto ma un’edicola. Il senso del ridicolo applicato ad eventi tragici. Proprio solo di chi padroneggia con cura e maestria la scrittura.

Il bombarolo Biden

Ed il bombarolo è tornata in auge in queste ore. Quando due giorni fa il neopresidente Biden, a cui prudevano le mani da giorni, non ha resistito all’avviare il primo raid Usa della sua presidenza facendo fuori in un colpetto 22 sedicenti miliziani al confine tra Iran e Siria. Ventidue vite che saranno le prime, ci si può scommettere, di una lunga serie, come da tradizione dei presidenti americani.

Tradizione invero interrotta dal biondone Trump che è stato l’unico presidente Usa della storia a non iniziare nessuna guerra. Uno dei pochi meriti che gli vanno ascritti, ma affatto trascurabile.

Il presidente Joe Biden. Foto Gage Skidmore

È certo, secondo tutti gli analisti, che Biden con questa e con future azioni punti dritto al Nobel per la pace. Degno erede di Obama che fu insignito del prestigioso riconoscimento dopo aver finito di sfondare un po’ l’Iraq già attaccato da Bush, invaso poi Siria, Libia, Afghanistan, bombardato Somalia, Yemen, Pakistan, oltre a decine di azioni anonime dei superbombaroli della Cia. Con tale curriculum il suo ex vice Biden deve essersi persuaso, non si può che vincere il Nobel che da bombaroli.

Ed ha già iniziato il suo percorso. Nel quasi totale silenzio dei media, dei pacifisti, dei mondialisti. D’altronde si sa le bombe dei democratici fanno sempre meno rumore, sono silenziose. Profumano di democrazia.

E bomba o non bomba arriveremo al Nobel”, potremmo canticchiare parafrasando la canzone di Venditti e De Gregori che narrava il loro viaggio dalla rossa Emilia a Roma nel ‘78. Stessa epoca del bombarolo, stesse tensioni politiche e sociali. 

Il libro del maiale bombarolo

Emiliano, di Carpi, è mio Zio Angelo. Il più abile, colto, intelligente e raffinato venditore che abbia mai visto. Un imprenditore di straordinario successo. Ci andavo in vacanza da ragazzo solo per il gusto di vederlo all’opera. Era capace di inventare sul momento storie di assoluta credibilità ma completamente inventate, di comprare una cosa la mattina per rivenderla il giorno stesso a dieci volte il valore, solo affabulando gli astanti. Anche solo per diletto.

Rilevando un bar, tra il resto comprò una decina di flipper d’epoca di quelli belli con gli special che “cantavano” e che non ti davano il tilt alla prima smossa come quelli moderni. Proprio uno di quelli cantati in Pinball wizard degli Who.

Un flipper come quelli di Zio Angelo

Il resto in magazzino ed uno solo piazzato all’ingresso dell’ufficio in bella mostra. Al primo cliente importante che arrivava si faceva trovare al flipper suonante. Il cliente immancabilmente si innamorava e chiedeva “dai vendimelo ti pago quello che vuoi”. Ma la risposta era sempre quella, l’ho sentita da quando ero bambino ai giorni nostri. Diceva “no non posso l’ho già venduto ad un collezionista di Treviso”. Ovviamente era inventato, non conosceva nessuno a Treviso. Ma in una mezz’oretta di botta e risposta lo cedeva ad un prezzo decuplicato. Da allora ho sempre avuto simpatia per Treviso che per me non è la città del radicchio ma dei collezionisti. 

Abbiamo scherzato per anni sulle sue doti tanto che un giorno di passaggio a Bologna da Feltrinelli prendo un libro regalo per il suo compleanno. Era di Tiziano Resca e Paolo Stefanato ma poteva averlo scritto mio Zio. Si chiamava “Scoppia il maiale ferito un contadino”. Sottotitolo “150 notizie di agenzia così vere da sembrare false”.

Il titolo prendeva spunto da un fatto vero perché al momento dell’uccisione e poi della pulizia, prima riempito di gas dagli orifizi e poi bruciacchiato con un cannello, un maiale esplose come una bomba ferendo l’imprudente allevatore. Il maiale bombarolo!

Scoppia la bomba maiali a Torrice

È questo a cui ho pensato quando ho letto “scoppia la bomba covid per colpa dei maiali a Torrice”. Le immagini sono corse a quel libro che ancora zio tiene sulla scrivania ed alle risate fatte nel leggerlo. 

Le stesse risate che, inappropriatamente sta facendo mezza provincia che si scambia sui social un audio che in pieno dialetto narra le gesta dell’incauto macellatore che prestando l’opera nella varie fattorie del nostro territorio da ammalato di covid ha contagiato numerose persone.

Una vicenda che al di la della simpatia dei racconti e dell’ironia suina ha del drammatico.

Ignazio Portelli, prefetto di Frosinone. (Foto: Stefano Strani)

Lo si è capito dai toni dello scontro politico istituzionale che è seguito alla vicenda soprattutto dopo le dichiarazioni del nostro Prefetto. Che, evidentemente preoccupato per gli effetti devastanti che potrebbero scaturire da leggerezze inutili come questa, ha tuonato contro pratiche che non ha esitato a definire da terzo mondo, provocando molte ed accentuate proteste dai rappresentanti locali.

Ora al di là dei toni polemici e delle difese del territorio, il solo paragonare il danno enorme che può provocare una così grave leggerezza causa di numerosi contagi e di nuovi focolai, alla necessità di uccidere il maiale accatastandosi intorno al povero suino urlante non lascia spazio a dibattiti.

E certamente il prefetto Ignazio Portelli, che non ho avuto l’onore di conoscere personalmente, è evidente unisca all’intelligenza ed alla preparazione una notevole dose di carattere e decisione. Come da tempo non si vedeva in questa provincia. Si sente che con vera autorità rappresenta lo stato in questo territorio

Ed il messaggio lanciato è serio anche se condito da espressioni che hanno ingenerato reazioni. Ma qualcuno lo deve dire che nessuna tradizione è così importante da mettere a rischio la vita di alcuno. Non me ne vogliano i tanti amici politici locali che hanno espresso varie e contrastanti opinioni.

I vaccini spariti nel frigo di Oronzo

E questo si inquadra nel più difficile quadro nazionale attuale dove ormai abbiamo capito che il piano vaccini è un vero fallimento e, se non sopperiamo con i comportamenti corretti, torniamo rapidamente alla gravità del passato. Prova ne è il ritorno da domani della infausta zona arancione. Un segnale inequivocabile. (Leggi qui Virus fuori controllo, Ciociaria zona arancione e leggi qui Il virus assedia la Ciociaria. Non è tempo di normalità).

E qui scoppia la terza bomba della giornata. Stavolta non di origine suina.

Domenico Arcuri (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

La Fondazione Gimbe, elabora uno studio mirabilmente esemplificato da un grafico, di un’elaborazione, su dati ministero Salute e commissario straordinario Covid-19, che mostra il gap fra il totale delle dosi di vaccino consegnate all’Italia e il totale di quelle somministrate

Scopriamo così che quasi 1,8 milioni di vaccini già arrivati giace nel fresco dei costosissimi frigoriferi di Oronzo Arcuri e non sono stati somministrati. (Leggi qui I SottosegretaTi ed il segreto del Mago Oronzo).

Dunque, non solo riceviamo molte meno dosi di quelle acquistate per contratto, ma anche di quelle arrivate non siamo in grado di provvedere alla somministrazione ai pazienti.

Una bomba che forse, per completa inefficienza, potrebbe provocare più vittime del bombarolo Biden. E che getta una luce oscura ancora più inquietante sulla gestione dell’emergenza covid.

I cornetti di Draghi

Emergenza che, tristemente, sembra continuare nello stesso identico fallimentare modo del precedente governo. Siamo ripartiti con le chiusure e le zone colorate e soprattutto coi Dpcm.

Certo il fatto che lo spompato Speranza fosse stato confermato nell’incarico non lasciava ben sperare su una svolta. Perché cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia. Ma su Draghi riponevamo maggiore fiducia in uno slancio diversificatore e su un cambiamento di linea di azione che stenta apparire seppure in nuce.

Mario Draghi al Quirinale

Abbiamo però, in cambio, letto in profusione durante la settimana delle sue preferenze alimentari. Fondamentale direi. Della sue colazioni con cornetto integrale al miele e cappuccino senza lattosio con latte di soia, con la sottolineatura che la scelta del cornetto integrale lo rendesse uno straordinario ed attento ambientalista e il latte di soia ne rivelasse la straordinaria natura salutista perfetta per un uomo chiamato a difendere la salute di una nazione.

Alcuni avventori del bar intervistato sembra abbiano dichiarato che riesca a bere il cappuccino e mangiare il cornetto attraverso la mascherina. Altri lo hanno visto camminare sul latte di soia e moltiplicare i croissant ed i caffè a beneficio del popolo.

E l’aperitivo?” È un amante dello spritz. E lo chiede sempre con l’aperol” affermano. Che intenditore. Come se si potesse fare invece  miscelato con l’amaro Braulio e con l’acquato della vendemmia passata.

Ma a parte le santificazioni culinarie, di azione di governo zero. Novità zero. Lotta al covid, tragica fotocopia del governo precedente.

Quella definizione di SuperMario Draghi inizia ad afflosciarsi giorno dopo giorno. Diamogli tempo direte voi. Ma a parte che tempo non ne abbiamo, diciamocelo, il buongiorno si vede dal mattino.

Durigon e Fontana

I sottosegretari poi era meglio rimanessero secretati. Gente che prima occupava ministeri perché tecnici del settore tipo la Bellanova spostata dall’Agricoltura alle Infrastrutture. Adesso ci diranno che è esperta anche di infrastrutture perché in passato ebbe un filarino con un muratore. E così in altre decine di casi dove, solo per gli incrociati veti, non li volevano nei ministeri precedenti.

Il buon Claudio Durigon ad esempio, sempre preparato e tra i padri di quota cento, promosso all’Economia. Incarico importantissimo, anche più del lavoro. Fa pensare però alla cancellazione imminente di quota cento di cui fu promotore importante. Un grande errore. (Leggi qui I SottosegretaTi ed il segreto del Mago Oronzo).

Altri casi umani sparsi qua e là veramente incommentabili. Paraninfi promossi sottosegretari su cui taccio per pudore. Come diceva Flaiano “a furia di leccare, qualcosa sulla lingua rimane sempre.”

Con l’unica notizia positiva che dopo lustri torna un’esponente frusinate al governo l’onorevole Ilaria Fontana. Siamo felici. Di lei non possiamo dire né bene né male, semplicemente non la conosciamo. Come non la conosce il 99,999% periodico dei cittadini della provincia. Ma aspettiamo fiduciosi.

Sappiamo chi ha ammazzato lu porco

Certo è che in questa settimana trascorsa a parlare solo di nomine, di bombe e di maiali, delle emergenze vere e delle loro soluzioni non ne abbiamo avuto traccia.

Ma coloro che possono fare la differenza hanno l’obbligo di fare arrivare a Roma, nel centro del potere la voce, lo stimolo per dare una vera scossa. Anche in un momento così difficile.

Come nel cammino ideale dei giovani De Gregori e Venditti che “partirono in due ed erano abbastanza” e dopo Bologna tra una bomba ed un’altra superarono Sasso Marconi, Roncobilaccio, Firenze, Orvieto, (dove ci fu l’apoteosi) per arrivare con un nutrito e convinto seguito nella città eterna. Sempre cantando “bomba o non bomba arriveremo a Roma malgrado voi”.

Antonello Venditti e Francesco De Gregori

In un viaggio ideale verso il luoghi del potere. Come anche a tutti noi piacerebbe arrivare al cospetto delle istituzioni nel centro della città eterna superando tutte le bombe messe ad ostacolo nel cammino per pronunciare finalmente al cospetto del potere costituito la frase che, universalmente tutti ci invidiano, Marzullo compreso.

Fieri sederci, ebbri del cammino, davanti al Presidente Mario Draghi e dirgli con tono solenne guardandolo nechi occhi: “Presidè sappiamo chi ci ha ammazzato iu porco ma nen potimo parlà!”.

Il maiale bombarolo contagia la Ciociaria

Solo allora si sentirà il tonfo sordo dell’ordigno preparato dal bombarolo di De Andrè che, posizionato per fare esplodere i palazzi delle istituzioni, provocò solo qualche lieve danno all’edicola di fronte al parlamento.

Facendo smuovere evocativamente i fogli delle riviste le cui pagine scorrevano guidate dal vento fino a richiudersi alla prima pagina dove avremmo certamente scorto il titolone. “Il maiale bombarolo contagia la ciociaria.” a fianco di una bella ragazza in posa con vestiti succinti.

“C’è chi lo vide ridere
davanti al Parlamento
aspettando l’esplosione
che provasse il suo talento,
c’è chi lo vide piangere
un torrente di vocali
vedendo esplodere
un chiosco di giornali.

Ma ciò che lo ferì
profondamente nell’orgoglio
fu l’immagine di lei
che si sporgeva da ogni foglio
lontana dal ridicolo
in cui lo lasciò solo,
ma in prima pagina
col bombarolo.”