Opere per 4 miliardi, Anbi ha pronti oltre 700

Anbi annuncia 858 progetti e l'impegno di una cifra monstre. Quattro milioni di euro. Per governare le acque impiegando 21mila persone.

Un piano da 4 miliardi in opere pubbliche, capace di impiegare almeno 21mila persone. È quello messo in campo da Anbi, l’Associazione Nazionale Consorzi di Bonifica. Che è pronta a rivoluzionare la rete di raccolta e distribuzione delle acque. Per proteggere il suolo e combattere la siccità. Come prevede la sua nuova mission.

Quattro miliardi da investire nella bonifica. Perché efficientare la rete idrica significa essere al passo con le sfide della nuova stagione green dei Consorzi. I progetti interessano l’intera penisola: sono relativi ad opere di manutenzione strordinaria, a bacini già in attività ed a quelli da realizzare. Sono stati presentati a Roma durante l’incontro “Resilienza ai cambiamenti climatici, transizione ecologica, Recovery fund, Green Deal: la proposta e immediata dei consorzi di bonifica”.

Molti di quei 729 progetti sono quelli invocati nei mesi scorsi dal direttore nazionale dell’Anbi Massimo Gargano: aveva chiesto alle sedi regionali di tirare fuori dai cassetti i piani pronti per essere messi in cantiere, ai quali mancavano solo i soldi per far partire le opere.

Quasi tutti possono rientrare in quello che il Governo Conte ha chiamato Green New Deal. (Leggi qui Stati generali dell’Anbi: l’obiettivo è il Green New Deal e il Lazio è in pole).

La mappa, regione per regione

Francesco Vincenzi

La parte più povera degli investimenti è quella che andrà nel Lazio, con Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e Sardegna. In tutto sono previste opere per poco meno di 655 milioni di euro, in grado di impiegare 3.273 persone.

Nel centro Italia verranno realizzati 266 progetti di manutenzione straordinaria, 36 sui bacini già in esercizio, altri 12 interventi riguarderanno bacini non in esercizio o da realizzare.

Zona per zona, il documento complessivo illustrato dal presidente nazionale di Anbi Francesco Vincenzi disegna una mappa ad alterne vicende, con il Centrosud più in ambasce.

Servono bacini nei quali imbrigliare le acque, conservarle per quando servono ai campi, evitare che finiscano nel posto sbagliato allagando le zone più in basso.

Il bollettino dei bacini

La diga di Santa Francesca

«I grandi laghi del Nord sono tutti abbondantemente sopra la media del periodo. Così come il fiume Po. Analoga è la situazione dell’Adige, che segna la maggiore portata dal 2014. Come pure da record sono i livelli dei fiumi Piave e Livenza, sempre in Veneto».

Su questa regione, l’agosto 2020 è stato il mese più piovoso dei recenti 25 anni (+105% sulla media). Questo «garantendo portate nettamente superiori all’usuale su tutta la rete idrografica della regione».

Dopo le abbondanti precipitazioni segnano, invece, repentine diminuzioni di portata i fiumi piemontesi. In una settimana, il Sesia è «calato da 157 metri cubi al secondo a mc/sec 12,5. Mentre in Lombardia ai livelli inferiori di Mincio e Ticino (rispetto al 2019) si contrappongono le impennate di Chiese e Brembo. Così come in Emilia Romagna, l’ottima condizione del Secchia si contrappone a quella del Reno, sotto media».

Situazione “a macchia di leopardo” anche sulla dorsale adriatica. Alla condizione deficitaria degli invasi marchigiani, che trattengono circa 36 milioni di metri cubi d’acqua fanno da contraltare le piogge record.

«Piogge da 90mm del recente quinquennio, cadute sull’Umbria. Quei 36 milioni sono superiori solo al siccitoso 2017 in anni recenti».

Lazio: il report che preoccupa

I lavori dei consorzi di Bonifica del Lazio

Per quanto riguarda i fiumi, il bacino Liri Garigliano, nel Lazio, ha portata inferiore allo scorso anno.

Nonostante la prolungata siccità in provincia di Rieti non piove dal 20 giugno. Il servizio irriguo curato dal Consorzio della Bonifica Reatina non ha subito sospensioni, né interruzioni. Le aziende agricole della piana hanno avuto acqua senza problemi, anche perché la portata del fiume Velino non ha mai messo a rischio la regolarità dell’approvvigionamento idrico.

Sono altresì in media i fiumi campani Volturno e Sele. Lo sono anche «i bacini della Sardegna, ora al 67,56% della capacità di riempimento. Prosegue, infine, l’annata siccitosa della Basilicata. Regione dove, negli scorsi 10 giorni, non è caduta neppure una goccia di pioggia. Questo determinando un ulteriore calo di 18 milioni di metri cubi nelle disponibilità idriche». E con un calo a circa 204 milioni e un deficit di oltre 53 milioni sul 2019.

Analoga la situazione della Puglia. Lì il deficit sull’anno scorso sfiora i 70 milioni di metri cubi. Pari alla residua disponibilità nei bacini della regione, da cui viene prelevato circa 1 milione di metri cubi d’acqua al giorno.

Vincenzi e Gargano: ecco che faremo

Massimo Gargano

Il punto lo fa Francesco Vincenzi. «La condizione fortemente localizzata delle risorse idriche italiane necessita di investimenti infrastrutturali. Interventi in grado non solo di trattenere l’acqua, quando arriva, ma di trasferirla nelle zone a maggiore bisogno».

E la chiosa operativa è invece di Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI. «Una risposta arriva dal Piano per l’efficientamento della rete idraulica del Paese. Piano inoltrato dall’ANBI al Governo nel quadro del Green New Deal ed in vista delle scadenze previste dal Recovery Fund. Si tratta di 858 progetti definitivi ed esecutivi, interessanti tutte le regioni italiane. E per lo più indirizzati ad ottimizzare le possibilità d’utilizzo delle opere esistenti».