La triste dissoluzione di Forza Italia: stracci e vendette all’Astor

La riunione di Forza Italia dopo il colpo di mano a Montecitorio. La dissoluzione è già cominciata. Volano sassi dalle scarpe e stracci. c'è chi dice addio

Doveva essere la sera della ‘riGenerazione Azzurra‘, dell’orgoglio di Forza Italia che serra i ranghi. Mostrando i muscoli a Silvio Berlusconi e soprattutto al suo Cerchio magico. Imponendo al Partito un cambiamento radicale: quello preteso a brutto muso martedì con la conferenza stampa a Montecitorio del capogruppo di Forza Italia in Regione Lazio Antonello Aurigemma, dell’ex vice presidente del Consiglio Regionale Adriano Palozzi, del presidente della commissione Cultura alla Pisana Pasquale Ciacciarelli e del vice coordinatore nazionale Enti Locali Mario Abbruzzese. (leggi qui L’assalto è partito: «Basta con Forza Italia in mano ad uno staff di Segreteria»). Quello che Silvio Berlusconi ha azzerato con un colpo solo: nominando Coordinatori proprio i due colonnelli che soffiavano di più sul fuoco: il governatore della Liguria Giovanni Toti e la parlamentare Mara Carfagna. (leggi qui La svolta di Berlusconi. Ma nessuno è convinto). È stata invece la serata degli stracci che volano, degli adii sussurrati, dei sassi tolti dalla scarpa e tirati con rabbia. La dissoluzione di Forza Italia è un dato di fatto: la riunione di questa sera all’Astor di Frosinone ne è la rappresentazione plastica.

Abbruzzese traccia la rotta

I lavori li apre Mario Abbruzzese. Prova a tracciare una rotta. A dare un senso al tutto. Il segnale è evidente: i quattro si collocheranno sulla scia di Giovanni Toti, se il cambiamento promesso da Berlusconi sarà reale, bene. Altrimenti si va via. Il 6 luglio il Governatore della Liguria presenterà il suo Movimento. Abbruzzese mette in chiaro: «Non sarà una data che sancirà la scissione del Partito, ma sarà la data che stabilirà il rilancio del Popolo moderato, imprenditoriale, commerciale e della società civile che ha necessità di collocarsi politicamente e di trovare un soggetto politico nel quale riconoscersi: e questo soggetto politico non può che essere Forza Italia».

Ribadisce i concetti chiave. La nuova Forza Italia dovrà essere finalmente un Partito Vero, non un Partito Azienda nel quale il padrone nomina gli amministratori delegati a rappresentarlo e curare gli interessi su scala locale. «Sarà importante rilanciare la rappresentatività dei territori e ciò sarà possibile nel momento in cui Forza Italia diventerà un Partito scalabile; un Partito in cui tutti potranno dire la loro e che tramite l’istituto delle primarie consentirà a tutti gli attivisti di potersi confrontare con il voto popolare, per ricoprire le più importanti cariche del partito sia a livello comunale che provinciale, ma anche regionale e nazionale».

La designazione di Toti e Carfagna come coordinatori? «Rappresenta il primo passo verso quella modernizzazione di Forza Italia che tutti auspichiamo».

La scia di Ciacciarelli

Stessi concetti, ma più in breve, che enuncia Pasquale Ciacciarelli. Il quale rivendica «Noi abbiamo iniziato questo tipo di azione già da tempo. I tesserati hanno celebrato il congresso e scelto il loro coordinatore. Sono convinto che la responsabilità di tutti, anche mia in qualità di consigliere regionale del Lazio,  debba essere quella di far  tornare attrattivo il partito. Per questo abbiamo iniziato un tour partendo da Frosinone, che ha attratto tantissimi amministratori».

Tantissimi amministratori è una valutazione un po’ ottimistica. La sala non straripa di persone: ci sono sempre i soliti e di sindaci si notano Anselmo Rotondo di Pontecorvo, Gioacchino Ferdinandi di Piedimonte San Germano, Marco Scappaticci di Picinisco, l’ex sindaco di Roccadarce Rocco Pantanella ora sostituito in municipio dalla moglie, il sindaco di Anagni Daniele Natalia, il sindaco di San Vittore del Lazio Nadia Bucci. Nulla rispetto ai tempi d’oro in cui non bastava il salone del grand hotel Palazzo della Fonte per contenere tutti. Nulla nemmeno rispetto ai tempi d’argento e di buono.

Lo scazzo con Quadrini

Pasquale Ciacciarelli non sopporta Gianluca Quadrini. È un fatto epidermico, ‘a pelle‘: lo si capisce dal modo in cui lo guarda, come lo evita. Lo avevano messo alla porta: fuori dal Partito in maniera pulita quando bisognò candidare Ciacciarelli alla Regione ed evitare che Quadrini potesse insidiare la sua elezione. Ora lui è rientrato dalla finestra: vice coordinatore del Lazio ma in quota Claudio Fazzone, cioè l’avversario giurato di Abbruzzese, Ciacciarelli e tutto il quartetto.

Ciacciarelli gli rimprovera gli inciuci, il traghettamento di fuoriusciti riportati a casa in Forza Italia senza concordarlo con il Provinciale. Quadrini reagisce: «A me dite che inciucio perché ho preso la delega di assessore Provincia di Frosinone guidata da Antonio Pompeo del Pd. E tu che fai il presidente di Commissione in Regione Lazio con il Segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti?» Volano i primi stracci.

Ci mette il carico da dodici Antonello Aurigemma. «Ben vengano i ritorni, certo a 20 giorni dal voto alle Europee, per portare esclusivamente qualcuno, lasciano qualche perplessità…». È l’esatta situazione del rientro di Quadrini che in venti giorni ha concentrato in modo decisivo i suoi voti sul sindaco di Fondi De Meo, portato da Claudio Fazzone.

Thaira e le storte

Prende allora la parola il consigliere comunale di Frosinone Thaira Mangiapelo. Era uscita da Forza Italia, passata alla Lega, rientrata poi in Forza Italia per intercessione di Quadrini.

«Sono l’unica che questa sera non avete nominato né ringraziato. Non devo giustificare da dove vengano i miei voti e dove li ho portati. Una sola cosa voglio dire: a chi ha detto che si sarebbe messo di traverso per non farmi rientrare. A loro dico: non provate a mettervi di traverso, siete nate storte».

L’addio di Riccardo

Riccardo Del Brocco sta scomodo e lo dice da prima di tutti. Alle Europee ha detto ad alta voce di avere portato i suoi voti a Fratelli d’Italia. Questa sera dice che con molta probabilità non seguirà Giovanni Toti. «Inizialmente seguivo Toti perché era più a destra. Perché proponeva una cosa netta e più a destra di qualsiasi altra. Ma ora… non ha più senso… Meglio cambiare direttamente. Sta scelta la vedo tardiva, la sala è vuota. Non va cambiato chissà che, va cambiato tutto… Perché già gli elettori hanno scelto di non seguire più un Partito che non ha una linea politica».

Calòa il gelo. «Non basta essere amici di Quadrini o Ciacciarelli per stare in un posto, almeno a me non basta. Non ci sono idee, non c’è prospettiva, non c’è futuro. Il mio intervento doveva essere per chiudere, ma chiudere cosa? Un recinto dove le vacche sono già scappate? Il futuro non è forza Italia».

Amen.