Niente battesimo ma niente silenzio: la rabbia di Salera contro il suo Pd

Al convegno Pd delle polemiche alla fine il sindaco di Cassino interviene. Non si fa ingabbiare. Ma nemmeno fa sconti. Pompeo: "Il Pd non è quello dei cartellini gialli e delle espulsioni". Moscardelli: "Mozione di sfiducia a Salvini"

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Non si è fatto ingabbiare in una componente. Ma non è stato in silenzio. Il sindaco di Cassino Enzo Salera alla fine non si è limitato ai saluti di cortesia nel convegno Ripartiamo da Qui, organizzato dal Pd nella Sala Restagno.

Rischiava di essere il suo battesimo all’interno dell’ala Dem di Antonio Pompeo: la meno zingarettiana, la più distante da quella di Pensare Democratico che fa riferimento a Francesco De Angelis. Ha messo in chiaro che non è così, Enzo Salera. E che sarà presente ai convegni che vorrà organizzare qualunque altra corrente del Pd e del centrosinistra.

Ma non si è limitato ai saluti. Nessuno è venuto a chiarire la posizione assunta dal Pd alle Comunali vinte dal sindaco, nessuno è venuto a smussare gli spigoli appuntiti descritti subito dopo il voto con una lettera scritta al segretario nazionale Nicola Zingaretti dal Consigliere più votato Barbara Di Rollo. (leggi qui I sassi di Barbara: «Caro Zingaretti ecco chi ha tentato di sabotarci a Cassino»)

E allora Enzo Salera lo ricorda alla sala piena di amministratori arrivati da tutta la provincia. «Il mio Partito, il Pd, non ha rispettato i patti. Si è tentato di mettere davanti i nomi indicati dai capicorrente. Invece a Cassino ha vinto un altro modo di interpretare la politica ed un altro modo di intendere il Partito Democratico. A Cassino ha vinto la democrazia, ha vinto la gente. E c’è riuscita attraverso uno strumento democratico previsto dallo Statuto: le Primarie».

Non fa nomi. Qualcuno legge nel suo intervento un attacco all’ex segretario cittadino Marino Fardelli che ha fatto di tutto per boicottare la sua candidatura. Ci legge un attacco a Salvatore Fontana, già componente dell’Assemblea Nazionale che invece di dare l’esempio ha appoggiato un candidato diverso da quello ufficiale del Pd. Un attacco all’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone che si è candidato contro di lui. (leggi qui La scomunica di Petrarcone: «Maledetto il Pd ed i suoi antenati»)

I cartellini di Pompeo

Non è solo un convegno. È un segnale che nel Pd di Zingaretti non tutti sono convinti della linea.

In mattinata il coordinatore regionale Bruno Astorre aveva mandato un chiaro avviso attraverso un passaggio della sua intervista a Corrado Trento su Ciociaria Oggi. Nella quale ha detto: “Non demonizzo riunioni come qualla di Cassino. ma serve sensibilità“. (leggi qui Pd, Codice Astorre. Attacco alla Lega, stoccate alle correnti)

Il presidente della Provincia Antonio Pompeo non fa parte delle truppe di Astorre. E dal pulito di Cassino risponde “Il Pd che siamo e che vogliamo riparte oggi da qui. Non è quello dei cartellini gialli e delle espulsioni. È quello delle proposte concrete su cui confrontarci e fare sintesi. Sarà quello che darà voce e valore agli amministratori del territorio“.

Chiede di pensare piuttosto ad un programma alternativo a questo governo, sollecita un’opposizione chiara ed efficace ai gialloverdi.

Raccolgono il segnale il senatore Claudio Moscardelli di Latina, già alleato storico di Francesco Scalia del quale Pompeo è l’erede politico. Oggi è componente dell’assemblea nazionale. Con lui c’è Andrea Marcucci, capogruppo Pd in Senato. Sono loro a tracciare la linea dell’opposizione al governo Conte. Ed annunciano per domani a Palazzo Madama una mozione di sfiducia a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini.

La sala piena

Se qualcuno sperava in un flop, così non è stato. La Sala Restagno del Comune di Cassino era piena. Il che significa dai cento ai 150 presenti. Soprattutto amministratori: arrivati da Frosinone come il consigliere comunale e provinciale Alessandra Sardellitti, da Veroli, Pontecorvo, Ceccano, Amaseno, Alatri.

Cassino era al completo, assente solo il presidente del Consiglio Comunale Barbara Di Rollo.

Non si sono fatti battezzare. Ma hanno voluto mandare un segnale politico chiaro: di compattezza, di unione, di peso specifico compatto. Ed hanno detto al Pd che la polvere non si nasconde sotto al tappeto.