Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 27 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 27 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 27 marzo 2024.

TOP

GIORGIO GORI

Nicola Zingaretti con Giorgio Gori © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

Quello degli anziani è sempre stato un tema-pallino per Giorgio Gori. Il sindaco di Bergamo ha cercato in ogni occasione della sua lunga carriera amministrativa locale di mettere in sella ad un focus a categoria. Lo faceva quando parlava del “progressivo invecchiamento della popolazione”. Di quello e “dell’emergere di nuove fragilità”.

Gori ha sempre puntato, indipendentemente da chi tenesse le sorti del Paese da Palazzo Chigi, alla creazione di un efficace welfare di settore e contesto. Ed a livello amministrativo si era giocato in tempi non sospetti la briscola della “co-progettazione dei servizi, e sullo straordinario contributo di migliaia di volontari”.

Ed era stato profetico, parlando di una sorta di “alleanza” che “sarà ancora più importante nei prossimi anni”. Cioè quando Bergamo dovrà “affrontare le criticità derivanti dalle dinamiche demografiche e da una maggiore frammentazione del corpo sociale”. Cioè?

L’analisi e la profezia: cupa

A Bergamo come in Ciociaria ed in tutto il resto dItalia la cicogna non vola più. Ci sono troppo pochi bambini e questo tra pochi anni disintegrerà uno degli elementi chiave del nostro tempo: la solidarietà familiare. Perché meno bambini significa meno cugini, meno zii, meno cognati: meno persone sulle quali poter contare. Già da ora, chi pianifica non prevede asili nido ma reparti geriatrici.

Appare quindi non scontata e poco pubblicistica la sua fermissima critica delle misura adottate dal governo Meloni sugli anziani, anche al netto della collocazione politica di Gori. Che ha scritto: “Assistenza agli anziani, la riforma tradita. Doveva rappresentare una svolta per 3.8 milioni di persone non autosufficienti del nostro Paese”. In che modo? “Con più assistenza domiciliare e l’introduzione di un assegno ‘universale’ di importo legato al bisogno di cura”.

A parere dell’esponente dem però c’era un preambolo speranzoso e c’è una realtà fattuale che di speranze ne lascerebbe ben poche. “E invece… ne godranno solo gli over80 con ‘livello di bisogno assistenziale gravissimo’ e ISEE non superiore a 6.000 euro. A fare i conti della serva sciorinati dallo stesso Gori sarebbero24.500 in tutto, ossia lo 0,6 per cento. E il carico di cura rimarrà sulle spalle delle famiglie (ovvero delle donne, nella quasi totalità dei casi)”.

E ricordare le categorie sociali più deboli non è mai un male. Neanche quando lo fai per additare l’inefficienza presunta di un avversario politico.

Vecchia storia, nuovi guai.

GIANLUCA QUADRINI

Gianluca Quadrini (Foto © Stefano Strani)

Era stato uno degli ultimi a salire sul Carroccio della Lega. Dove in moltissimi non lo volevano e fu necessario un atto di forza dell’allora onorevole Francesca Gerardi per ammetterlo nel Partito. Ma Gianluca Quadrini fu anche uno dei primi ad andare via e senza nessun rimpianto. Anche dopo un in contro personale con Matteo Salvini.

Aveva intuito tutto, Quadrini. E cioè che anche lì lo avrebbero isolato e gli avrebbero fatto la guerra esattamente come era avvenuto in Forza Italia: dopotutto i protagonisti erano sempre gli stessi, si erano solo fatti sostituire la bandiera alle loro spalle.

Il suo ritorno a casa allora se lo è costruito ribaltando la parabola del Figliol Prodigo. Non si è presentato povero, sporco e lacero al ricco portone di Forza Italia. Al contrario, Quadrini ha bussato ricco e carico di voti e preferenze: quelle con cui per ben due volte è stato il Consigliere Provinciale più votato nonostante fosse senza sponsor politici e si fosse costruito un movimento civico solo per lui. Gli hanno spalancato il portone.

Ma non hanno commesso l’errore del passato. Niente titoli, niente cariche: la sindrome da Napoleone gli fa perdere la visione. Che è quella cinica, micidiale, efficacissima del cacciatore di preferenze. Le sta prendendo ogni giorno, preferibilmente tra i ranghi della Lega, dove ci sono quelli che considera i suoi avversari. (Leggi qui: La lunga caccia ai grandi elettori).

E dove siede Pasquale Ciacciarelli, assessore in Regione Lazio del quale ha messo il titolo in tacca di mira. Ogni giorno sta traghettando in Forza Italia consiglieri comunali, assessori, amministratori: per aumentare il potenziale di fuoco da esprimere alle prossime Europee. Gli hanno fatto capire già a gennaio che potrebbe essere lui il nuovo assessore. Oltretutto togliendo il titolo a Ciacciarelli che gli venne preferito 6 anni fa, lasciandolo a piedi. Lui aspetta. E nel frattempo traghetta voti verso la corte di Claudio Fazzone. (Leggi qui: Metti un Quadrini nella giunta Rocca…)

La vendetta servita gelida.

FLOP

MATTEO RENZI

Matteo Renzi (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

La sua partita sulla vicenda Bari-sindaco Decaro Matteo Renzi se l’è giocata peggio di come non sia solito fare, è un fatto. Ha calato briscole e distinguo per spiegare come ha letto la vicenda e su come la pensi sulla combo di protagonisti, Decaro-Emiliano. Tuttavia il leader di Italia Viva stavolta è caduto vittima delle sue stesse sfumature.

Di quelle e di certi sofismi con i quali il senatore di Rignano si è sempre messo al sicuro dalle ondate di ritorno di ciò di cui “strologava”. Ma stavolta no, questa volta l’ex premier è stato leggermente colto in castagna. Perché sì, i giornalisti bravi quello fanno: adocchiano le tue contraddizioni e le servono tal quali al Riverito Lettore.

Il Renzi-pensiero su Decaro ed Emiliano
Antonio Decaro (Foto: Saverio De Giglio / Imagoeconomica)

Ha scritto Renzi sull’immancabile Twitter: “Penso che Antonio Decaro sia una persona per bene e un bravo sindaco. Se devo criticarlo per una cosa è perché non ha mai rotto il cordone ombelicale con Michele Emiliano”. Perché qui, a questo punto, doveva scattare il distinguo che in punto di storia recente non creasse contraddizioni nel Renzi-pensiero. Perciò “il mio giudizio su Emiliano infatti è radicalmente negativo. Mi dividono da lui idee, amicizie, stile. Ma soprattutto mi divide da lui il metodo con cui si fa politica. Il metodo Emiliano”.

Chiosa nobile e vai col liscio: “Sono orgoglioso che Italia Viva sia all’opposizione di Emiliano. Perché il suo modo di fare nega tutti i valori nei quali io credo. Mai come oggi sono orgoglioso di essere stato ingiustamente insultato da lui su Tap, Ilva, Buona scuola e di essere radicalmente diverso da lui nel rapporto con la giustizia. E soprattutto con i giudici.

Tutto bello e cartesiano fin quando Luciano Capone de Il Foglio non ha eccepito qualcosina. Lo ha fatto in pochi righi, ma con la potenza di fuoco di un battaglione di campale. “Per la precisione, va ricordato che il presidente di Italia Viva in Puglia è il consigliere regionale Massimiliano Stellato. Cioè uno che “fino a poco tempo fa (era) capogruppo dei ‘Popolari con Emiliano’”.

Poi la chiosa da fargli la hola, a Capone: “Questo è il metodo con cui si fa politica in Puglia: Renzi è emilianista a sua insaputa.

Giusto un po’ gnorri.

MAURIZIO CIANFROCCA

Maurizio Cianfrocca

La politica non è un gioco a chi è più testardo: è l’arte della mediazione. E se non si sa mediare o non se ne ha l’indole si finisce messi all’angolo. Come avvenuto nelle ore scorse a Maurizio Cianfrocca, sindaco di Alatri. La si può rigirare come si vuole ma la sostanza resta immutata: il sindaco è stato messo in minoranza dalla sua amministrazione. Su un tema molto sentito in città come lo sono gli orari di chiusura al traffico per il Centro cittadino. (Leggi qui: La Giunta sconfessa il sindaco. E lui resta al suo posto).

Il manuale ‘L’Arte della Guerra‘ scritto dal generale cinese Sun Tzu è un testo fondamentale per chiunque intenda svolgere attività manageriali, guidare persone. E mai dice di andare allo scontro se non sia assolutamente inevitabile: perché la migliore battaglia è quella che non viene combattuta. Men che meno prevede battaglie combattute per testimonianza o per principio: la guerra è guerra e si affronta con il solo scopo di vincerla. In quanto la sola alternativa è perdere.

Tutte cose che Maurizio Cianfrocca non ha considerato. La Giunta ha approvato la variazione degli orari alle Ztl con il solo voto contrario del sindaco. Un gesto totalmente privo di senso sia sul piano amministrativo che politico. Perché la sua diversa visione, avrebbe potuto testimoniarla astenendosi o, meglio ancora, inventandosi un improvvisa convocazione a Roma che gli impediva di partecipare. Farsi mettere sotto significa certificare che non si ha la guida politica della squadra e che sono altri a decidere, non il sindaco. Che non è un primus inter pares.

È la certificazione del venire meno di un ruolo di sintesi e proposta. E questo un sindaco non può permetterselo.

Situazione improbabile quanto imbarazzante.