Top & Flop * Martedì 2 luglio 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP

CLAUDIO FAZZONE

La prova di Forza (Italia) a Fondi ha confermato una volta di più che il senatore Claudio Fazzone, coordinatore regionale degli “azzurri”, avrà un ruolo fondamentale nel Partito che verrà. (Leggi qui La sfida del Grande Gatsby Fazzone per prendere Forza Italia) Quello probabilmente di Giovanni Toti.

Perché in ogni caso bisognerà tenere i rapporti con Mara Carfagna, con Mariastella Gelmini, con Antonio Tajani. In una parola, con Silvio Berlusconi. E se anche il Cavaliere alla fine volesse ribaltare il tavolo, ci sarebbe comunque da costruire una nuova Casa dei moderati, una gamba importante del centrodestra, in competizione adesso con Fratelli d’Italia ma in grado in futuro di sfidare perfino la Lega. Claudio Fazzone ha dimostrato di essere insostituibile: con le sue truppe vere, con i colonnelli (tra i quali Gianluca Quadrini), con gli elettori.

E a Latina Fazzone ha mandato un messaggio anche a Claudio Durigon e Francesco Zicchieri, vale a dire che le carte vuole continuarle a dare lui. Tostissimo.

MAURO BUSCHINI

Quella dello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano è una situazione preoccupante”: Mauro Buschini, presidente del Consiglio Regionale del Lazio, lo ha detto in occasione dell’incontro con i sindacati dello stabilimento ciociaro e con i sindaci del territorio.  (leggi qui Fca, ultimatum al Ministero: «O convoca l’azienda o lo farà la Regione Lazio»)

Spiegando: “C’è preoccupazione da parte dei sindaci, dei lavoratori, di un intero territorio che su conduzione e investimenti di Fca fondano gran parte della propria economia. C’è la preoccupazione di un indotto diffuso che non riguarda solo la parte sud della provincia di Frosinone o Latina, ma che abbraccia un territorio  più ampio di lavoratori”. Poi l’attacco frontale ai Cinque Stelle e al vicepremier Luigi Di Maio. Perché Mauro Buschini ha detto che o il Ministero dello sviluppo economico convoca al più presto una riunione urgente sul punto oppure lo farà la Presidenza del Consiglio Regionale.

In un colpo solo Buschini è riuscito a riportare al centro del dibattito su un tema così importante e delicato il Pd, la Regione Lazio e Nicola Zingaretti. Filotto. 

FLOP

LORETO MARCELLI

Ma davvero fa parte del Movimento Cinque Stelle? Cioè dello stesso partito di gente vulcanica come Roberta Lombardi o Alessandro Di Battista? Oppure di democristiani travestiti da rivoluzionari come Luigi Di Maio?

Loreto Marcelli da sedici mesi è consigliere regionale. Per carità, le interrogazioni le presenta, anche se quasi tutte sulla Sanità e sul sorano. Ma il punto non è questo. Un consigliere regionale, soprattutto se di un Partito come il Movimento Cinque Stelle, si dovrebbe notare un giorno sì e l’altro pure. Non che in provincia di Frosinone manchino gli argomenti: l’inquinamento terribile della Valle del Sacco, la deindustrializzazione del territorio, la crisi occupazionale, i giovani che vanno via, le multinazionali che si insediano altrove e tutto il resto. Fatto anche di futuro industriale di stabilimenti della Fca e dell’Ilva. Su tutto questo nessun sussulto. E Loreto Marcelli avrebbe perfino il vantaggio che i parlamentari dei Cinque Stelle  restano ai margini del dibattito politico provinciale. Parliamo di Luca Frusone, Enrica Segneri, Ilaria Fontana.

Ma forse Marcelli ha deciso di scavalcarli sul terreno di non farsi notare troppo. D’altronde, meno si fa, meno si sbaglia. Chi l’ha visto?

MATTEO ORFINI

Maurizio Guandalini, giornalista, editorialista e saggista, lo ha scritto benissimo: “Il Pd ha colto l’occasione della Sea Watch per crogiolarsi ulteriormente nel grande calderone intriso di bontà, umanità, accoglienza che poco hanno a che spartire con sicurezza, legalità, ordine e rispetto delle leggi di uno Stato. Che non sono da rigettare a piacimento, tra una libera obiezione di coscienza e l’insopportazione epidermica per il  “capitano” Matteo Salvini”. Dando la sensazione di un Partito in stato confusionale.

A guidare l’arrembaggio alla Sea Watch c’era anche Matteo Orfini, ex leader dei Giovani turchi, ex presidente del Partito, ex avversario dell’altro Matteo (Renzi), prima di diventarne un pasdaran. In provincia di Frosinone Matteo Orfini ebbe qualche mese di notorietà quando alla sua corrente aderì Francesco De Angelis. Un flirt politico brevissimo però. Il punto politico in ogni caso è evidente: Nicola Zingaretti continua a non vedere che la “paella” del Pd non serve a tenere tutti insieme, ma a disorientare l’elettorato. Perché davvero non si capisce chi detta la linea: Calenda, Gentiloni, Minniti, Delrio, Renzi? C’è bisogno di scelte chiare. E se un Partito è costretto a salire su una nave per esprimere una linea, significa che quel Partito è ai titoli di coda.

Alla testa dei “corsari” c’era Matteo Orfini, quello che ha politicamente annientato Ignazio Marino. Quello che non ha mai sopportato la vittoria di Nicola Zingaretti. Pirata di minoranza.