La Sanità del 2021 in provincia di Frosinone. Le anticipazioni della manager Pierpaola D'Alessandro. Il modello 'Policlinico diffuso' per gli ospedali ciociari. E lo sguardo oltre: un'intesa per la medicina super specialistica con il Campus Biomedico
Due lettere. Quelli che hanno studiato le chiamano “introduzione al teorema avversativo”. Mentre quelli più pratici parlano di “particella sgarrupativa del discorso”. In pratica? Un piccolo, breve, maledettissimo ‘ma‘. Con il quale farci male anche quando facciamo cose fatte bene. A togliere quel ‘ma‘ ci sta provando Pierpaola D’Alessandro manager di lungo corso inviata da Nicola Zingaretti a rivoluzionare la Sanità in provincia di Frosinone. E ci sta riuscendo.
Lo sta facendo togliendo il ‘ma‘. Finora ci siamo abituati a dire con un misto di commiserazione e malcelata soddisfazione che siamo bravi, che diamo il meglio, solo nell’emergenza. Poi c’è sempre quel maldetto “Ma”. Bravi nell’emergenza, ma incapaci nella programmazione.
Il ‘ma’ lo sta eliminando attraverso un altro cambiamento che sà di rivoluzione. Non sta mai ferma, appare e scompare in cento luoghi diversi, guarda domanda e scatta fotografie. Poi ti manda un whatsapp e ti chiede dettagli. Intanto telefona e dispone. Legge mail e risponde. E dice ‘bravi‘. A tutti. Se sbagliano corregge, se non bastano li aiuta. E quando arriva al traguardo non dice mai Io ma Noi. Così il ‘ma’ poco alla volta sta svanendo.
Al suo posto stanno arrivando cose concrete. Ospedali messi in rete e fanno sistema l’uno con l’altro come se fossero un immenso policlinico diviso su più sedi. E per il nuovo anno il polo di Oncologia, Endocrinologia, malattie Metaboliche.
Il Policlinico della Grande Ciociaria
Ma andiamo per gradi. In questi mesi di emergenza la sanità è cambiata. È passata attraverso le mani di tre manager ed ognuno con una sua caratteristica. Da Stefano Lorusso (passato da Frosinone alla Segreteria del Ministro della Salute) a Patrizia Magnini (anni allo Spallanzani, tappa a Frosinone e poi al San Giovanni a Roma) per finire con Pierpaola D’Alessandro. (Leggi qui L’anno dei tre manager e la sanità rivoluzionata)
Gli ospedali sono stati prima messi a dura prova dalla pandemia e poi plasmati dai manager. Oggi c’è un sistema a fisarmonica, che risponde all’emergenza e continua a dare le cure primarie. Frosinone si occupa solo di pazienti con Covid, Cassino lo fa in larghissima parte; tutto il resto delle cure per i pazienti non Covid si fa ad Alatri e Sora. (Leggi qui Covid, via alla rivoluzione. D’Alessandro cambia tutto).
Eccola la prima grande rivoluzione. Dividersi sul territorio, in un crescendo che dovrà permettere agli ospedali e alle strutture territoriali di agire come un corpo unico.
«La Asl di Frosinone in questa rete ospedaliera – ha detto la manager ospite della puntata speciale di “A porte Aperte” su Teleuniverso – si sta dimostrando quasi un Policlinico».
Ottimista, a tratti spaccona. Ma realista. Ammette che ci sono «molte pecche assolutamente da sistemare». La strada da seguire però è chiara. Cioè considerare le quattro strutture ospedaliere come un unico ospedale, in cui specializzare man mano ogni nosocomio ad una precisa vocazione.
Il 2021 per abbattere le liste d’attesa
Quello che si è fatto è una operazione eseguita nell’emergenza, assolutamente rispondente ai bisogni di questo momento storico. Ma sta gettando le basi sulle quali costruire la Sanità del futuro.
Ci sono alcune cose che rimarranno dappertutto: la chirurgia resterà a Frosinone e Cassino, a Sora ed Alatri. Tuttavia con il passare delle settimane si stanno specializzando e potenziando: via i doppioni, si va nel posto giusto e si fa la cosa per la quale sono specializzati.
Il nervo scoperto del 2020 è stato lo stesso che ha assillato tutti i manager nel passato. sono «le liste d’attesa, la risposta immediata ai cittadini che tarda ad arrivare. Ma le criticità le risolveremo insieme durante questo anno».
Tutto ciò avverrà domani? No, se così fosse la D’Alessandro ha affermato che direbbe una cosa non vera, perché in pochi mesi dire di programmare e di risolvere i problemi storici è da cialtroni.
«Io posso dire – ha proseguito la manager – di avere riscontro quotidiano di un rinnovato clima aziendale. Clima in cui tutti abbiamo tirato fuori una adrenalina nella risposta al cittadino. Su questo io conto che gli operatori manterranno un livello alto e che la risposta possa essere davvero quella di un Policlinico».
L’offerta territoriale
Per essere grandi, però, bisogna pensare in grande. Ed allora per il futuro c’è una stella polare da seguire: il territorio.
«Se l’ospedale lo abbiamo ben identificato – ha sottolineato la D’Alessandro – adesso lavoreremo tantissimo per qualificare l’offerta territoriale». Come? Anche qui, si ragiona per schemi, per diagrammi, con flussi ben precisi: alta qualità, cose mirate e ben fatte.
Offerta territoriale significa meno ospedale e più medici dietro l’angolo. Nel nuovo modello la Medicina di territorio è centrale. In ospedale bisogna arrivarci solo per cose gravi, al Pronto Soccorso bisogna andarci sono le urgenze. E chi farà le cose che oggi abbiamo sempre fatto in ospedale?
Il nuovo modello passa per Case della Salute potenziate; grande intesa con tutta la medicina territoriale. E ancora medicina a distanza, telemedicina e telerefertazione: viene a casa l’infermiere, ti fa il cardiogramma, il medico lo legge direttamente dalla centrale e decide. Niente file.
Un esempio lo abbiamo avuto con i tamponi molecolari del Covid. Al momento della prenotazione si riceve sul telefonino un messaggio con un indirizzo internet ed una password. Appena pronti i referti sono lì: senza dover andare in fila per ritirarli.
Oncologia, Endocrinologia, Campus
Il futuro passa anche per l’alta medicina raggiungibile dietro casa. «Ho già fatto molti incontri interessantissimi con Università e Policlinici. Una posso anticiparla: ho ricevuto la disponibilità del rettore del Campus Biomedico di Roma per un servizio innovativo e mai visto sul territorio».
Sì, perché questo territorio ha una gamma di malattie ben precise, che richiedono una risposta altrettanto precisa e puntuale. «Lavoreremo moltissimo sulle malattie metaboliche, endocrinologiche e sull’oncologia. Tre importantissime risposte ad un territorio che ha dei numeri su questo molto elevati».
Tumori, malattie della tiroide e patologie metaboliche come il diabete ad esempio. La Asl sa che non può farcela da sola e chiede, ottenendolo, aiuto da una delle istituzioni mediche più importanti a livello nazionale. Istituzione che porterà qui in Ciociaria i suoi medici e le proprie conoscenze per aiutare l’azienda sanitaria ad essere ancor più vicina ai cittadini.
Il 2020 è stato l’anno del Covid, il 2021 dovrà essere l’anno delle vaccinazioni e dell’immunità che la Regione Lazio spera di raggiungere entro la fine dell’estate. Sarà con certezza l’anno in cui la fisarmonica degli ospedali si adatterà ancora meglio alla situazione. Soprattutto sarà l’anno in cui la Sanità della provincia di Frosinone sarà di alta qualità. Finalmente senza ma.