La vera partita politica che si sta giocando a Frosinone

Come si legge il prossimo Consiglio comunale di Frosinone. Cosa accadrà. Soprattutto, cosa non accadrà. Il fattore Provinciali e quello Europee

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Il Consiglio comunale di Frosinone è convocato per mercoledì sera alle 19: come sempre, a scaldare il palcoscenico saranno le Interrogazioni a risposta immediata. Roba che ad altre latitudini provoca sbadigli ed ha la specifica utilità di rendere più soporifera la seduta successiva: mentre a Frosinone ha la capacità di elettrizzare il dibattito e portare in bilico la maggioranza. (Leggi qui: Spintoni, urla e veleni: benvenuti al Consiglio di Frosinone).

Le premesse per un nuovo spettacolo pirotecnico nell’Aula municipale ci sono tutte: all’inizio del mese la scorsa seduta di Consiglio è stata vivacizzata da urla e spintoni, seguiti dalla mancata firma della fiducia al sindaco di quattro suoi consiglieri (Anselmo Pizzutelli, Giovanni Bortone, Maria Antonietta Mirabella e Massimiliano Tagliaferri) con conseguente ritiro delle deleghe (allo Scalo a Pizzutelli, all’Università a Bortone).

Niente pop corn

Foto © Stefano Strani

In realtà, in Aula durante il question time di mercoledì sera accadrà nulla di particolarmente sconvolgente. Si assisterà al solito copione già visto ultimamente. In pratica: qualche singolo consigliere di maggioranza (Anselmo Pizzutelli?)  proverà a mettere in difficoltà la sua stessa coalizione con quesiti precisi e argomentati. Domande alle quali cercheranno di rispondere i dirigenti del Comune competenti per materia. L’opposizione invece  cercherà di avere risposte sulle vicende degli impianti sportivi comunali. Oltre questo non si andrà.

Sarà così per una serie di motivi. La maggioranza, prescindendo dalle ultime fibrillazioni, è comunque ancora ed in larga parte unita nel sostenere il sindaco Riccardo Mastrangeli. Inoltre non c’è rischio di imbarazzi legati ai numeri: nel question time di mercoledì prossimo non c’è la necessità del numero legale, cioè di avere un numero sufficiente di presenti per considerare valida la seduta.

Anche nel prossimo Consiglio comunale ordinario non si saranno problemi di numeri. Mastrangeli può contare ancora su 18/19 voti sicuri. Ed anche in seconda convocazione (dove il numero dei presenti necessario per approvare le delibere è più basso) non sarà certamente un  problema.

In attesa delle Provinciali

Il presidente Luca Di Stefano con il Consiglio Provinciale uscente

In secondo luogo. Le elezioni Provinciali sono ormai prossime, si vota tra meno di due mesi  e tutti sono concentrati a capire chi saranno i candidati di Frosinone. E quale strategia mettere in campo per farli eleggere. Se i Partiti vorranno eleggerli. (Leggi qui: Le forche caudine sulla via di piazza Gramsci).

In virtù di un necessario accordo politico tra Partiti, liste civiche e gli stessi consiglieri comunali, non è opportuno appiccare accendi in Aula proprio in questo periodo. Non lo è se si vuole raggiungere un accordo blindato, se veramente i Partiti della coalizione di centrodestra intenderanno di mandare in Consiglio provinciale esponenti del Comune di Frosinone. Lo è se si vuole un pretesto per farlo saltare, quell’accordo, se i Partiti si orienteranno su esponenti di altri Comuni. Come accaduto la volta scorsa.

Fermando ad oggi le bocce, nessun Consigliere comunale di Frosinone scenderà in campo per portare acqua al mulino dei candidati di altre amministrazioni comunali. Chi si mette in lista nel capoluogo lo fa per essere eletto. E non per portare voti ad altri. Punto. E questo vale, sia per la maggioranza, che per l’opposizione.

È un passaggio delicato. Perché le elezioni Provinciali potrebbero servire anche per mettere in sicurezza, magari fino al  termine della consiliatura, la maggioranza consiliare a Frosinone. Come? Cercando di soddisfare, con l’elezione alla Provincia, le ambizioni di chi ancora si agita per un assessorato. E questo agitarsi alla lunga  potrebbe costituire una potenziale “minaccia” per la tenuta della maggioranza. Senza dimenticare che una “registrata” ai motori della Giunta, prima o poi dovrà accadere.

Squadra che regge non si cambia

Mario Abbruzzese, candidato alle prossime Europee dalla Lega

Riccardo Mastrangeli non vede di buon occhio questa ipotesi. Lui per primo sa, per esperienza pluridecennale delle dinamiche politiche, che quando si comincia a cambiare qualche assessore non si sa mai come e quando va a finire. La poltrona da assessore però è sempre più ambita, anche per il peso delle nuove indennità che aumenteranno ulteriormente nel 2024. Gli appetiti cominciano a crescere a velocità esponenziale in Consiglio comunale. Mastrangeli lo sa bene.

Appetiti alimentati anche dal subentro in aula dei primi dei non eletti. Che scalpitano ai box. E che quindi giocano di sponda. Per questo, le candidature alle Provinciali a Frosinone serviranno anche a fare chiarezza sugli assetti di Giunta.

L’anno prossimo poi ci sono le Europee. Elezioni che hanno una valenza politica enorme. I Partiti correranno per conto proprio e per i propri candidati, cercando di prendere anche un solo voto in più degli altri nella coalizione: per rivendicarne poi la leadership sul territorio. Che è il vero obiettivo: nel dubbio basta osservare quanto sta accadendo in questi mesi all’interno del Centrodestra a Cassino. Per questo nessuno a Frosinone potrà permettersi di sfilarsi e gli schieramenti in campo dovranno essere chiari fin dall’inizio. Senza possibilità di ripercussioni sulla Giunta o sulla maggioranza. (Leggi qui: I civici come “er Pantera”: «Mi hanno rimasto solo». E leggi anche Una riunione e due inviti? No, due riunioni diverse).

In questa tornata elettorale Mario Abbruzzese è l’alfiere dello schieramento al quale appartiene il sindaco (civico espressione della Lega) ed il suo predecessore Nicola Ottaviani (autorevole esponente della Commissione Bilancio a Montecitorio). Lo zoccolo duro del progetto per staccare il biglietto con destinazione Bruxelles sta nell’intera provincia di Frosinone che la volta scorsa ha portato ben 22mila voti. Se Frosinone città vuole registrare la filiera Comune – Montecitorio – Europa non può farne mancare uno solo dei suoi.

Altro fronte, stesso problema

Angelo Pizzutelli

Anche l’opposizione sta ragionando sulle candidature alle Provinciali. Ed il Partito Democratico in particolare. Dove rischia di esplodere il problema Angelo Pizzutelli: mister preferenze ha chiesto segnali chiari alla Federazione provinciale. E per far capire le sue intenzioni ha già aperto la valigia sul letto.

Le Provinciali sono l’unguento a disposizione del Segretario provinciale Luca Fantini per cercare di arginare l’evidente malessere che esiste da diverso tempo all’interno del Gruppo consiliare.

Il Pd al momento non ha la necessità di serrare i ranghi come la Lega. Il presidente regionale del Partito Francesco De Angelis non ha ancora sciolto il nodo delle Europee: lui a Bruxelles ci è già stato ed è disposto a tornarci solo in presenza di un preciso progetto. Ad ora, a stimolarlo è la costruzione dei nuovi equilibri Dem regionali.

Dormi tranquillo presidente

Massimiliano Tagliaferri

Il question time non offrirà nemmeno nei giorni a venire l’occasione per riproporre la ventilata, e subito accantonata, ipotesi della sfiducia al presidente del Consiglio comunale Massimiliano Tagliaferri. Che non è all’ordine del giorno dell’agenda politica del capoluogo. Non si sono i presupposti. Né in punto di fatto, né in punto di diritto. Basta leggere le più recenti sentenze della Cassazione sul tema.

Ed anche dal punto di vista politico. Non a caso, il Gruppo consiliare del quale fa parte lo stesso presidente del Consiglio (quello della lista dell’ex sindaco Nicola Ottaviani) ha tenuto a mettere in chiaro con il sindaco Mastrangeli che Tagliaferri non si tocca. Non era necessaria la puntualizzazione. Né era stata richiesta. L’averla fatta costituisce un parlare a nuora affinché suocera intenda.

Inoltre dal punto di vista dei voti ipotetici a favore della sfiducia del presidente del Consiglio comunale da trovare in Aula la situazione è questa. Senza i cinque voti del Gruppo consiliare della lista Ottaviani (5) ed evidentemente per coerenza i tre oti di Anselmo Pizzutelli, Maria Antonietta Mirabella e Giovanni Bortone, i voti a disposizione della maggioranza sarebbero 14. Anche se il voto è segreto, il dubbio che tutti e quattordici scrivano Si è più che legittimo. Ed in quel caso, sarebbe necessario ricorrere anche ai voti di qualche consigliere dell’opposizione.

Non si capisce quindi per quale motivo la minoranza dovrebbe fare un piacere alla maggioranza nel contribuire a toglierle le castagne dal fuoco, votando la sfiducia nei confronti del (suo) presidente d’Aula.

L’alleato improbabile

Già fino ad ora l’opposizione è stata evanescente ed impalpabile al Comune capoluogo. Per mancanza di unità, volontà e strategia politica. Se arrivasse a votare insieme alla maggioranza, per risolverle un problema, potrebbe essere accusata addirittura di “collaborazionismo con il nemico“. Politico si intende.

E poi che interesse avrebbero i consiglieri di minoranza a privarsi di un Presidente che “cazzia” la propria maggioranza, piuttosto che l’opposizione? Per tutti questi motivi, il question time dell’8 novembre, sarà  come la frase biblica, contenuta nel libro dell’Ecclesiaste (versetti 1, 10) : “nulla di nuovo sotto il sole“.

Perché la vera partita politica è un’altra e si giocherà altrove