Amici a denti stretti, ma Latina non ammette sbagli

Giovedì il primo vertice del centrodestra: per indicare il nome del candidato sindaco di Latina. E ufficializzare un patto con cui conquistare il capoluogo pontino. Che da 5 anni è 'civico'. Il domino delle candidature toccherà anche Frosinone.

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Nell’agenda dell’onorevole Claudio Durigon, l’uomo forte della Lega nel Lazio, l’appuntamento è fissato presto. A giovedì prossimo. Resta da vedere se alla stessa data c’è un cerchio rosso anche nelle agende del senatore Claudio Fazzone (coordinatore di Forza Italia nel Lazio) e del senatore Nicola Calandrini (coordinatore regionale dei Fratelli d’Italia). A Latina come a Frosinone il centrodestra si riunisce e si allea solo se e quando gli conviene. Ed in questo caso ne ha bisogno, senza possibilità di rinvio. Perché dietro l’angolo ci sono le elezioni comunali a Latina. Ed il Comune è in mano da 5 anni ad un’amministrazione civica.

Alleati, ma solo per necessità

La conferma arriva direttamente dal papà di Quota Cento. «Avviamo il tavolo per trovare il nome giusto per la candidatura a sindaco. Ma soprattutto, sarà la certificazione di come il centrodestra andrà unito alle elezioni comunali per riconquistare Latina».

Claudio Durigon. Foto © Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Nulla a che vedere con le recenti elezioni di Terracina e di Fondi: lì il centrodestra è andato diviso perché gli conveniva. A Terracina faceva comodo ai Fratelli d’Italia dell’eurodeputato Nicola Procaccini: al di là dei formalismi è FdI a non avere voluto l’alleanza con Lega e Forza Italia perché aveva la chiara consapevolezza di poter vincere da sola. E così è andata. Allo stesso modo a Fondi faceva comodo a Forza Italia del senatore Claudio Fazzone non avere tra i piedi FdI e tenersi una lega ridotta a numeri di mera rappresentanza. I fatti gli hanno dato ragione.

A Latina la faccenda è diversa. Se non ci si allea non si va da nessuna parte. Anche lì 5 anni fa i Partiti erano convinti di poter vincere da soli e che le elezioni sarebbero stata una faccenda tutta interna al centrodestra. Non è andata così. I fatti gli hanno dato torto. E dal 2016 governa il civico Damiano Coletta. Tra mille difficoltà: non più di quelle che avrebbe avuto il centrodestra.

Serve la sostanza e serve un nome

Nicola Ottaviani Foto © Stefano Strani

I politica le buone intenzioni sono come nella vita: servono per andare da nessuna parte. Si cammina sulla sostanza. I tre Segretari ora dovranno mettere sul tavolo la sostanza: che si chiama ‘nome del sindaco’, accordo politico. La Lega ha già detto in sede nazionale che rivendica la candidatura a Latina: significa che a Frosinone non sarà un leghista a candidarsi per raccogliere l’eredità di Nicola Ottaviani, eletto in Forza Italia ma salito tra i primi sul Carroccio. (Leggi qui Durigon rivela: il sindaco di Latina lo indica la Lega).

Politico o civico? Claudio Durigon è pragmatico: gli interessa che sia vincente. «Non sono affascinato dal dibattito tra candidato sindaco politico o civico – spiega a Latina Oggi – Per me l’importante è scegliere una persona in gamba, preparata, conosciuta, in grado di rappresentare al meglio il centrodestra».

Al tavolo, ognuno porterà una rosa di papabili candidati. E intorno a loro inizierà la discussione. Ognuno proporrà sia un’opzione politica e sia un’opzione civica.

Intanto patto a tre per Latina

Nicola Calandrini

In attesa del risultato della scrematura, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia butteranno giù il testo di un documento politico da firmare insieme. Sarà il primo segnale all’elettorato. per dirgli che il centrodestra si è unito. «Questo è sicuro, andremo uniti per riprendere la guida del Comune di Latina» conferma Claudio Durigon.

Quanto durerà la scrematura dei nomi? Poco. Non c’è una dead line ma in condizioni normali dopo le feste di Natale e Capodanno c’è il lancio della lunga campagna elettorale per le Comunali di Primavera. E quindi per quella data occorre il nome. Ma queste non sono condizioni normali, c’è il Covid, non ci saranno né Natale né Capodanno.

E forse nemmeno le elezioni di primavera.