Stallo messicano sulle trattative per individuare i candidati alla Presidenza della Provincia. L'intesa su Germani. Sacco si ritira. Rotondo ci prova e poi appoggia Mastrangeli. Luca Di Stefano accetta la candidatura. Scintille tra Pompeo e Pittiglio
Come in un Mexican Standoff, uno stallo alla messicana: la situazione descritta in decine di pellicole, dove tre o più persone si tengono sotto tiro a vicenda così che nessuno possa attaccare un avversario senza essere a propria volta attaccato. È il copione scritto nelle ore scorse dai Partiti impegnati nella scelta del candidato da schierare alle Elezioni Provinciali del prossimo 18 dicembre a Frosinone.
La cronaca della giornata registra una vittima (politica), due zuffe (verbali), un tentativo d’infilarsi nelle linee avversarie (respinto). E nel momento in cui stanno per calare i titoli di coda: si materializza lo stallo alla messicana.
La conta aggiornata
La giornata comincia con una nuova riunione mattutina dei vertici di Fratelli d’Italia. Si erano lasciati mercoledì sera dopo avere preso la decisione di attestarsi intorno alla candidatura del sindaco di Arce Luigi Germani. Perché risponde a tutti i requisiti dettati dal coordinatore provinciale Massimo Ruspandini. In pratica: un sindaco esperto (è quello con la maggiore anzianità di servizio), alla guida di un Comune piccolo (sono l’ossatura della provincia), ubicato nel Sud della Ciociaria (il Nord ha già avuto tre deputati ed occorre un riequilibrio), trasversale (viene dal mondo del centrosinistra).
Soprattutto perché risponde ad un requisito in particolare: è il nome che gli ha indicato al telefono uno dei cinque componenti la Commissione Pd creata domenica dalla Direzione Provinciale per individuare il loro candidato. (Leggi qui: Provinciali: la cena del Pd, il pranzo di Luca, il quadrato di Ruspandini).
Il Dem che chiama nelle file di Fratelli d’Italia tasta il polso, vuole capire se potrebbe esserci condivisione: fa capire che loro sarebbero orientati verso Germani ma è chiaro che per eleggerlo serve un’intesa ampia.
Un momento. Quindi, di nuovo un candidato condiviso tra Partito Democratico e Fratelli d’Italia? E proposto questa volta da una commissione composta in maggioranza da quelli che avevano imposto lo stop un’analogo confronto sul nome del sindaco civico di Roccasecca Giuseppe Sacco? (leggi qui: Provinciali, la bomba di Pompeo: «Così il Pd ha segato le gambe ai candidati». E leggi Provinciali, Sacco è in campo).
Non è la stessa cosa
In apparenza sembra la stessa situazione. Ma nei fatti c’è una differenza sostanziale. Nel primo scenario, il candidato era Giuseppe Sacco cioè un sindaco civico ma di centrodestra: proposto da Fratelli d’Italia al Pd. Non per un inciucio: perché con la riforma Delrio nessuna delle forze in campo ha da sola i voti necessari per eleggere il Presidente, occorre un dialogo trasversale.
Nello scenario che ha preso forma adesso, il candidato è Gino Germani e cioè un sindaco storicamente di centrosinistra, dichiaratamente antifascista come lui stesso ha ribadito martedì scorso nella riunione al Teatro Manzoni che ha stoppato l’operazione Sacco. Ora sarebbe Fratelli d’Italia a condividere la proposta del Pd. Sempre nella logica imposta dalla Delrio.
In mattinata avviene la prima zuffa. Il presidente uscente della Provincia Antonio Pompeo chiama il capogruppo Enrico Pittiglio: entrambi fanno parte della Delegazione Dem. Pompeo gli dice che è opportuno andare a verificare quello che ha scritto nella notte Alessioporcu.it e cioè che nelle file FdI sarebbero propensi ad un confronto sul nome di Gino Germani. Perché è innegabile il suo patrimonio di esperienza, è noto per le sue doti di equilibrio: non è dei loro ma si sentirebbero tutelati. (Leggi qui: Provinciali: la soluzione Germani ed il dilemma ‘Peppe pe’ Peppe…’).
Enrico Pittiglio è nel Pd solo perché glielo hanno imposto i Ds: un tipo per il quale Giorgio Napolitano ed i suoi miglioristi erano figure di destra. Andare a parlamentare con Fratelli d’Italia? La risposta data da Pittiglio al presidente Pompeo non è propriamente di quelle adatte alle orecchie delle educande. I due hanno alzato la voce al telefono. Tanto. Con Pittiglio irremovibile e per nulla disposto ad incontrare gli esponenti della destra, Pompeo che arriva a minacciare di chiedere il commissariamento della Federazione Provinciale Pd. “Accomodati” è la risposta laconica del suo capogruppo.
La prima verifica
Antonio Pompeo decide di andare da solo ad incontrare i vertici di FdI. Gli chiedono garanzie sull’equidistanza di Gino Germani. E verificano la sostanza di quell’ipotetico equilibrio: indicano una serie di temi, registrano una sostanziale convergenza. Dopotutto non è la prima volta che in Provincia a Frosinone Fratelli d’Italia e Partito Democratico governano assieme: proprio in uno dei mandati Pompeo il presidente d’Aula era Daniele Maura, storico esponente FdI. Sempre conseguenza della Delrio.
Registrata la possibilità di una convergenza su Gino Germani, le parti devono a quel punto informare i livelli superiori. Occorre una copertura politica. L’onorevole Massimo Ruspandini ha già la delega piena del coordinatore regionale Paolo Trancassini e non deve fare altro. Viene aggiornato il coordinatore di Forza Italia Claudio Fazzone. Una vulgata vuole che Pompeo informi il Segretario Regionale Pd Bruno Astorre: gli spiega che c’è un candidato del Pd talmente apprezzato che lo voterebbe anche la destra.
In questi termini, nessuno trova da ridire. Si può procedere oltre. A conti fatti ci sarebbe su Germani tutta l’ala Pd di Pompeo, quella di Salera, i civici di Luigi Vacana, i civici di Fabio De Angelis, Fratelli d’Italia e parte di Forza Italia. Qualcuno inserisce nella conta anche i centristi ed i civici del sindaco di Sora Luca Di Stefano, assicurando che non si candiderà. Sbaglia. Alle 11:55 Luca Di Stefano ufficializza la discesa in campo.
Il ritiro di Sacco, il raid di Rotondo
I Fratelli d’Italia informano Giuseppe Sacco della novità. Lui si prende qualche ora per riflettere: i quindici sindaci che avevano aderito al suo manifesto non sono di FdI ma tutti civici, del centrosinistra, qualcuno del Pd ed alcuni di Forza Italia.
Il sindaco di Roccasecca decide di ritirare la sua disponibilità alla candidatura. Non per una questione di numeri ma perché viene meno la possibilità di costruire quel cambiamento per il quale aveva accettato di scendere in campo.
Sono ormai le 13. Sacco informa i colleghi che avevano firmato per la sua candidatura. Nelle file di Forza Italia il sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo è contrariato. Solleva il telefono e chiama il coordinatore regionale Fazzone: gli lancia una proposta e chiede di verificare se proprio lui stesso potrebbe essere un nome di sintesi per FdI e Pd. La risposta di Fazzone arriva a stretto giro: Fratelli d’Italia dice no perché Rotondo è il sindaco di una città grande e poi ci sono le ruggini legate all’esautorazione del vicesindaco FdI che ha giubilato da poco.
Il sindaco allora comunica a Claudio Fazzone di ritenersi svincolato dagli obblighi di Partito: venuto meno il progetto Sacco, Rotondo non se la sente di votare un sindaco del Pd. Preferisce convergere sul sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli: per maggiore vicinanza politica e per colleganza essendo il presidente dell’Ordine dei Farmacisti. Su Mastrangeli vanno anche altri tre amministratori che avevano firmato per Sacco e conferma il suo voto il consigliere FdI di Cassino Franco Evangelista.
La riunione della Commissione
Alle 21 si riunisce la Commissione del Pd. È composta dal presidente provinciale del Partito Stefania Martini, dal sindaco di Cassino Enzo Salera, dal capogruppo in Provincia Enrico Pittiglio, dal presidente uscente Antonio Pompeo, all’ex segretario provinciale e sindaco di Paliano Domenico Alfieri.
Viene ufficializzata la proposta di appoggiare Gino Germani. Sul suo nome si schierano Pompeo e Salera. Alfieri propone una mediazione sul sindaco di Monte San Giovanni Campano, Emiliano Cinelli. Ma si sfiora la rissa. Perché Pittiglio gli rinfaccia il no all’intesa con Giuseppe Sacco gridando all’inciucio. “E ora questo non è un inciucio?”
Antonio Pompeo spiega che c’è una bella differenza tra un Pd che appoggia un candidato civico di destra ed un Pd che propone un suo storico sindaco sul quale “non Fratelli d’Italia ma solo gli scontenti di FdI sarebbero disposti a convergere”. Seguono nuovamente espressioni inadatte per le educande.
Enrico Pittiglio rilancia e ricorda a tutti che da ieri c’è la candidatura di Luca Di Stefano, politicamente più in linea con il Pd perché aggrega anche pezzi di Azione e di Italia Viva.
La riunione si scioglie per aggiornarsi a venerdì mattina. È un Mexican Standoff, chiunque spari rischia di finire impallinato.