Orlando Tripodi lo mette in agenda ma Luigi Maccaro lo boccia in tre mosse e la dem Sara Battisti parla di "caccia alle streghe"
Ogni sistema complesso ha la sua bussola, cioè uno strumento per orientarsi all’interno dei propri progetti e delle contraddizioni che durante il percorso inevitabilmente emergono. Vale per l’essere umano e per tutti i contesti in cui lo stesso fa massa critica della propria socialità. Come nei governi e nei consessi di ogni tipo. E nei Partiti politici, Partiti come la Lega che sulla sua road map ha costruito da sempre un’immagine integerrima e, a volte, ipertrofica perfino rispetto alla sua natura recondita.
Proprio sulla falsariga di questa caratteristica spesso e volentieri il Carroccio guidato da Matteo Salvini ha piegato la sua indole conservatrice a vie e proposte che a volte sono specchio fedele di ciò che la Lega incarna. Altre sono specchio distorto di quello che alla Lega serve.
A caccia di etica o a caccia di voti?
Segnatamente consenso, consenso d’urna che in vista delle Europee 2024 faccia accedere il Partito fondato da Umberto Bossi a bacini elettorali tradizionalmente “di magra”. La Lega infatti non ha mai saputo superare lo scoglio grosso di una imperfetta aderenza fra la sua territorialità primigenia e le mire di un Partito di governo e cabotaggio nazionale. Insomma, i voti arrivano in tanti dal Nord, in pochi dal Centro ed in pochissimi dal Sud.
Il Salvini “pontiere” serve esattamente a questo: dare maggior appeal al Partito in parti d’Italia dove quell’appeal appare quasi “contro natura”. A Pontida sono stati fissati i punti “cardine” e Marine Le Pen è stata la “sparachiodi” del Capitano. E se fino a due anni fa questo “imprinting” poteva anche star bene al Partito oggi non più.
Non oggi che la Lega è di fatto sotto attacco ed emorragia di consensi da parte del lanciatissimi alleati-avversari di Fratelli d’Italia. La formazione di Giorgia Meloni infatti è fortissima al Centro Sud ma è diventata magnetica anche al Nord, dove per i salviniani rappresenta ormai insidia in purezza.
L’incursione alla Pisana, per contare e contarsi
Occorreva quindi un’incursione nel “fortino” della destra non padana, fortino guidato da Francesco Rocca. E bisognava farla su un tema con precise caratteristiche. Cioè su un tema comune al destra centro, sentito dalle persone e demagogicamente goloso al punto da essere come la carta moschicida per i cittadini-elettori.
Può essere inquadrata anche così la proposta della Lega della Regione Lazio di irrobustire la lotta contro la droga con una iniziativa che farà discutere. Quale? Effettuare dei test a tappeto nelle scuole allo scopo di scoprire i consumatori ed “avviare percorsi di prevenzione e di recupero” mirati.
Spieghiamola meglio usando il lead di Repubblica nel dare menzione dell’iniziativa. “L’immagine è di un bussolotto in ogni scuola media e superiore della Regione Lazio. Dentro ci sono i nomi degli studenti e ogni giorno un ragazzo o una ragazza, forse anche più di uno, viene estratto a sorte. E dovrà accettare o rifiutare di sottoporsi a un test che dirà se fa uso di droga o di alcol”.
La proposta di Tripodi e cosa direbbe il testo
Il Consiglio regionale della Pisana ha quindi incamerato a protocollo ufficiale una proposta a firma della Lega presentata il 6 settembre dal consigliere del Carroccio Orlando Tripodi. Ecco uno stralcio del testo: “Il numero dei consumatori di sostanze stupefacenti soprattutto tra i giovani in età scolare rende necessario che la Regione Lazio si attivi nella lotta di questo grave problema”.
L’argine sarebbe rappresentato da “una fase di sperimentazione del test tossicologico e alcolemico”. Ed esso sarebbe “finalizzato alla rilevazione della presenza di sostanze stupefacenti e di alcol. Verificati gli esiti di questa prima fase, i test potranno essere svolti con sistematicità”.
Ma come accadrebbe tutto questo? Coram populo? Ovviamente no, il mood sarebbe quello della riservatezza, cioè con la scuola che non sarà mai informata degli esiti degli esami. Ecco, ora disegniamo una delle cose che agli italiani piacciono di più per la loro innata vocazione alla polarizzazione. Cosa succederebbe in caso di assenso ed esito positivo del test anti droga? Rilevazione effettuata a campione, anzi, a bussolotto, diciamo su un* qualsiasi Luigin* della III A?
Come ti “recupero” Luigino della III A
Scatterebbe, e qui non è chiaro se con crisma di obbligatorietà o discrezionale sia pur in ambito normato, un percorso di recupero. E sarebbe un percorso che interesserebbe il “soggetto ma con sostegno alle famiglie per affrontare con gli strumenti adeguati tale iter”. E cosa accadrebbe se uno studente si rifiutasse di fare il test? Sarebbe una mezza ammissione di “reità” e scatterebbe un preconcetto alla “abbiamo capito come inquadrarti”?
Fermiamoci e andiamo a silloge, sunto e sintesi: la Lega del Lazio vuole il pugno duro contro il consumo di droga e vuole un legiferato di secondo livello. Poi vuole che minori consumatori di droga vadano in una sorta di “SerD alternativo” non per decisione dei genitori (o loro se maggiorenni) ma delle istituzioni.
Postilla che è anche preambolo: l’impatto empirico ed emotivo del tema è forte, talmente forte da far apparire questa proposta come una sana sterzata didattica in un mondo caotico che ci sta scivolando via dalle mani.
O qualunquisti o pratici, ma mai assieme
Quello che la droga fa ai giovani, alle famiglie ed alla società è talmente mostruosamente noto che ogni proposta sul tema appare quasi come una panacea a prescindere. Però ci sono insidie e serve raziocinio, più che iperboli. E ci sono pericoli, contraddizioni e letture discordanti. Esistono due modi per affrontare il problema ed entrambi partono da una domanda chiave.
Quella di drogarsi è una libertà per quanto nefasta e foriera di conseguenze penali in determinati casi o è un atto che automaticamente dopo un assenso alla verifica fa scattare la risposta dello Stato e dei suoi piani di azione di secondo livello?
Drogarsi non è mai un atto di libertà ma questa è filosofia, qui si tratta di stabilire se un minore debba essere o meno “campionato” come ad un controllo antidoping sportivo. E se sulla scorta dell’esito positivo di quel controllo un apparato istituzionale (La Regione Lazio) possa decidere al posto della sua famiglia anche in assenza di profilazione penale della sua attività.
Open riporta la risposta di un dirigente scolastico. E’ Giovanni Cogliandro, dirigente del liceo Enriques che ha 1.900 studenti: “Oggi è il Sert (SerD – ndr), domani l’Esercito. E poi che ci sarà?”. Ed Emanuele Caroppo, che ha sua figlia al Convitto nazionale di Roma, ha un’idea decisamente più prog e “potabile” della faccenda. “Preferirei che ci fosse uno sportello dedicato ai giovani per individuare percorsi diversi da quelli degli adulti”.
Il no di Battisti: “Caccia alle streghe”
Simone Montori, della Rete degli studenti medi del Lazio, sempre su Open è stato netto: “Serve prevenzione, non repressione”. E l’opposizione della Pisana? Per tutti l’ha messa a terra netta Sara Battisti del Partito Democratico con il capogruppo Mario Ciarla. A suo parere quella della Lega è una “caccia alle streghe”.
Luigi Maccaro è direttore di Exodus Cassino ed esponente di Demos. Perciò la sua potrebbe apparire come la classica posizione da patata bollente per quella sua natura di ossimoro tra lotta ad oltranza alla droga e necessità di fare scudo ad una proposta “avversaria”.
Ma Maccaro ha idee chiarissime sul merito del problema e nel trappolone del cerino acceso non ci è caduto. Perciò ha parlato senza fessurare le labbra. C’è un sunto: “In una regione dove non si spende un centesimo in prevenzione dai tempi di Anna Teresa Formisano questa proposta è una vergognosa accusa generalizzata al mondo dei ragazzi”. E ci sono accuse, accuse su un timing spaventosamente in ritardo.
Maccaro boccia tutto, in tre punti
Cosa non andava già nello scenario in cui vorrebbe inserirsi la Lega Lazio?
“In Regione Lazio tutti dovremmo farci un’esame di coscienza su come è impantanato il sistema di lotta alla droga: Ser.D. concepiti negli anni ‘90 senza uomini e mezzi per affrontare un fenomeno profondamente cambiato. Comunità come avamposti a cui ricorrono genitori presentando casi difficilissimi quando ormai potrebbe essere troppo tardi. Il mondo è cambiato. Noi siamo rimasti indietro“.
Quello invece che a suo parere serve e subito?
“Serve prevenzione. Per tanti è già troppo tardi ma per quelli che verranno bisogna muoversi adesso. Centri di ascolto nelle scuole, percorsi di promozione degli stili di vita sani, campagne informative, educazione tra pari, formazione insegnanti e consulenza genitori. Ma per queste cose non viene stanziato un euro”.
“Gli ultimi progetti di prevenzione del fondo regionale di lotta alla droga li ha approvati Anna Teresa Formisano quand’era assessore regionale“.
In sunto: la proposta del Carroccio è accettabile?
“Come operatori del sociale, come amministratori e come genitori possiamo solo sentirci offesi da proposte utili solo a guadagnare qualche titolo di giornale. Il test antidroga è uno strumento che può essere utilizzato nell’ambito di un intervento di rete. Non uno spauracchio da agitare come deterrente. Chi fa prevenzione da trent’anni sa benissimo che non serve lo stato di polizia, serve il dialogo con i ragazzi, serve l’esempio degli adulti. E serve la politica che non ha in testa solamente le opere pubbliche ma anche il benessere delle persone, soprattutto le più fragili“.
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